“DISCO” non è etichettabile, è pop, è techno, è house, è elettricità, è sudore, è voglia di vivere, è rabbia.
Si, lo ammetto, vi può sembrare tanto ma le 9 tracce che compongono questo album meritano la vostra attenzione: dai testi in italiano che raccontano il vissuto dell’artista fino alle sonorità dal respiro internazionale su cui si regge l’intero beat del progetto. Insomma che c’era del “bello” nel debutto discografico di cmqmartina – affiancata alla produzione dall’amico Matteo Brioschi e da Leonardo Lombardi (La Clinica Dischi) – s’era capito fin da subito coi primi singoli che hanno anticipato la release, tra cui il felice esordio Lasciami andare!, brano entrato a piedi pari nelle playlist italiane di Spotify ed in rotazione in Just Discovered per MTV New Generation.

cmqmartina, che, non dimenticatevelo, si scrive tutto minuscolo, ha vent’anni e vive a Monza e poco importa se non è Milano. E’ cresciuta con Celentano ed Elisa ma poi alle medie, che alla fine non è molto tempo fa, ha scoperto i Beatles e subito dopo la techno di Franchino che l’hanno cambiata dentro, ma lasciamo che ci racconti in prima persona di sè e di questo DISCO.

Quanto è importante per te questo debut album?

E’ di vitale importanza. E’ stata la prima volta in cui mi sono impegnata totalmente nella mia vita…ho sempre avuto passioni passeggere e passatempi momentanei ma la musica c’è sempre stata e ho voluto darmi una svegliata e lavorare sodo a questo progetto. Durante la costruzione del disco mi sono capita e perdonata per tante cose che avevo lasciato in sospeso, ho ricordato cose brutte e mi sono ricordata l’amore per alcune persone e l’odio per altre, ho capito cosa vuol dire desiderare qualcosa o qualcuno e mi sono anche divertita. Se fare un disco è questo ne voglio fare centomila.

Nei testi, tra le righe, c’è tanto di te. C’è un brano che più ti rappresenta?

Tutti i pezzi mi rappresentano a pieno. Però ce n’è uno a cui sono particolarmente legata, Le cose che contano. E’ un po’ una crisi esistenziale, è parte di un dolore che ho provato ultimamente che riguarda me in rapporto al mondo esterno, la mia concezione di me stessa, il bene che mi voglio e le colpe che mi sono data; la rabbia che ho provato guardandomi allo specchio, il momento in sono caduta e mi sono resa conto di chi e cosa contava essenzialmente nei miei venti anni. Ho provato malinconia quando l’ho scritta e rabbia quando l’ho cantata. Ci sono tanto legata, sì.

E la cover de La prima cosa bella? Cela una dedica speciale e una passione per i classici della canzone italiana.

La prima canzone del progetto che è stata pubblicata è Lasciami andare!, dove nella seconda strofa canticchio “ho preso la chitarra, la senti questa voce?, i prati sono in fiore” . Sono le prime tre frasi delle prime tre strofe de La prima cosa bella di Nicola Di Bari, una delle canzoni preferite di mia nonna che mi ha sempre cantato e che mi canta tutt’ora. Io la amo tanto e ho voluto chiudere il disco con un pezzo  diverso dal resto del disco, in modo che ascoltando tutto il fracasso di questo disco (di cui nn va matta) alla fine di tutto potesse trovare qualcosa a cui aggrapparsi e qualcosa da capire. E poi è una canzone meravigliosa un pochino dimenticata che merita di essere riportata in vita.

Cosa ha influenzato maggiormente il tuo progetto, il tuo percorso.

Sicuramente sono stata influenzata da un sacco di cose anche distantissime tra loro. L’ambiente Milano by night prima di tutto, le discoteche e i miei amici. Perchè le esperienze che ho fatto e che mi hanno cambiato le ho fatte con loro. Mi hanno influenzato tutte le persone che ho conosciuto, quelle che ho amato e quelle che ho odiato. Mia madre, che nella vita mi ha dato una marea di calci nel culo (in buonafede, spero). Laura Pausini, idolo di me bambina ed Avril Lavigne, idolo di me adolescente. La scuola che ho frequentato al liceo e la famiglia che mi è capitata. Musicalmente ho immagazzinato tutto (o quasi) il cantautorato italiano e ne ho fatto il mio tesoro. I concerti che ho visto e gli artisti che ho conosciuto. Vorrei che il mio progetto racchiudesse tutto questo.

 Ti hanno accostata a COSMO per la tua energia elettronica da “disco”, cosa ci rispondi?

Non amo particolarmente i paragoni, li trovo riduttivi dal momento in cui un artista costruisce il suo lavoro in modo profondo e personale, ma so anche che è naturale trovare delle somiglianze tra progetti per facilitare la comprensione di questi. Comunque non esiste solo Cosmo che fa musica elettronica in Italia – è sicuramente il dio e chi mi conosce sa quanto lo amo –  ma inizia a muoversi qualcosa oltre a lui per quanto riguarda questo genere.

Siamo in casa, come te la stai passando?

Questo tempo io lo trovo prezioso. Penso tanto, passo tanto tempo con la mia persona e i miei 4 animali, suono e recupero ore di sonno e serie tv arretrate. Finalmente posso finire Gossip Girl in santa pace sparandomi 6 episodi da 45 minuti di seguito. Sto imparando a cucinare senza successo e chiamo mia nonna per chiacchierare più di quanto non l’avessi mai fatto.

Salutaci consigliando 3 dischi, di tue colleghe italiane, da ascoltare in questi giorni.

Parto con Operazione oro, LP fresco di uscita di Joan Thiele; Ivy di Elisa (fondamentale per la mia formazione musicale) e Deluderti di Maria Antonietta (ha accompagnato tante notti insonni).