Lontana dall’intento di scrivere un masterpiece della letteratura italiana, ho voluto comunque riprendere dal buon vecchio Thackeray (e non da Marchetti, attenzione) la serialità delle narrazioni che si susseguono in Vanity Fair e su quella falsa riga costruire un altro tipo di storie.

Anzi, più che storie, le mie vogliono essere delle immagini che cercano di legare alla musica di un brano le sue possibili evocazioni di ambito stilistico, tale che, in questa fiera della vanità, a sfilare siano gli artisti vestiti delle loro note, dei colori invisibili che solo con un orecchio attento si possono percepire.

Sulla passerella della vanità, lasciamo che a succedersi sul catwalk (di artisti e musicisti), sia invece la nudità dell’indie.

Her Skin, Heavy- hearted

Colori pastello e attitude vintage, così ce l’immaginiamo Her Skin nel suo nuovo singolo “Heavy-hearted”. Un brano che indaga quanto i nostri pensieri possano essere difficili da eradicare quando il cuore ci fa andare nella direzione opposta. Un singolo che racconta di tutte le persone che sono andate via e non sono volute restare, di tutte quelle che hanno sperato in un ritorno e che sono ancora lì ad aspettare.

Aquarama, Tsunami

Veniamo subito trasportati in una location tropicale, dove un’apparente situazione di stasi viene interrotta da un forte Tsunami che porta via tutto ciò che incontra. Stiamo parlando del nuovo singolo degli Aquarama, dal titolo “Tsunami”, appunto. Un brano che è più una colonna sonora in cui si fondono assieme ritmiche danzerecce dal mood tropicale e psichedelia degli anni Settanta. Outfit necessario dunque: ghirlanda di fiori e camicia dai colori sgargianti, se con stampe hawaiane ancora meglio!

Decrow, Laser

Chi è che ha detto che il punk è morto? Magliette a rete, pantaloni in scozzese e capelli rigorosamente tinti sono i segni distintivi di Decrow, che con il suo nuovo singolo, “Laser”, ci fa ballare e perdere la testa tra le luci abbaglianti di una festa fatta di sfascio, alcol e sesso occasionale. Un quadro prototipicamente punk ,senza dubbio, ma con una scia fatta di elettronica e synth che dona al tutto una vena ancora più acida.

Raele, aria nuova

Look in tipico genere boho per Raele che con la sua “aria nuova” ci fa immergere in un mondo indie folk di impronta d’oltreoceano. Fiori tra i capelli, abiti dai colori delle nuvole che si confondono con il cielo sopra Raele, un’artista che più che inserirsi in un outfit ricercato, preferisce invece mettersi a nudo, per confondersi al meglio con la natura.

Davidof, Drive in

Giacche di jeans in pieno mood anni Ottanta, mood chill che si tramuta in colori caldi, sgargianti e psichedelici come quelli evocati in “Drive in”, il nuovo singolo di Davidof. Un brano dedicato alla bellezza delle piccole cose, come un film visto all’aperto, in macchina, dove a brillare, oltre alle stelle della notte, ci sono i due amanti che si abbracciano e sia amano forte.

Aliperti, Vintage

Beh, che dire, un titolo che si autodescrive senza dover fare troppi riferimenti allo stile, quello di Aliperti. “Vintage” di nome e di fatto. Un vintage però che non va a ripescare da uno stile troppo lontano negli anni, ma si ferma agli anni Ottanta/Novanta, in quel mood fatto di lucine colorate e feste in camere da letto. Per i più nostalgici potremmo citare un’ambientazione che ricorda Stranger Things, solo un po’ più rock.

Montegro, Quello che non ti ho mai detto

Abiti leggeri come il lino e parole che somigliano a tanti castelli di sabbia che il tempo porterà via. Parliamo del nuovo singolo di Montegro, “Quello che non ti ha mai detto”: un brano che sa essere leggero pur trattando tematiche alquanto difficili da superare, come l’incomunicabilità o l’interruzione di un amore che ha lasciato in sospeso tutte le parole che fino a quel momento erano rimaste inespresse.

Aura Nebiolo, A kind of folk

Si intitola “A Kind of folk” ma è totalmente Jazz, il nuovo album di Aura Nebiolo. Un disco che percorre in ogni suo brano ambientazioni tra le più assurde, il tutto racchiuso in una cornice onirica e misteriosa, che somiglia alla grotta che vediamo in copertina. L’album è una catabasi verso l’inconscio che punta però alla luce, alla liberazione dalle inquietudine e dalle paure che ogni giorno attaccano il nostro io.