I’m Not A Blonde (But I’d Love To Be Blondie) sono Chiara “Oakland” Castello e Camilla Matley, polistrumentiste e compositrici. Il loro sound giocoso, ironico electro-pop richiama le più disparate influenze: dai ritmi e synth degli anni ’80 alle chitarre e voci dal sapore punk anni ’90, e gli conferisce un risultato sempre originale e mai ripetitivo come la loro esibizione dal vivo fatta di strumenti che vengono suonati, campionati e rimandati, mentre la voce diventa il centro della sperimentazione., rendendole immediatamente riconoscibili, uniche.
Le abbiamo ascoltate e poi raggiunte alla fine del loro live al Chloe di Guastalla (Reggio E.) durante la rassegna domenicale di musica dal vivo.
Camilla e Chiara, partendo dalla nascita del duo, da un’idea: “Non siamo Bionde (Ma ci piacerebbe essere Blondie) è un semplice gioco di parole che vi suonava bene in testa o c’è dietro un significato secondario?
Con questo nome prendiamo spunto dal modo di dire inglese “to be a blonde” cioè “essere una stupida” e in modo ironico ma provocatorio denunciamo una scena musicale ancora dominata in gran parte da uomini e dove le donne sono ancora troppo associate solo al ruolo di interpreti dalla bella voce, per fortuna stiamo vedendo che le cose stanno adesso cambiando.
Parliamo dei vostri progetti ma continuo a fare il curioso. L’idea della trilogia di ep denominata “3P” composti ognuno da 3 brani ed usciti ogni tre mesi a cavallo del 2014 – 2015, com’è nata? Indubbiamente il 3 è il vostro numero preferito, lo è anche per me.
E’ nata dall’esigenza di diluire le nostre uscite nel tempo per dare modo al pubblico di conoscerci un ep alla volta, soprattutto per un progetto appena nato come il nostro. Al giorno d’oggi c’è una produzione musicale enorme e un tempo di consumo velocissimo, i singoli hanno vita di qualche mese poi arriva subito la richiesta di “qualcosa di nuovo”, volevamo preservare più possibile la vita delle nostre canzoni, e poi è vero il numero 3 ci piace molto.
“Introducing i’m not a blonde” è il coronamento di un lavoro sulla lunga distanza, in studio affinando il vostro suono e calcando i palchi di mezza Italia. Guardando in ordine cronologico le cover degli EP01, EP02, EP03 i vostri volti e i vostri corpi vengo svelati gradualmente fino al recente LP in cui vi mostrate completamente. C’era la volontà di seguire un percorso a tappe prima di svelarvi interamente al grande pubblico?
Oltre al discorso fatto prima, c’era anche l’esigenza per noi stesse come musiciste di iniziare a conoscerci piano piano. Il progetto I’m Not A Blonde è nato senza che prima avessimo fatto altre esperienze assieme e non sapevamo esattamente cosa aspettarci. Quindi ci siamo date scadenze a breve termine anche per vedere chi e cosa sarebbe diventato I’m Not a Blonde.
Si vocifera nel vostro sangue scorra una sorta di art-sinth-pop-electro-punk. Ascoltando il vostro live lo posso confermare, e credo proprio il vostro esser trasversali sia la chiave di volta nella conquista di un ampio pubblico, tesi rafforzata dall’avere affidato i recenti remixes a tre artisti Kole Laca (del teatro degli Orrori), Green Cable e Yakamoto Kotzuga forgiati in ambienti differenti. Ma Le vostre radici in origine dove affondano?
Credo che la nostra trasversalità arrivi proprio dalle nostre origini diverse. Entrambe siamo onnivore musicalmente e attraverso gli anni ci siamo avvicinate a linguaggi musicali anche molto distanti. Per quanto riguarda le nostre origini, sono entrambe di lingua anglofona ma Camilla ha amato maggiormente la musica british mentre io sono figlia del pop americano.
Il Chloe è un piccolo gioiellino, vi è piaciuta l’idea di esibirvi in questo contesto, di domenica, in un orario diverso dalla routine da club?
Si molto, siamo felici di vedere che in molte città stanno nascendo rassegne di questo tipo, dove si suona in ambienti più intimi ad un orario di pre-cena, a Milano ce ne sono diverse. Questo permette una diffusione più ampia della musica, con un contatto molto diretto con il pubblico, oltre al fatto che non è sempre possibile seguire i concerti nei club notturni, soprattutto se si tratta di giorni infrasettimanali.
Tornando ad INTRODUCING, l’album racchiude i 3 ep , e in aggiunta, oltre ai 3 remix, la cover di Battiato “Summer On a Solitary Beach” realizzata con Sara Velardo, unico vostro brano interpretato in italiano. Mi avete portato col pensiero alle recenti esibizioni di IISO e Klune alle audizioni di X-factor, anche loro cimentandosi in cover di brani pescati nella cultura musicale nazionalpopolare. Credete nella possibilità di far nascere e crescere una nuova, evoluta, forma di musica italiana?
Partendo dal presupposto che per noi Battiato è una forma evoluta di musica nazional popolare, crediamo che la scena musicale italiana sia in un momento di transizione, in cui si stanno finalmente esaurendo alcuni fenomeni con cui il mainstream si è nutrito per anni e si stia liberando spazio per il “nuovo”. Credo ci vorrà ancora un pò di tempo perchè si vedano i cambiamenti a livello nazionalpopolare, sono pochissime le cose che attualmente ci sembrano in grado di poter tracciare una nuova strada nella musica italiana, ma siamo fiduciose 🙂
Cosa vi piace ascoltare e con chi vi piacerebbe collaborare, in Italia, in questo momento?
La rappresentante di lista, Matilde Davoli, IOSONOUNCANE. Li abbiamo ascoltati molto quest’anno e sicuramente saremmo felici di lavorare insieme.
Ultima curiosità. Se non sbaglio il vostro look è stato disegnato dallo stilista Andrea Incontri e utilizzato nel vostro ultimo single video “Tudis” , avete sonorizzato le recenti sfilate dello stesso stilista a Pitti Immagine Uomo e suonato in vetrina alla Design Week per Home Festival. Noi di B&S affermiamo da sempre di vedere musica nella moda e moda nella musica, vi ci ritrovate in questa affermazione?
Camilla: Sinceramente conosco molto poco il mondo della moda, ma certo è evidente che sempre di più i due mondi si stiano legando. Per la poca esperienza che ho posso solo dire che è più emozionante vedere una sfilata scandita da un bel pezzo e partecipare ad un concerto dove chi suona ha un abito che lo fa sembrare ancora più speciale.