Chris (Peda) Castelletti e Luca (Kusch) Pasquino, in arte Ku.dA, sono tornati. Non che si siano mai fermati: loro elaborano, arrangiano e approfondiscono la loro arte in continuazione. In attesa del loro nuovo album, in uscita nel febbraio 2021 sotto l’etichetta Ma.Ra.Cash Records, ci hanno presentato un altro singolo, Diopside, carico di tensione creativa. Un pop elettrico danzante ma lento, con una parte accattivante che è una vera sorpresa, e l’ennesima dimostrazione della loro sempre più affinata maturazione artistica.
Si dice che il diopside sia un minerale capace di trasmettere effetti positivi sull’aura di una persona. Che sia questo l’intento dei Ku.dA? Purificare i nostri pensieri e la nostra coscienza attraverso una musica dal magnetismo prepotente? Il brano sembra voler essere un momento di riposo, di relax mentale, un beat sintetico e sofisticato, quasi ipnotico. Comunica un dolore profondo ma purificante, quel dolore a volte necessario seppure insopportabile. L’unico difetto di Diopside è che dura troppo poco, appena 3 minuti e 18 secondi: da ascoltare in loop, magari con la testa immersa in una vasca piena di acqua fredda.
I Ku.dA riescono a coinvolgere l’ascoltatore in sensazioni ritmiche sperimentali e impenetrabili. Si considerano dei veri professionisti, vogliono ritagliarsi un posto di rilievo nel contesto musicale internazionale, e potrebbero riuscirci. Hanno creato nel corso degli anni un suono e uno stile ben riconoscibile sebbene i loro contorni non siano mai veramente netti. Abbiamo chiesto a questo incredibile duo di raccontarci, attraverso la scelta di 5 brani fondamentali, a quali artisti si sentono più legati. Inevitabile trovare in lista un genio della prog e della world music come Peter Gabriel, ma anche un maestro di sintetizzatori e orchestre come Hans Zimmer.
Sky Blue – Peter Gabriel
Una notte di un po’ di anni fa, mentre eravamo di ritorno da Milano, Christian Castelletti (Peda) mise in macchina un cd di Peter Gabriel e arrivò il pezzo “Sky Blu”. La macchina aveva delle casse che non funzionavano bene e i profondi cori baritonali facevano vibrare i bassi più intensamente. C’era una connessione e un’esaltazione per quel sound che non era manifesta ma provata privatamente. Da lì ci siamo detti che se mai avessimo fatto un progetto musicale avremmo dovuto iniziare così. Pochi giorni dopo sono nati i Ku.da e il primo brano “Be over“. Che ha convogliato nello stesso progetto varie influenze personali, perché gli spazi che si creano in quel tipo di musica sono grandi; potevamo fare di tutto, dal coro gospel alla ritmica funky fino all’elettronica sperimentale, bastava che fosse fatto con amore e ispirazione. Ci siamo rispecchiati molto anche nella sua poetica e la sua visione cantautorale.
Interstellar Theme – Hans Zimmer
Pensiamo che la musica di Hans Zimmer abbia influenzato più o meno ogni artista del mondo avendo fatto le colonne sonore di decine e decine di film di successo. Citiamo questo compositore perché pensiamo sia un fenomeno pop fatto bene: é irresistibile; ci piace analizzare la costruzione delle strutture, degli arrangiamenti e la scelta dei suoni. Ascoltarlo ci è utile per capire come musicare una storia, soprattutto se questa è frutto della fantasia, e per trovare quell’armonia che diventa il cuore del contenuto testuale e cinematografico.
Hit Me Like That Snare – Alt J
Alt j sono un gruppo che abbiamo ascoltato molto e con grande curiosità. Ci siamo rispecchiati subito nell’intenzione di raccontare delle storie ed evocare degli immaginari, ma oltre questo è interessante la loro crescita che gli ha portati alla scrittura dell’ultimo album “Relaxer”. Riescono a portarti da un’immaginario all’altro senza forzature e con molta naturalezza.Hanno osato tanto ma senza prendersi troppo sul serio. Il messaggio che ci è arrivato è che si può fare musica “ricercata” anche se non vuoi fare musica “ricercata”.
Inhaler – Foals
Abbiamo ascoltato molto i Foals durante la composizione dei nuovi lavori, e siamo rimasti colpiti dagli incastri di chitarre e dai giri armonici, da lì abbiamo preso ispirazione per alcune linee di chitarra e alcuni effetti. Il sound dei nostri nuovi lavori infatti è molto più grezzo rispetto ai precedenti. Ascoltandoli ci è venuta molta più voglia di fare playing e improvvisazione per la costruzione dei brani.
Qualcosa cambierà – Campos
I Campos sono una band Italiana che ci piace per l’uso personale dell’elettronica e per il sound in generale. Sono passati dall’inglese all’italiano conservando bene il loro quid (il che non è facile) e percepiamo che il lavoro in madrelingua è riuscito a essere naturale e personale. Nei testi non ci sono artifici o temi scontati, le melodie rimangono comunque molto internazionali. Ci hanno dimostrato che si può crescere nel passaggio da Inglese a Italiano e questo è uno stimolo che ci ha fatto riflettere.