Lontana dall’intento di scrivere un masterpiece della letteratura italiana, ho voluto comunque riprendere dal buon vecchio Thackeray (e non da Marchetti, attenzione) la serialità delle narrazioni che si susseguono in Vanity Fair e su quella falsa riga costruire un altro tipo di storie.

Anzi, più che storie, le mie vogliono essere delle immagini che cercano di legare alla musica di un brano le sue possibili evocazioni di ambito stilistico, tale che, in questa fiera della vanità, a sfilare siano gli artisti vestiti delle loro note, dei colori invisibili che solo con un orecchio attento si possono percepire.

Sulla passerella della vanità, lasciamo che a succedersi sul catwalk (di artisti e musicisti), sia invece la nudità dell’indie.

Ricchi e Poveri, Ma Non Tutta La Vita

Ce li siamo ritrovati sul palco letteralmente infiocchettati i Ricchi e Poveri, e già questo ci basta per farli vincere in quanto a stile. Anche se “Ma Non Tutta La Vita” ci ha fatto ballare sin da subito, ancora meglio se ci aggiungiamo l’attitude da divertissement del brano e del duo. La scelta poi di una copertina stroboscopica e al limite della psichedelia aggiunge quel tocco lisergico che piace sempre.

BigMama, La Rabbia Non Ti Basta

Una regina dark, dalle reminiscenze anche un po’ fantasy, se vogliamo, è la BigMama con gli abiti del giovane designer Salvatore Vignola. L’abito qui fa il monaco, eccome, e non perché la rapper campana ne abbia bisogno, ma perché sono il continuo di un discorso iniziato prima con la musica, poi con le parole e infine con la scelta dell’outfit: scintillante e graffiante, ma allo stesso tempo divertente come la stessa BigMama.

Angelina Mango, La Noia

Non è il libro di Moravia (eppure il concept di fondo – ma molto di fondo – potrebbe essere lo stesso), ma il brano che Angelina Mango ha presentato sul palco dell’Ariston. L’abbiamo vista in Etro tra l’urban e il gipsy chic che ben rappresentano le due personalità del singolo in gara.

PIER, solePioggia

Colori sgargianti ma tempo nuvoloso per il nuovo primo EP di PIER, solePioggia: un lavoro che “si concentra sul lato piovoso delle relazioni sentimentali, lasciando per ora da parte quello soleggiato” come dice lo stesso autore. Otto brandi indie pop per indagare la parte più oscura dell’animo umano, in modo particolare nei rapporti sentimentali, offrendo un supporto a tutte quelle persone che in questi momenti di difficoltà avrebbero bisogno di qualche parola di conforto.

Redh, IN MEZZO A TUTTA QUESTA GENTE

Con Redh entriamo in un mood pop rock con contaminazioni dal cantautorato, in modo particolare per le tematiche e le riflessioni che ritroviamo nel suo album d’esordio. “IN MEZZO A TUTTA QUESTA GENTE” racconta con lucidità la sensazione di continua inadeguatezza della giovane generazione che è inevitabilmente ultrastimolata dal mondo esterno e allo stesso tempo si affanna a trovare una propria identità in un mare magnum di indefinitezza.

Puà, Touch me/Demelza

Dal connubio tra il cantautore Edoardo Elia e la cantautrice visual artist Simona Catalani ecco che sboccia un nuovo duo indie pop: Puà. Con “Touch Me” e “Demelza” c’è una vera e propria un’immersione emozionale nel loro mondo artistico. Le voci si intrecciano armoniosamente, accompagnate da un’estetica che mescola influenze folk e psichedeliche in un connubio che resta elegante e contemporaneo.