Lontana dall’intento di scrivere un masterpiece della letteratura italiana, ho voluto comunque riprendere dal buon vecchio Thackeray (e non da Marchetti, attenzione) la serialità delle narrazioni che si susseguono in Vanity Fair e su quella falsa riga costruire un altro tipo di storie.
Anzi, più che storie, le mie vogliono essere delle immagini che cercano di legare alla musica di un brano le sue possibili evocazioni di ambito stilistico, tale che, in questa fiera della vanità, a sfilare siano gli artisti vestiti delle loro note, dei colori invisibili che solo con un orecchio attento si possono percepire.
Sulla passerella della vanità, lasciamo che a succedersi sul catwalk (di artisti e musicisti), sia invece la nudità dell’indie.
Indie fair
DADà, Mammamà
Colori sgargianti come la contemporaneità esige ma anche abiti fatti di maglia intrecciata per evocare la tradizione. Di queste due componenti si nutre la musica di Dadà (foto cover), che in “Mammamà” esprime l’indicibile di certi sentimenti con la sintesi di una sola e unica parola. “Mammamà” è tutto il compiacimento che si può ritrovare nella vita così come nella musica, anzi, proprio nella musica.
C+C= Maxigross, Io me ne sto fermo ad aspettare
Ci ricordano le foto sbiadite degli anni Settanta con un gusto contemporaneo i C+C=Maxigross e la loro nuova “Io me ne sto fermo ad aspettare”. Una canzone questa dedicata a tutti quegli animi liberi che per sentirsi tali sono partiti per un lungo viaggio, alla ricerca della riconciliazione ancestrale con la natura, con gli animali e ovviamente anche con gli astri che ci sorvegliano da lassù.
Milo Scaglioni, Locked in a Circle
Magliettina a righe (ovviamente black and white) e berretto alla baker boy, entra a gamba tesa nelle uscite del venerdì di dicembre Milo Scaglioni, cantautore italiano che però pianta le sue radici musicali in Inghilterra. “Locked in a Circle” mantiene salda la sua matrice britannica senza però dimenticare la psichedelia degli anni Settanta: in questo nuovo brano si parla di spirali amorose e sentimentali, attraverso un loop musicale apparentemente infinito.
Andrea Poggio, Il nuovo mondo
Lo stile di Poggio è sicuramente inconfondibile, è forse proprio il suo minimalismo tipicamente indie che fa breccia nei nostri cuori: impermeabile, capelli scompigliati e occhialoni dal gusto vintage. “Il nuovo mondo” canta dei “Figli del progresso, Della regolazione, Della crescita in un libero mercato, Dell’equa concorrenza, Dei prodotti derivati, Dei quartieri popolari all’infinito”. “Il nuovo mondo” ha il suono della musica alternative e Andrea Poggio ne è il suo esecutore!
2moellers, Kill your dreams
Una metamorfosi quella di Kill Your Dreams, il nuovo album di 2moellers all’insegna di elettronica, ance, IDM, Ambient, Techno, House e R’n’B. E ciò che contribuisce a rendere quest’idea un’evidente realtà è sicuramente l’artwork di Elvezia, che ha curato la copertina. Una donna dai tratti afro che piano piano cambia, muta forma, trasformandosi in qualcosa che ha più a che fare con il floreale che con l’umano; metafora questa del fatto che laddove avviene un cambiamento interiore, inevitabilmente questo ci cambierà anche i nostri connotati.
Guinevere, Whirpools
Bianca come la purezza che trasmette la voce sottile ma forte di Guinevere, l’artista indossa leggiadramente i vestiti della tradizione emblema della sua sperimentazione folk rock e della sua musica intensa ed evocativa. “Whirpools” è un turbine di volti senza faccia, di orecchie che non ascoltano e di mani che non sanno afferrare. Un mondo privo di comunicazione, che però Guinevere ha saputo veicolarcelo benissimo.