“Il grande romanzo americano, quest’anno, lo ha scritto un italiano.”
Di fronte a questa frase in quarta di copertina, lì per lì siamo rimasti spiazzati. In che modo, un autore italiano, può riuscire a parlare in maniera credibile di un paese così diverso dal suo?
Con questa curiosità, con l’emozione di poterci gustare in santa pace l’anteprima di un esordio letterario, e anche con il timore di scorgere, tra le righe, i classici stereotipi sull’America, abbiamo cominciato a leggere.
L’autore Luca Quarin, attraverso il passato nebuloso di una famiglia del Massachusetts, in circa 230 pagine riesce a raccontare quasi sessant’anni di storia americana. La sensazione di mistero che rimane attaccata addosso dall’inizio alla fine, se da una parte spinge il lettore nella ricerca della verità, dall’altra lo invita a muoversi liberamente nel regno incerto e affascinante dell’interpretazione. Il tutto è scritto con una lingua solida, precisa, poetica ed evocativa, e con un ritmo capace di sostenere le tante linee narrative, i personaggi pieni di sfaccettature e l’atmosfera che – udite udite – di stereotipi non ne sfiora nemmeno uno.
Se è vero che, come si evince dal libro, la storia si ripete, “ Il battito oscuro del mondo” vi piacerà tanto quanto è piaciuto a noi.
Prima dell’uscita in libreria l’11 maggio, ecco un piccolo assaggio:
Il tizio buttò giù un sorso della sua birra, si pulì la bocca con la manica della giacca e poi disse che le strade della gente di colore erano sporche, caotiche, disperate. Nelle loro case non c’era nulla. Mancava il pane, l’acqua, il carbone. Nei loro secchi dell’immondizia non c’erano neanche i rifiuti.
– Hanno uno sguardo pieno di rabbia. Si capisce che vogliono essere al nostro posto. Ci guardano come se il furore fosse il loro unico mezzo di trasporto.
Face una pausa e poi domandò a John se anche lui la pensasse allo stesso modo.
– Cosa? – disse lui.
– Che è l’odio ad avere fatto grande l’America, – replicò il tizio. – La voglia di prendere il posto dell’altro. Di essere nella sua casa, nel suo letto, nella sua auto.
L’uomo finì la birra e disse che la fine dell’odio sarebbe stata la fine del futuro.