Se in questi giorni vi sta prendendo un po’ di nostalgia per quando la vostra preoccupazione più grande era se indossare i Dr. Martens con i lacci colorati o con quelli rigorosamente originali e se con gli amici discutevate sul farvi il caschetto alla Liam o i capelli corti alla Damon quello dei BEN&THEGIANT è l’EP che fa per voi.
Se invece pensate che il Britpop sia acqua passata ascoltatelo per cambiare idea perché non è mai il momento sbagliato per scrivere nuove storie e trasformarle in buona musica. Non esistono però buone storie senza un nemico da sconfiggere. Il “villain”, il malvagio, il mostro nell’armadio, sono tutte figure imprescindibili per rompere la noia e avvincerci cuore, testa e pancia ad una storia. E questa necessaria quanto eterna lotta, la conoscono benissimo i componenti della band che proprio nello scontro tra la normalità e la mostruosità hanno trovato la giusta epifania per il proprio nome. Perché, al netto della sua più immediata interpretazione, il Gigante può essere qualunque cosa: la società che aliena, le nostre paure più inconfessabili, i fantasmi che popolano la testa, un incubo ricorrente, ma anche un gigante in carne ed ossa.
I BEN&THEGIANT, con il loro suono immediato e viscerale, hanno a cuore che la poesia sia e rimanga presente nella vostra vita, in modo semplice, facilmente comprensibile, senza timori reverenziali, ma come fosse un elemento naturale. E questa è, sì, una missione da sognatori, ma solo i sognatori e solo i romantici alla fine della trama sconfiggono il gigante. Quindi, lasciatevi andare a questo racconto lungo 5 brani, e fate vostro il loro motto: “One for the warriors, one for the rebels, one for the lovers, one for the 90s and one for the Universe”.
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THE GOOD FORTUNE
Una sera, finite le prove, chiacchierando nel parcheggio uscì fuori l’idea di quanto sarebbe stato figo avere un pezzo strumentale di intro per i concerti, da suonare o anche solo da mettere in play per l’ingresso. Non mi era mai capitato di scrivere un pezzo quasi su richiesta, di solito lascio che le canzoni escano in maniera piuttosto genuina, ma la settimana successiva mi presentai in sala prove con un brano nuovo che si chiamava The Good Fortune, dato che in quel periodo ero malato della serie tv Black Sails che ho amato alla follia dove appunto una delle navi da guerra citate era chiamata così. Da cui l’idea di dedicare questo brano ai guerrieri, a chi lotta ogni giorno per i propri ideali, per qualcosa di cui forse non ha nessun tornaconto. Tutti noi in fondo stiamo combattendo le nostre battaglie, e penso che all’inizio di una giornata, questa traccia possa darti la spinta giusta per affrontare la guerra che ti aspetta.
STUCK IN MY HEAD
È stata composta in estate e forse è per questo che è un brano ricco di energia positiva (e per chi soffre di sinestesia come me davvero molto colorata). Più che i ritornelli, apprezzo le lyrics delle strofe, come “you’re the only God you need to adore” o “we gonna break the shell where we were born”, una vera propria spinta ad abbandonare i canoni a cui siamo abituati. Non a caso questo brano è dedicato ai ribelli, alle persone che non si sono conformate, a chi vive costantemente controcorrente. Per alcuni versi è il brano che ci rappresenta di più, perché abbiamo tutti e 4 storie di ribellione nella nostra vita, e sono certo che anche voi come noi sapete cosa vuol dire essere stufi di vivere una routine che non vi appartiene.
IMAGINARY LOVE
Inizialmente questa canzone suonava nella mia testa totalmente diversa da come è stata alla fine prodotta, ma penso che la sua adattabilità unita alla sua semplicità sia il suo vero punto di forza. Era notte fonda, avevo praticamente tutte le luci spente e non vedevo nemmeno la tastiera della chitarra quando feci per errore quello che fu il primo accordo di questa canzone. Ne seguì un successivo, e nemmeno sapevo dove stavo mettendo le dita sulla chitarra. Provai a cantare la prima cosa che mi venne in mente e fu tutto dannatamente fluido, come se quella canzone esistesse già da qualche parte. Le prime parole furono “imaginary love” proprio perché immaginavo questo testo come un dialogo con una persona idealizzata a tal punto da non essere nemmeno vera. Racconta un lato sognante della solitudine, con malinconia ma anche tanta dolcezza. È uno dei miei brani preferiti ed è stata scritta per tutte le persone innamorate, di qualcuno, che abbiate già incontrato o meno.
HURRICANE
“Hurricane” è la canzone più datata nell’ep, credo che risalga ad almeno 3 anni fa. Parla a una persona che trova qualsiasi pretesto per arrivare allo scontro, amante del litigio costante come modo di relazionarsi agli altri, non a caso il ritornello parla chiaro: “ecco il tuo uragano, ecco il tuo gioco preferito, ma io non voglio giocare perché tu vuoi solo essere fuori controllo”. Come arrangiamento è forse la più nostalgica dei 5, dove si possono notare distintamente i riferimenti dell’indie anni 90 che ho tanto amato. Ecco perché questo brano è perfetto per chi ha ancora nostalgia di quegli anni.
SON OF THE UNIVERSE
“Son of the Universe” è stato il nostro rompighiaccio col mondo e il suo groove grezzo e scanzonato è stato il miglior biglietto da visita che potessimo avere, parlando in maniera parafrasata di come spostiamo l’attenzione su cose futili facendo appassire i nostri desideri più reconditi. Viviamo in un mondo alla rovescia e la dedica è più un augurio ad ampio raggio perché alla fine facciamo tutti parte dell’universo. E noi stessi, a nostra volta, ne conteniamo uno.