Qualche giorno fa, sulla metropolitana gialla di Milano, schiacciata tra un immenso signore addormentato e un’adolescente al cellulare in lite col fidanzatino, ho cominciato a leggere Quello che non sono mi assomiglia di Gianluca Giraudo. Anche se le probabilità di farmi catturare dalla storia – in mezzo a tutto quel caos – erano pari a zero, da inguaribile ottimista c’ho provato lo stesso. Miracolo dei miracoli, grazie all’eccezionale talento dell’autore sono riuscita nell’impresa: la realtà intorno a me è scomparsa ed io sono rimasta sola con quella del libro.
Non è un caso, infatti, che tutta presa dalla lettura sono arrivata fin quasi al capolinea, ben oltre la mia fermata e molto lontano dal luogo in cui lavoro. Ma, per citare Michael Ende, questa è un’altra storia e si dovrà raccontare un’altra volta…
La trama:
Ignacio, padre, marito e insegnante ineccepibile, in un giorno qualsiasi scompare. Che fine abbia fatto nessuno lo sa, ma il vuoto che si lascia dietro spinge ex moglie, figli e amici ad interrogarsi sul passato, fare i conti con i nodi irrisolti e guardare in faccia la paura.
La struttura dell’opera è interessante: ai personaggi, legati in maniera più o meno stretta ad Ignacio, vengono dedicati in successione interi capitoli. L’utilizzo costante della prima persona – per cui, devo ammetterlo, ho sempre avuto un debole – aggiunge al racconto un’intimità che predispone il lettore allo stato d’animo giusto per accogliere, comprendere e apprezzare un finale commovente.
Ecco un piccolo estratto:
Quando mi sono guardata indietro io, più che disagio, ho provato una vertigine. Ho scoperto in pratica che tutte le cose che avevo costruito nella vita non bastavano a fare una vita, a farla esprimere completamente.
Quello che non sono mi assomiglia di Gianluca Giraudo, edito da Autori Riuniti, è disponibile in tutte le librerie.