Torniamo a parlare di Bernardo Levi.
Gli abbiamo chiesto di darci una chiave di lettura del suo EP Europa Triste, affinché ci aiutasse a prendere per mano e accompagnare ogni nuovo ascoltatore di queste cupe e misteriose cinque tracce. Qualcuno potrebbe, infatti, perdersi nello sbigottimento durante il primo ascolto. Mentre qualcun altro, invece, si ritroverà immediatamente nella malinconia dei suoi testi. Le canzoni di Bernardo Levi sono film, si possono vedere attraverso il finestrino appannato di un autobus o di un aereo, sono i viaggi mentali di chi si è fermato a pensare, ma solo per qualche minuto, mentre tutto attorno ha continuato a produrre, fatturare, correre. Si tratta di fuggire alla civiltà per ricercare la propria identità nella desolazione. Si tratta di accusare la realtà urbana e violenta, cinica e competitiva. Si tratta di moltissime cose: per noi, per voi, l’enigmatica figura di Bernardo Levi, con la sua fascinosa voce, oggi ci ha detto qualcosa di più, abbassando un po’ la maschera. Ecco il track by track di Europa Triste:
1992: È una canzone sull’infanzia, o comunque sul passare del tempo. Il 1992 è forse il primo anno di cui ho coscienza. Alcune cose mi sembrano rimaste ferme a quel momento. Non parlo di cose pubbliche o politiche, ma private. È difficile accorgersi della transitorietà, in generale.
Disegni e sentimenti: Il testo descrive una vita basica da operatore del terziario avanzato. Aerei, deprivazione del sonno, traslochi frequenti tra capitali. C’è di sottofondo anche una speranza di svoltare, e il ricordo di una casa o di un posto tranquillo.
Nigeria: La prospettiva è questa: essere obbligato a spendere sei mesi a Lagos per supervisionare la costruzione di una diga. O in ogni caso di un oggetto grosso, in calcestruzzo e metallo, complicato da realizzare. È una condizione comune e volevo provare a raccontarla.
Miracolo e sistema: Il testo di questo brano l’ho scritto a Bruxelles. A Place Flagey, il sabato sera, si crea sempre un carosello di cafoni con le macchine truccate. Per lo più arabi con auto tedesche, sempre con lo stereo a palla. Sono molto affascinanti e guidano di cristo, per cui li guardo a lungo dalla finestra.
Eredità: Questa canzone è un po’ diversa dalle altre. Volevo seguire uno stilema swag, diciamo così, almeno nel testo. In realtà è venuto fuori un brano molto reticente, ma con un paio di allusioni fin troppo chiare per i miei gusti. Confido nella totale disconnessione tra la magistratura e la scena.