“Giovani Leoni è una seduta dall’analista”. Così gli Endrigo, band alt-rock, post punk, post grunge e post del che vi pare di Brescia descrivono il loro nuovo album, in uscita il 6 aprile per Ammonia Record. Gabriele Tura, voce e chitarra, Matteo Tura, basso, Simone Arrighi chitarra e Ludovico Gandellini alla batteria, spiegano le 9 tracce di questo lavoro, fedele a chitarre distraete e batteria pestata, dicendo che “i testi seguono un percorso che, senza rigore cronologico, vanno a cercare le ragioni profonde del malessere, fino a trovarne le radici nell’infanzia. Il viaggio culmina con il tentativo di affrontare il quotidiano, tanto banale e ordinario quanto spaventosamente lontano dall’illusione rassicurante del palco”. Palco che stanno per ritrovare, i 4 amici e compagni di suono, con una serie di date primaverili e un release party in quel di Santeria Paladini a Milano il 7 aprile.
Qual è il fil rouge tra lo Jedi, Giovanni Lindo Ferretti e “la miglior band death metal mai esistita in tutta Brescia”, tutte citazioni ai vostri pezzi?
Sono tutte immagini per raccontare il quotidiano in maniera più interessante. Un’icona indiscussa, una molto discussa e una che forse non è mai esistita.
I Ministri hanno detto che per capire lo stato di salute del rock italiano serve l’anatomopatologo: siete d’accordo?
Forse sì. E forse va bene così; se i ragazzini impazziscono per la trap è giustissimo che provino a suonare trap. Mi vengono i brividi pensando ai nostalgici che dicevano “perché i giovani oggi preferiscono i Nirvana ai Toto, dove stiamo finendo?”. Ecco, non voglio essere i nuovi vecchietti. Ognuno suoni quello che lo fa gasare e bene così, se ci estingueremo lo faremo senza aver rotto i coglioni a nessuno, a parte ai fan dei Toto.
Questa è la casa è il pezzo che cambia registro: da che esigenza nasce una canzone così, intensa e dolorosa?
E’ il testo più sincero, quello a cui probabilmente tenevamo di più. Ci piaceva dargli un vestito da una parte scheletrico e dall’altra pomposissimo. E’ un’esagerazione in ogni aspetto, sicuramente il nostro pezzo più estremo, probabilmente il migliore che abbiamo scritto per ora.
Chi è il bimbo sulla copertina e perché avete scelto quella foto?
Il bimbo è Simone, il chitarrista. La foto è saltata fuori a caso quando già avevamo deciso il titolo, Giovani Leoni, e ci piaceva l’associazione.
Raccontatemi le vostre radici musicali: che cosa si ascoltava a casa vostra quando eravate piccoli e che cosa avete amato da teen ager?
Da piccoli pochissimo rock, molto De André e in generale cantautorato classico, cose che ancora ci sono rimaste. Il primo amore autonomo è stato Eminem, poi i Green Day e da lì anni di punk e metal. L’indie italiano è arrivato dopo, al liceo. Il Ludo invece era un jazzista a cui abbiamo rovinato la vita.
La noia, l’ansia, la paura sono tutte cose di cui parlate: la musica è la soluzione possibile a tutte queste cose? E credete in qualche misura in un potere salvifico della musica, anche per chi la ascolta?
Per chi la suona qualche volta sì, soprattutto sul palco, ma il contraccolpo del vuoto post-concerto o peggio post-tour non è roba da poco. Forse più che salvare è un modo per porsi domande e sì, magari prima o poi rispondersi. Per chi ascolta invece molto spesso sì, anzi confermiamo in prima persona.
E ora il test. Abbiamo scelto per voi “Il Test per scoprire se sei paranoico”.
Comunque vada lo sono.
Molto bene, partiamo.
1. Ti chiamano per un sondaggio…
– Rifiuti: non si sa mai se sia il fisco o i servizi segreti…
– Chiedi esattamente a che scopo e per chi è fatto il sondaggio prima di rispondere
– Sei incantato/a: una volta tanto chiedono la tua opinione
La due. Ho il terrore di telefonare e in generale di conversare, mi faccio mille storie prima. Sono felicissimo di fare l’intervista scritta, infatti.
2. Rincasando in macchina, noti nello specchietto retrovisore una Cinquecento rossa che ti segue da 5 minuti
– Di certo è una coincidenza, ma la tieni d’occhio
– La cosa è sospetta: fai delle deviazioni e passi con il giallo per seminarla
– Non guardi mai nello specchietto retrovisore
La tre per forza di cose, ho una macchina talmente vecchia che gli specchietti sono solo ingannevoli e superflui.
3. Se ti capita di incrociare dei poliziotti per strada:
– Hai sempre la vaga impressione di avere qualcosa da rimproverarti
– Ti mimetizzi con un albero
– Butti via tutto
La uno e la tre, la due richiede troppa inventiva e generalmente appena mi fermano sono terrorizzato, anche se per ora mi è andata sempre bene.
4. Sulla terrazza di un caffè, noti una persona dell’altro sesso che ti getta delle occhiate parlando all’auricolare
– Ti stanno pedinando
– Ti stanno rimorchiando
– Cazzo, devo comprarmi un iPhone
Sempre bello pensare la due, sempre bello sbagliarsi.
5. Salendo sull’autobus, senti un gruppo di giovani ridere fragorosamente:
– Di certo si stanno prendendo gioco di me
– È il loro modo di reagire all’insicurezza
– Chissà che cosa hanno fumato
La uno da sempre e per sempre.
6. Squilla il telefono in ufficio ma non senti nulla quando apri la chiamata
– Sarà il capo che origlia per accertarsi che non fai telefonate personali
– Tutti gli horror iniziano così
– La tua ex o il tuo è sono degli stalker
Numero uno, metà delle cose di musica le faccio mentre dovrei lavorare.
7- Ogni giorno guardi l’orologio alla stessa ora:
– L’Universo ti sta dicendo qualcosa
– Giochi i numeri al Lotto
– Non sai manco che giorno è oggi
Tre stile di vita.
8. Non hai ricordi nitidi della tua infanzia
– Colpa di un trauma
– Colpa degli alieni
– Colpa della vodka
Ho certezze matematiche sulla uno e la tre, sulla due mai escludere.
Risultato: paranoico con deviazioni alla Fox Mulder; ti barcameni tra teorie extraterrestri e velleità da seduttore, diffidi, giustamente, delle divise ma pure, e come darti torto, dalle baby gang; la tecnologia ha, per te, un lato oscuro che ti piace guadare solo in Black Mirror. Il consiglio dell’esperto: non guardare la nuova serie di X-Files, non perché fomenti la paranoia, ma perché è bruttissima.