Già dall’artwork di copertina, nata dall’ispirazione libera di Emanuele D’amico, il nuovo disco di Miglio ci regala un cantautorato postmoderno che si mescola alla new wave, all’elettronica e alla club culture, restituendoci otto brani dalla spiccata identità comunicativa e dalle sfumature industrial. Liriche oscure, metropolitane e contemporanee, tracce che trasudano vita vera e paranoie e contrastano, come in una splendida foto in bianco e nero, con il titolo Futuro splendido (Matilde Dischi). Il disco è composto da paesaggi sonori e visioni in cui immergersi, che vengono completati alla perfezione nel supporto fisico dalle immagini e dai contenuti visual realizzati da Martina Platone attraverso un viaggio collettivo tra la città e la provincia, pensato per raccontare il mondo interiore della cantautrice.
Un futuro splendido lo auguriamo sicuramente a Miglio che ha di recente ottenuto riconoscimenti importanti, tra cui il Premio della Critica assegnato dal Premio Buscaglione, la vittoria a Musica da bere 2022 e la targa come miglior “Canzone” della rassegna “Ciao rassegna Lucio Dalla” organizzata da ICompany.
Dopo aver aperto i concerti di Vasco Brondi, Giovanni Truppi, Motta e Venerus, il tour estivo in continuo aggiornamento la vedrà esibirsi in una formazione inedita su numerosi palchi italiani tra cui MiAmi, Romaeuropa Festival, Diluvio Festival, Fiorachella Festival, Tpo Bologna in apertura a Le luci della centrale elettrica.
Per cogliere tutte le sfumature di questo lavoro abbiamo chiesto a Miglio di raccontarcelo traccia dopo traccia:
Techno pastorale
È un brano viscerale, in cui le liriche ispirate si fondono con un’elettronica sintetica, tra richiami alla club culture e alla new wave. Il sentimento che nasce tra due persone si evolve delineando i contorni di una generazione precaria, dove l’amore resta l’unico culto a cui aggrapparsi per sognare un futuro migliore. Techno pastorale prende vita in mezzo ai campi della provincia bolognese, quando la notte finisce e i primi raggi dell’alba illuminano intorno.
Per non pensare + a te
È il richiamo a quella sensazione di abbandono a se stessi nell’allucinazione del sogno o della vita, alla ricerca dell’essenza. Il brano si articola all’interno di atmosfere scure e drammatiche a disposizione di una scelta lirica cruda e vibrante attraverso la metafora delle dipendenze da qualcosa o da qualcuno.
My future is you
Il mio futuro sei tu? Il futuro dove il sole tramonta e la notte si insinua.
Ciò che attende l’umanità è incerto, è un’epoca in bianco e nero se andiamo in profondità, così bisogna scavare oltre per ritrovare una illuminazione. Sopravvivere tutti i giorni per bruciare un po’ più forte, per riscoprire qualcosa in cui credere. I sogni che abbiamo coltivato, le speranze che hanno nutrito le nostre anime sono in continua evoluzione. Continuiamo ad avanzare alla ricerca di ciò che ci attende.
Paesaggi in disordine
Avevo nella mente tonalità cupe, volevo dei richiami sonori alle ritmiche tribali dei Joy Division con i suoni di alcuni tamburi dei Depeche mode. Volevo mischiare questo miscuglio sonoro al tema dell’addio. E poi i cuori spezzati, mentire pur di non soffrire: quanto costa dire la verità? Volevo che fosse un brano immerso nel grigio scuro, i paesaggi sono in disordine quando si tratta di lasciare tutto.
Sexy solitudini
Dolore è guarigione. La ricerca di sè stessi è l’indagare più complesso. Ho immaginato di scrivere questa canzone fuori da ogni regola o pensiero condizionante. Ho pensato alle persone che vivono tutti i giorni e alla loro noia, alle relazioni finite ma che continuano e a quella sexy solitudine che a volte ritrovi in camera tua, la solitudine può essere romantica e decadente’.
Pestaggio
Pestaggio parla di libertà, della propria libera espressione, ma al contempo parla anche di oppressione, di stigma sociale e di violenza. Il brano si chiude citando una frase dell’illuminante Antonio Gramsci “Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza”, lui stesso sperava nella forza della cultura vista come salvezza. Un antidoto alle bestialità umane. Imparare a non temere e a non fare passi indietro, a non spaventarci di fronte alla massa gigantesca di ingiustizie che mina il terreno delle nostre vite e che ci impedisce di camminare e di aver coraggio.
Sui cassonetti hai scritto
Volevo che questo disco si chiudesse, prima dell’outro strumentale, in questo modo, tornando all’essenza di un piano suonato al computer e una voce scarna in mezzo a mille riverberi e delay mentre dentro ci sono tutte le parole più intime e private. Una parte di testo la scrissi molti anni fa, mi ricorda momenti passati della mia vita.
Industrial
Chiude il cerchio di questo immaginario, raggruppa tutti i suoni che hanno ispirato il disco, richiama le atmosfere siderurgiche, le ritmiche come se fossero ferri battuti sopra le lamiere, i sub che spingono in avanti. Questa traccia chiude il disco avvolgendo tutte le parole che sono state dette fino a quel momento.