L’ep “Across” è una di quelle produzioni che ha le carte in regola per far parlare di se: è stato presentato dal vivo con uno showcase allo scorso Linecheck Festival a Milano – rassegna che ha orientato le sue coordinate in direzione scoperta di nuovi talenti emergenti – , vanta la produzione artistica di GodBlessComputers e master a cura di Andrea Suriani per il primo singolo “Toys” e degli Inude nel brano “Aliens and Flowers”, è il frutto di un percorso che si divide tra musica elettronica (strizzando l’occhio a Flume, Bonobo e Son Lux) e la passione per Edith Piaf e i Beatles.
Julielle viene da Lecce, e ha le note nel sangue da quando aveva 10 anni. Ora si muove sapientemente tra pop ed elettronica, con un cantato in inglese sempre più raro sul suolo italiano segnato dalle nuove tendenze it-pop.
Il titolo, ci racconta la giovane cantante pugliese, “racchiude quello che è il significato della musica per me, qualcosa che “attraversa” mente e corpo, senza inizio né fine. Ma non solo, perchè si può anche leggere come a-cross, ovvero una croce, che rappresenta la sacralità della musica, in senso laico”. Sotto il suo debut album traccia dopo traccia.
Toys parla della sensazione di non avere radici e legami in nessun luogo, un inno alla vita di tutti i giorni, per chi tutti i giorni lotta contro se stesso.”I shot the sheriff” è una citazione voluta, in cui lo sceriffo è quella parte dell’essere umano che fa auto sabotaggio, che ruba i propri giocattoli (intesi come tutto ciò che si ama).
Aliens and Flowers è il contrasto tra solitudine e la precisa scelta di lasciar andare qualcuno. Ci sono letti vuoti e malinconie, frammenti che restano e altri che sono così tanto lontani da sembrare degli alieni.
Voices è un grido di fuga da tutto ciò che è monotono e asfissiante. E’ la descrizione di uno stato di paranoia e alienazione “I have a voice in my head that tell me to blow off my head”, in cui tutto quello che si vuole fare è semplicemente scomparire.
Survivors è una richiesta d’aiuto, una precisa fotografia di due mani che si tendono l’una con l’altra, per sopravvivere.
Ether è il brano più dolce che abbia mai scritto, una ninna nanna a tutti gli effetti e la frase “So, don’t worry about it” la sua carezza.