Lontana dall’intento di scrivere un masterpiece della letteratura italiana, ho voluto comunque riprendere dal buon vecchio Thackeray (e non da Marchetti, attenzione) la serialità delle narrazioni che si susseguono in Vanity Fair e su quella falsa riga costruire un altro tipo di storie.
Anzi, più che storie, le mie vogliono essere delle immagini che cercano di legare alla musica di un brano le sue possibili evocazioni di ambito stilistico, tale che, in questa fiera della vanità, a sfilare siano gli artisti vestiti delle loro note, dei colori invisibili che solo con un orecchio attento si possono percepire.
Sulla passerella della vanità, lasciamo che a succedersi sul catwalk (di artisti e musicisti), sia invece la nudità dell’indie.
Cosmo, Energia
Siamo nel mondo del clubbing, dove moda e musica si fondono per creare in maniera totale. Il nuovo brano “Energia”, sprigiona voglia di libertà e autodeterminazione, proprio come tutta la musica di Cosmo (foto di copertina), in grado di rompere le barriere non solo del suono ma anche quelle tra i generi, invitandoci a muoverci, alla festa e alla connessione pura.
Mondaze, Son of the Rambling Dawn
“Son of the Rambling Dawn” è la nuova chicca dei Mondaze: permea anche in questo brano la matrice shoegaze tipica della band, eppure caratteristiche provenienti da altri generi come il punk e il metal si stratificano generando un’atmosfera densa e ipnotica. L’estetica ricorda indubbiamente quella degli anni Novanta, con una spruzzata di grunge.
VISCONTI, Boy di ferro
Se dovessimo cucire un vestito addosso al “Boy di ferro” di Visconti sceglierebbe di sicuro abiti dai colori scuri in vero stile post punk, non mancherebbero le borchie e gli spuntoni, con un tocco più cyber punk come materiali più tech e lucidi. Tutto questo “armatura” diventa per Visconti una barriera contro un esterno da affrontare a muso duro, specialmente quando la tua interiorità è frammentata.
CIMINI, L’URLO
“L’URLO” come quello di Munch, come un’esplosione, come un fiore nel cemento, come il nuovo singolo di CIMINI che segna il suo gran ritorno sulle scene con un brano carico di energia, di fuoco, di voglia di gridare. Una laica preghiera che diventa il mantra della nostra generazione, persa e incattivita.
Jesse The Faccio, togli, molli, togli
Delicato e crudo al punto giusto, il nuovo singolo di Jesse The Faccio che riporta in copertina l’opera dell’artista Ali Cherri, “Where Nature Meets Culture”: ed è proprio qui che l’artista di Dischi Sotterranei intende fermarsi e soffermarsi, in quello che sta tra la cultura (e quindi l’overthinking) e la natura (e quindi l’istinutualità). Cosa c’è dunque nel mezzo? La musica che spesso dà, ma molto più spesso toglie.
Generic Animal, Grigio Marrone
Grigio con una punta di marrone o viceversa? Generic Animal ci pone difronte a questo arduo quesito a cui, però, non c’è nessuna risposta giusta né sbagliata. Nella sua “Grigio Marrone” il sound lo-fi e crudo si mescola a chitarre scordate e arrangiamenti minimali per metterci difronte ad una traccia che per natura resta sospesa, tra la melodia e la nenia, tra frenesia e la necessità di rallentare, tra il grigio e il marrone.
Damon Arabsolgar, Whale Fall
Con “Whale Fall” di Damon Arabsolgar entriamo in paesaggi sonori vasti e abissali, dandoci la sensazione di stare adagiati sui fondali oceanici. Prende il nome dal fenomeno biologico della “caduta della balena”, un’immagine potente che fa da guida alla struttura narrativa del disco. Le tracce si muovono, così, lentamente, come un cetaceo che sprofonda negli abissi, con sonorità che oscillano tra il pop sperimentale e l’intimità acustica.
Pugni, Tuffo
Un’estetica ruvida, ma profondamente personale, rispecchia la vulnerabilità e il disordine emotivo che esplora “Tuffo”, il nuovo album di Pugni: una vera e propria immersione nelle varie sfaccettature dell’inconscio, in cui l’artista e psicologo smaschera le fragilità e le contraddizioni della mente. Altrettanto complessa è l’unione di più generi, dal grunge al brit pop, con chitarre che alternano momenti delicati ad assoli più eterei.