“Il mese scorso lo abbiamo praticamente passato tutto in giro a suonare. 21 concerti in giro per l’Europa. Era una cosa che sapevamo da un anno, a che abbiamo atteso con trepidazione. A ridosso della partenza abbiamo affittato un van da nove posti e, finalmente, è arrivato il momento di partire.”
Va detto che l’aspetto più straordinario del fare un tour non è necessariamente la qualità dei concerti in sé, quanto la mole di concerti uno di seguito all’altro. Questa cosa, col passare dei giorni, diventa prima estremamente sfiancante, poi eccitante, e infine torna a essere un elemento sfinente, e va di pari passo con la costante incertezza di dove sarai il giorno dopo.
Gli a/lpaca continuano a raccontarci il loro viaggio: “Ci è capitato per esempio di dormire in hotel fighissimi (buona la colazione intercontinentale, ma se inizi a mangiare per troppi giorni di fila quella roba appena dopo esserti svegliato il tuo corpo non la prende bene) e in altri posti diciamo un po’ più spartani, alcuni dei quali con standard igienici settati pericolosamente verso il basso. In più, un altro aspetto che si è rivelato essere molto faticoso è stato il tempo, o meglio la scarsità di tempo che avevamo a disposizione per fare le cose. Abbiamo dovuto essere abbastanza rigidi con gli orari, proprio perché una tabella così fitta e serrata ti impone di stare sul pezzo da questo punto di vista. Altrimenti rischi di mancare le date e/o fare dei casini. Per fortuna con noi avevamo Marco Degli Esposti, che ci ha fatto da fonico e da driver, e senza il cui aiuto sarebbe stato tutto molto più difficile (e senza il cui aiuto probabilmente uno di noi sarebbe rimasto fulminato sul palco). Lui, soprattutto nei primi giorni, ha tenuto la barra dritta.”
Capitolo 1 – La Francia
Arrivati in Francia eravamo ancora belli freschi, ed eccitati dal fatto che fermandoci in Autogrill avevamo dovuto dire “Mercì” alla cassiera. In Francia siamo stati sicuramente trattati molto bene in tutti i locali in cui siamo andati, con una menzione onorevole per il Supersonic di Parigi. Va detto che la prima settimana è stata anche la più dura e traumatica dal punto di vista fisico, almeno per me. Non so bene gli altri, ma personalmente per abituarmi a quel ritmo mi ci sono voluti quei sei/sette giorni di ambientamento. Ovviamente passando anche per una bella febbre presa il quarto giorno su un pavimento gelido di Rouen, che in teoria (e anche in pratica, visto che lo è stato) avrebbe dovuto essere il mio giaciglio per la notte. Quell’esperienza mi ha fatto capire anche un’altra cosa estremamente importante: dormire è fondamentale, e dormire bene lo è ancora di più.
Capitolo 2 – Belgio e Olanda
Fatto il nostro dovere in Francia, ci siamo diretti verso il Belgio, direzione Gand. Va detto che dopo quasi una settimana di viaggi continui, le ore passate nel furgone hanno iniziato a essere meno pesanti, e in generale è diventato progressivamente più facile riuscire a rilassarsi durante i tragitti. Dopo il concerto in Belgio io e Christian abbiamo provato anche a fare festa, in un incomprensibile slancio di vitalità, e siamo finiti in questa specie di festino a casa della vicina del ragazzo che ci ha ospitati. Dopo poco i presenti si sono accorti che eravamo italiani, e da lì a mettere “Gloria” a tutto volume sulle casse il passo è breve, ed è anche stato il segnale che ci ha fatto capire che forse era meglio andare a letto. Il giorno dopo siamo arrivati a Nimega per il Sonic Whip Festival, ed è stato molto bello, ma anche molto assurdo. Una marea di gente, che ovviamente non era lì per noi, ma che ci ha accolti davvero benissimo e con grande calore.
Capitolo 3 – Inghilterra
Siamo arrivati al tunnel sotto la manica carichi di aspettative per la settimana che sarebbe seguita (e anche un po’ tesi per la questione della guida a sinistra, anche se poi alla fine tranqui), però va detto che alla fine dei i paesi in cui siamo stati l’Inghilterra è quello che ci ha dato un po’ di meno a livello di carica. A parte una bella serata a Londra, di concerti memorabili non ce ne sono stati, e in generale le situazioni erano un pochino più scariche. Poi va detto che sicuramente la stanchezza iniziava a farsi sentire per tutti. Dopo più di quindici giorni di ritmi serratissimi, podcast e audiolibri (sarà stata l’Inghilterra, ma abbiamo ascoltato tipo quattro libri di Harry Potter), uno di noi ha ceduto. Marco, il nostro carissimo amico e fonico che ci ha seguito in questo viaggio, si è preso un virus intestinale violentissimo. Dopo una notte di passione passata a fare la spola tra il water e il letto in un hotel di Folkstone, ci ha salutati col il più classico dei “Andate avanti senza di me, io poi vi raggiungo…”
Capitolo 4 – Germania
Ovviamente non lo abbiamo visto più. In compenso in Germania abbiamo vissuto quattro serate veramente da ricordare. Hannover, Berlino, Colonia e Amburgo sono state davvero il momento topico del nostro tour. Quattro serate bellissime, con un pubblico davvero carico e, in generale, con le situazioni che più ci fanno sentire a nostro agio. Poi con l’assenza di Marco, che era quello che ci teneva in riga e ci faceva fare le cose per bene, abbiamo finito per sbragarla un po’, finendo per fare cose che lui difficilmente avrebbe approvato (tipo mettersi in macchina alle 3 e mezzo del mattino da Amburgo in direzione Praga, dopo aver fatto serata), ma va anche detto che a quel punto del viaggio eravamo diventati veramente assuefatti a quei ritmi. Fare 300 o 400 chilometri era diventata una robetta da niente e in generale quei 4 giorni in Germania sono davvero volati via. Unica pecca: l’assenza di Marco. Ci siamo stravolti insieme in nome di questo viaggio e sarebbe stato bello se avesse potuto viverlo fino in fondo, godendosi anche quelli che probabilmente sono stati i concerti più belli del tour.
Capitolo 5 – Repubblica ceca
Dopo la Germania, in una folle notte di viaggio, sosta in un parcheggio e ripresa il mattino successivo, siamo arrivati in Repubblica Ceca, a Praga, per il primo degli ultimi due concerti del nostro viaggio. E lì abbiamo iniziato a sentire un po’ di stanchezza. In generale poi penso si possa dire che le ultime due date del tour non siano state esaltanti, per tutta una serie di motivi. A Praga prima e a Brno poi non c’era tantissima gente e noi, stanchi morti, pur facendo il nostro ci siamo divertiti meno rispetto alle date precedenti. Poi va detto che dopo 21 giorni eravamo anche stufi marci di suonare sempre la stessa musica e la stessa scaletta, e se c’è una cosa che questo tour ci ha lasciato, oltre ovviamente alla bellissima esperienza di essere andati a zonzo per l’Europa coi propri miglior amici, è la voglia e la volontà di fare nuova musica. E questo è il nostro obiettivo per il futuro, e speriamo sia un futuro prossimo.