Lontana dall’intento di scrivere un masterpiece della letteratura italiana, ho voluto comunque riprendere dal buon vecchio Thackeray (e non da Marchetti, attenzione) la serialità delle narrazioni che si susseguono in Vanity Fair e su quella falsa riga costruire un altro tipo di storie.
Anzi, più che storie, le mie vogliono essere delle immagini che cercano di legare alla musica di un brano le sue possibili evocazioni di ambito stilistico, tale che, in questa fiera della vanità, a sfilare siano gli artisti vestiti delle loro note, dei colori invisibili che solo con un orecchio attento si possono percepire.
Sulla passerella della vanità, lasciamo che a succedersi sul catwalk (di artisti e musicisti), sia invece la nudità dell’indie pop.
frambo, Tour Eiffel
frambo, ultimo pupillo di La Clinica Dischi, seppur giovanissimo, ha già capito come usare lo style per farlo funzionare nel migliore dei modi. Se al suo esordio lo abbiamo visto in piena veste urban trap con felpone e capelli decolorati (è così che si vestono i ragazzi di oggi, no?), ecco che in “Tour Effeil” lo vediamo indossare i panni di un mimo: viso ricoperto dalla cera bianca, occhi e labbra ridisegnate diventano il tratto identificativo di uno di quei personaggi che ci ricordano la città parigina i cui si ambienta la canzone. Anche qui il romanticismo è fatto a pezzi; basta con le solite smancerie di chi si immagina con la propria metà mano nella mano sotto la Tour Effeil, l’amore adesso non può che essere una rivoluzione, e “una protesta”.
Heren wolf, Joy
Perle intorno al collo, sul volto, perle tracciano il perimetro del corpo del giovane artista Heren Wolf, che ama sperimentare make-up dalle tonalità cerulee fino a quelli più accesi, shocking se vogliamo. Lo stesso grado di ricercatezza e di mescolanza la ritroviamo anche nella sua musica: in “Joy”, infatti, gli alti si alternano ai bassi, gradazioni cromatiche tenui si uniscono a quelle più marcate, il tutto sorretto da una voce tanto delicata quanto lacerante, come una nenia che con la sua melodia ci guida verso l’onirismo.
Mombao, Essaire
Body paint e ritualità, performance e musica, questo è in breve il brano di Mombao, “Essaire”: un testo che esiste solo in virtù del suo significante, una lingua ignota che può essere compresa anche da chi non la conosce. Il duo milanese questa volta ha sperimentato letteralmente sulla propria pelle quei momenti di ritualità in cui anche pitturarsi la pelle assume un valore sacro. A rendere ancora più catartico questo evento si aggiungono i qraqreb suonati da Damon, ovvero delle nacchere di ferro originarie della cultura musicale marocchina. Insomma, tra body art, musica sinti ed elettronica i Mombao sono riusciti a farsi riconoscere per il loro insolito style.
Giorgia Giacometti, Bandiere Bianche
Viene definita come la cantautrice urban che si fa riconoscere col suo stile da Miami a Singapore, passando per l’Italia, chi siamo noi per non accogliere sul nostro red carpet bisettimanale Giorgia Giacometti. In “Bandiere Bianche”, suo ultimo singolo, la vediamo vestita da guerriera, ma non con l’armatura classica che tutti immaginerebbero, bensì con quella più sofisticata di origini orientali. Giorgia però non rinnega le sue origini e alla scelta di rifarsi ad un gusto asiatico, non solo per i vestiti, ma anche per quel che riguarda la musica, associa quindi sonorità e colori di reminiscenza quasi east coast, il tutto tenuto insieme dalla patina urban che sembrerebbe contraddistinguere la cantautrice internazionale.
NAVA, Mah
Nava è l’artista che ci meritiamo in questi venerdì di uscite, e a ridosso con la luna piena di domenica non può che calzare a pennello la sua ultima uscita “Mah” (luna in farsi). L’artista di origini persiane trae da quella cultura tutto il fascino che riversa non solo nei suoi testi ma anche negli abiti. Capelli lunghissimi tracciano una linea unica dal volto ai piedi, sul viso sono disegnati segni arabeschi: paura? Sono questi però gli elementi che Nava usa per rappresentare l’altra da sé, la sua parte “demoniaca” che, come uno spirito in una notte di luna piena, viene liberato dal corpo per esplodere nell’universo.