Volevo che quest’album fosse onesto (più onesto della foto in copertina non c’è nulla), vario (tutta la musica che c’è dentro parla da sé) e che il disco fisico non fosse utile solo a prendere la polvere (quindi colla vinilica, forbici dalla punta arrotondata e Giovanni Mucciaccia non sei nessuno).”
Meglio di cosi, Mudimbi, vero nome di Michel Mudimbi, non poteva introdurre il suo nuovo album, “MICHEL”, uscito il 24 marzo per NuFabric Records e realizzato con la collaborazione di numerosi musicisti, e di Maicol & Mirco per la creazione di un fumetto che lo rende diverso da tutti gli altri in circolazione.
12 nuovi brani da ascoltare e ballare, un album diversamente rap, ricco di tante altre contaminazioni, che Michel a partire dal primo di Aprile, Hearts Club di Fermo, porterà live in giro per l’Italia.
Lasciarsi scappare l’occasione di scambiare quattro chiacchere con questo imprevedibile, ironico e pungente artista era da stupidi.
Ciao Michel come descriveresti il tuo nuovo album e come vivi l’emozione di questa prima volta?
Indescrivibile. Non per presunzione, ma perché ho serie difficoltà a descriverlo. C’è dentro così tanta roba diversa che non è possibile fare di tutta l’erba un fascio. L’unica cosa che posso dire è che va ascoltato dall’inzio alla fine, per potersi fare un’idea di cosa si tratta, e poi decidere se piace o fa cag**e.
Riguardo l’emozione, bé, non sono uno che si emoziona molto facilmente. Sono uno di quelli che pensano sempre alla mossa successiva, quindi per me l’album è come se fosse già uscito da tempo, da quando abbiamo finito di masterizzarlo ed ho iniziato ad ascoltarlo, e quello sì, è stato emozionante.
La tua copertina è stupenda. Il tuo nome da il titolo al disco stesso. Insomma, ci sei tu. Direi che ti sei volutamente messo in gioco in prima persona…
Guarda, senza voler passare per il martire o il supereroe di sta ceppa, ma per fare quest’album ho mollato un lavoro a tempo indeterminato e uno stipendio sicuro dopo 10 anni. Ho investito tutto quello che avevo, economicamente e non, solo in questo disco. Direi che l’ultima cosa che mi restava da impegnare era la foto di me da bambino più importante che mia madre ha da sempre e tadàn! Fatto anche quello!
Come ti senti cambiato, oggi, dagli esordi di Supercalifrigida?
Cambiato in due direzioni. Sono più focalizzato di prima, so più cose di prima, conosco e capisco più cose del “gioco” rispetto a 3 anni fa. Ma allo stesso tempo, come di certo saprai bene, più cose impari e più ti rendi conto che c’è da imparare. Quindi, riassumendo, sto naufragando trasportato dalla corrente del successo, ma attaccato saldamente alla boa della mia forza di volontà.
Il tuo sound è un meltin’pot di generi, che ami definire, dai più disparati (e disperati). Quali sono i tuoi riferimenti , chi (dacci un nome) ti ha influenzato profondamente.
Un nome su tutti non posso darvelo, non perché non voglia, ma perché non esiste qualcuno che mi abbia influenzato più di qualcun altro. Ho delle buone orecchie e c’entra di tutto qui dentro, e tutto, anche quando non me ne rendo conto, lascia qualcosa che poi, in un modo o nell’altro, si ripercuote nella mia musica. Onestamente nemmeno io riesco a rendermi davvero conto da dove prendo ispirazione. Sono come un frullatore non vedente, che non sa quali siano gli ingredienti che gli mettono dentro ma, porca vacca, il frullato è una bomba!
Attraverso #Presentimbi hai introdotto figure quali Jeeba, AleBavo, FILOQ (che abbiamo incontrato di recente). Quanto è stata importante la presenza umana e professionale di tutti questi producer e musicisti per “completare” il tuo album?
Anni addietro non sarei stato in grado di lavorare con persone come loro, con qualcuno che ne sapeva più di me e voleva insegnarmi qualcosa. Non sono mai stato (troppo) presuntoso, ma sono orgoglioso di essermi ricordato dell’umiltà negli ultimi anni. Questo ha fatto si che potessi aprirmi a quelli che sono stati veri e propri insegnamenti, consapevoli e non, che mi sono arrivati da tutti quelli che hanno collaborato a Michel.
In tipi da Club l’atmosfera è scanzonata e happy, in schifo si scende agli inferi e il mood è cupo e satanico. 2 mondi apparentemente opposti ma collegati da una feroce critica alla società.
Siamo tuttì senza speranza o hai in mente una tua personale arca di Noè?
Ahahahaha già faccio fatica a risolvere i miei di problemi, figurati se sto a pensare a quelli della società. Non ne ho la più pallida idea. Io scrivo quello che vedo, ma spesso in quello che vedo ci sono anche invischiato. Certo però, si dice che ammettere di avere un problema è già un ottimo punto di partenza per risolverlo, quindi diciamo che, se sei abbastanza ironico e consapevole di chi tu sia, da riconoscerti in qualcosa di quello che dico, allora sei sulla buona strada, per il TSO.
Ti piace anche prenderti meno sul serio. Non scherzavi quando anticipavi che acquistando il tuo disco avremmo trovato anche giochini da ritagliare e colorare. Spiegaci meglio com’è nata sta cosa? Anche l’idea della fetta di culo non era male!
Io non scherzo mai, la gente deve ancora iniziare a capirlo questo.
Il fumetto è nato dal mio odio per i dischi fisici. Non ne ho mezzo a casa, ho buttato tutti quelli che avevo comprato in passato, anche quelli regalati da amici e “colleghi”. Non è una mancanza di rispetto verso la loro musica, perché quella la ascolto in digitale tuttora, è che non ho bisogno di altri sopramobili che stiano lì a prendere la polvere (sai, io vivo l’ordine dei miei spazi come un monaco tibetano, ma questa è un’altra storia). Perciò quando è arrivato il momento di fare un disco fisico, e di non essere ipocrita, l’unica vera preoccupazione era creare qualcosa che io stesso avrei comprato. Va da se che se qualcuno tenta di vendermi il suo album, mettendolo dentro a un fumetto e dicendo che al suo interno troverò “giochini per ritardati”, io di quel fumetto me ne compro subito 10mila copie.
Ah sì, la fetta di culo! Bé, quello l’ho detto perché, non so se lo sai, ma ho proprio un gran bel paio di chiappe!
Oltre alla musica, che Michel Mudimbi c’è.
Un essere umano che ama di cuore farsi i ca**i suoi. Che non vorrebbe mai sentir parlare di quelli degli altri, né parlarne. Un figlio che cerca di godersi sua madre più che può e di farla esplodere, detonare, brillare di orgoglio. Una persona che si impegna ogni giorno a fare l’uomo e ad essere corretto con chi gli sta a fianco. Un uomo che tratta la propria donna come una regina. Una macchina da guerra che punta i suoi obbiettivi e spinge con tutte le forze che ha per riuscire ad ottenerli. Un bambino un po’ ritardato che vuole divertirsi, giocare, mangiare e stare bene con chi gli vuole bene. Un tizio che, mi dicono dalla regia, dà risposte un po’ troppo lunghe alle domande nelle interviste.
MICHEL Tour dates
14/04/17 Beba club – Roma
17/04/17 Detomalaluna – Cerignola, FG
22/04/17 The Flag – Biassono, MB
30/04/17 Liv – Bassano D. G, VI
05/05/17 Officine corsare – Torino
06/05/17 Capanno Black Out – Prato