Chiara Floris, BLUEM quando indossa i panni di cantautrice e produttrice, è tornata con “NOTTE”, primo lavoro in cui canta in italiano. Di origini sarde ma londinese d’adozione, BLUEM riesce a dare voce a emozioni molto forti servendosi di suoni potenti e a tratti ossessivi accostati a una voce che non ha paura di osare. Dopo una lunga assenza dai palchi ha presentato “NOTTE” al festival Abbabula di Sassari, con una performance che ci ha incantati e rapiti. Il tour prosegue il 17 settembre al Cas’Aupa Social Garden (Udine), il 18 settembre al Mi Manchi, Ancora (Milano), il 19 settembre al Covo Summer (Bologna) e il 3 ottobre al Romaeuropa Festival (Roma). Abbiamo fatto due chiacchiere con lei per capire cosa c’è dietro alle 7 tracce di “NOTTE”.

I cantanti indie adorano dare nomi di città alle loro canzoni, tu hai preferito i giorni della settimana. Da cosa nasce questa scelta? E quella, invece, di chiamare il disco “Notte”?

Non è stata una scelta meditata, diciamo. Avevo a disposizione una settimana di ferie da lavoro per buttare giù qualcosa nel piccolo studio che ho allestito in camera mia a Londra, mi sono imposta di scrivere un brano al giorno e, una volta concluso il lavoro, non ho saputo dare ai brani dei titoli diversi. L’album, invece, si chiama “NOTTE” perché prediligo la notte come momento per la scrittura.

Parliamo di “Venerdì”: cosa rappresenta per te la voce di tua nonna in una tua canzone? Ci racconti un aneddoto su di lei?

La voce di mia nonna per me rappresenta tutto ciò che mi lega alla Sardegna, la profondità del legame che ho con la mia terra. Le parole che dice in “VENERDÌ”, però, descrivono molto bene le ragioni per cui l’ho lasciata. Potrei dire mille cose su di lei, quelle che mi rimangono più impresse sono quelle che faceva regolarmente. Ogni anno dedicava delle giornate alla pulizia delle campagna, una parte di questo processo comportava spezzare i rami secchi e bruciarli. Prima di tutto, spezzava i rami con le ginocchia. Poi li accatastava insieme in un punto sicuro e gli dava fuoco, creando un falò che sovrastava il suo metro e cinquanta di altezza, ma davanti ai quali lei rimaneva totalmente impassibile.

“E anche se ti adoro preferisco stare sola” canti in “Lunedì”. Pensi che la nostra generazione sia a proprio agio con la solitudine?

Penso che apparentemente lo sia, ma che poi non ne abbia una percezione realistica. Siamo una generazione che spende ogni momento di solitudine di fronte a uno schermo, diventa quasi un meccanismo automatico. Dentro lo schermo troviamo la compagnia e l’intrattenimento che ci allontana da qualsiasi riflessione su noi stessi e su ciò che ci circonda. È un continuo distrarsi dovuto proprio al fatto che non si sappia come gestire un momento di solitudine, forse si è talmente abituati ad essere costantemente stimolati da qualcosa che sembra impossibile farlo. Peccato che siano tutti stimoli finti e che in realtà ci sarebbe molto utile fermarci a pensare ogni tanto.

Dove andrai in tour quest’estate? Come te lo aspetti il ritorno sui palchi dopo la lontananza dell’ultimo anno?

La mia unica data nel pieno dell’estate è stata quella del festival Abbabula a Sassari, il 2 Agosto. Il resto del mio tour è programmato da metà settembre a inizio ottobre dove passerò per Udine, Bologna, Milano e Roma. Non saprei valutare il ritorno sui palchi dopo un anno di lontananza perché in realtà io, da performer, non ci salgo da molto più tempo. Sicuramente è un sollievo sapere che c’è un modo per portare il proprio progetto di fronte alle persone anche in un momento in cui le circostanze sono poco favorevoli.

Nel tuo disco si percepisce un velo di malinconia, ad esempio in “Martedì”. Anche tu come Tenco scrivi canzoni quando sei triste ed esci quando sei felice?

Ho sempre ragionato su quella sua affermazione perché penso che si sposi molto con il modo in cui vivo la scrittura. Naturalmente cerco di farlo più spesso e non necessariamente quando sono travolta dalla tristezza. Devo ammettere, però, che quelli sono i momenti che fino ad ora hanno portato ai brani migliori.

Quale canzone del tuo ultimo disco dobbiamo assolutamente ascoltare in questo momento e perché?

Dovete ascoltare “VENERDÌ” per ricordarvi delle cose che contano.

cover foto di Jasmine Färling