E’ passato qualche anno dall’ultima esibizione di Beth Ditto e dei suoi ex Gossip in Italia. Di mezzo lo scioglimento della stessa band da lei capitanata, ed un primo omonimo EP a testare la volontà di un nuovo percorso, un nuovo inizio a cui in questo 2017 ha fatto seguito il primo LP Fake Sugar e un tour, con tappa sabato sera al Fabrique di Milano, chè di fatto il suo debutto da solista.
Cazzo Bettina, che presenza scenica e che voce. Un live, breve ma intenso, affrontato di petto da quella Beth chè si maturata presentando le canzoni del suo primo album da sola a cavallo tra electro-pop, rock e dance ma chè sempre la stessa carismatica e prorompente (in tutti i sensi) cantante che si è esibita con grinta e passione per più d’un decennio coi Gossip.
Il motto della serata è “too much fun”. Come contraddirla.
Beth a suo agio in abito lungo Marina Rinaldi, forte di una simpatia disarmante, dialoga col pubblico delle prime file, coi fotografi e inscena più di un siparietto nelle pause. Memorabile la riproposizione, ovviamente e volutamente non riuscita, della celebre scena di Patrick Swayze che prende al volo Jennifer Grey sulle note di time of my life in Dirty Dancing. Da buoni italiani gli inseniamo anche qualche parolaccia nostrana che pare apprezzare e ricambia invitandoci a cercare sul vocabolario la traduzione letteraria di “bikini spider”. Sto ancora cercando.
Beth è forza della natura e ci conquista fin dalle prime note di Oh My God e In And Out estratte da Fake Sugar ed in una scaletta limitata dal repertorio da solista, trovano spazio, come i fan storici speravano, i ricordi della passata carriera con canzoni quali Standing In The Way Of Control e Heavy Cross ancora in grado di far esaltare il sottoscritto e il pubblico accorso e che segnano due epoche di successi.
Oltre alla padronanza della voce da cui è difficile non esser conquistati, c’è una innata e naturale presenza scenica, capace di trasformarsi prima in anima dance che coinvolge tutti in una sorta di “live ballato” sulle note di I wrote the book e Open heart surgery estratte dall’ep targato 2011, e subito dopo in personalità commuovente, capace di emozionarsi ed emozionare con i brani Lover e We Could Run.
A chiudere un’ora e poco più di concerto, Fire, il singolo più famoso tratto dall’ultimo album e prima di uscire di scena un ringraziamento gradito al suo pubblico, inneggiando lo slogan “meglio la qualità che la quantità” dopo essersi lasciata scappare una polemica velata verso un mancato sold-out.
Grazie Bettina, Grazie Regina.