Sono venuto a conoscenza dei Coma Cose da qualche mese, era uno di quei momenti in cui il pollice spinge di default le cose verso l’alto sul vetro dell’iPhone ma in quel caso qualcosa mi ha detto di lasciarlo lì e cliccare play. Da quel momento in poi mi sono reso conto che con Inverno Ticinese hanno fatto proprio un bel bordello perché tempo un paio di settimane ne parlavano tutti. Ma vorrei riportare il focus sul mio pollicione, qualche mese dopo finisce sulla pagina del Covo permettendomi di leggere che i Coma Cose vengono a suonare a Bolo, mi tiro dietro due amici e vado. Luca odia me e tutto quello che è Italiano/Pop/Indie/Cosediquestotipo, Paolo invece viene per beccare una tipa.
Memori di recenti esperienze del cazzo nelle quali a causa “dell’ultimo Gin tonic” siamo arrivati giusto in tempo per il bis, alle 21.45 siamo già di fronte al Covo. A quanto pare siamo arrivati prima anche dei baristi, il club è chiuso e quindi abbiamo la brillante idea di andare a bere un amaro nel bar sotto al locale imbattendoci in una entusiasmante partita a boccette tra simpatici vèz che fanno girare quelle palle da biliardo in modo talmente sexy che a momenti restiamo lì.
Entriamo nel locale, prendiamo il primo Gin tonic, Paolo becca la sua lei, il posto è murato e non riusciamo ad andare oltre i tre quarti della sala. Tantissimi addetti ai lavori. Io provo a gasare Luca dicendogli “Oh è una roba seria, guarda sul palco c’è anche una batteria”: mi offende. Da un momento all’altro i Coma Cose si tuffano sul palco e, senza convenevoli, parte la sequenza di Anima Lattina; tra me e me ho pensato: “va là che siete proprio due stronzi”.
Tutto il pubblico è li per loro e parte l’ovazione, tutti cantano, i ragazzi si caricano e prendono la spinta per sparare atri tre brani tutti d’un fiato. Per essere il quinto live lo show è incredibilmente coinvolgente, d’altronde Fausto non è proprio uno sbarbato in materia (tanti progetti alle spalle per Foolica Records e Giada Mesi di Dargen D’amico) mentre Francesca è abituata a scassare folle sotto colpi di techno e drum’n’bass. Dopo il quarto brano prendono fiato, Francesca non parla mai e Fausto chiede di dedicare la prossima a “chi augurereste il peggio” – Luca si gira verso di me ed in modo sensuale mi dice “è per te” – parte Sarajevo.
(a sinistra Luca mentre mi augura il peggio)
Seguono altri tre brani tutti di tirata, pubblico in festa fino a quando Fausto prende la parola: “Raga noi di pezzi ne abbiamo 7, scusateci”. Luca mi guarda: “Oh, Onesti.”
Da questo momento in poi parte il secondo concerto dei Coma Cose al Covo della loro carriera: il concerto dei bis. La folla in visibilio, le stories che impallano il 4G e Luca che balla come una scimmia fatta in maniera forte. Arrivano altri 3/4/5 bis non ricordo quanti, non è importante il “quanto” ma il “come”: ad ogni brano il pathos e l’amalgama tra la band ed il pubblico è sempre maggiore fino ad implodere nel timido e sbrigativo saluto finale, fatto sempre da Fausto, “Grazie a tutti”. Tutti giù dal palco, concerto finito, tutti a casa, Luca un po’ sudato che mi dice: “oh alla fine ci stanno”.
(foto credit @giorgiaredhead – Coma Cose Instagram)
Riassunto: sul palco ci sanno stare alla grande, la musica è interpretata da dio, il concerto è una bomba ma soprattutto i ragazzi sono autentici e non (limitatamente al 2018) costruiti. Luca tornerebbe volentieri a sentire i Coma Cose per la terza volta, ma l’odio verso di me rimane. Paolo invece torna a casa con un niente di fatto, ma questa è un’altra storia.