Popolato da donne, dalla tata Dudù protagonista di una canzone alla figlia (bellissima) che campeggia sulla copertina, Ciao Cuore (Sugar) è il nuovo disco di Riccardo Sinigallia, uscito il 14 settembre e di cui avevamo bisogno, senza nemmeno saperlo. Perché, in tempi così feroci, queste sue nove canzoni, ognuna dedicata a un personaggio e alla sua storia, sono un caldo abbraccio nel quale (ri)trovare bellezza e umanità. Anticipato dal video strepitoso della title track, con l’amico di sempre Valerio Mastandrea a farci fare mille volte reload, il quarto disco del cantautore ma anche produttore romano (nel 2016 ha prodotto La fine dei vent’anni di Motta, premiato con la Targa Tenco) è un regalo che lui “ripone con fiducia, ma anche con timore” nelle nostre mani, sperando che lo si tratti con la giusta delicatezza.
In Ciao Cuore hai dedicato Che male c’è a Federico Aldrovandi, mentre proprio oggi (12 settembre ndr) esce nelle sale Sulla mia pelle, il film su Stefano Cucchi: andrai a vederlo? E con quale emozione?
Sì, sicuramente lo vedrò, mi interessa moltissimo. L’emozione sarà densissima, perché queste vicende toccano la testa e il cuore. La canzone per Federico l’ho scritta una decina di anni fa, ma non mi ero mai sentito di pubblicarla, come se non fossi in diritto di intervenire su una vicenda così drammatica. Poi ho sentito l’esigenza di farla sentire, e anche con un certo orgoglio, come a dire che abbiamo, tutti noi, il dovere di testimoniare il nostro tempo.
Che cosa ha fatto scattare questo desiderio?
La mamma di Federico, Patrizia. L’ho cantata a Ferrara in una ricorrenza dedicata a Federico, davanti a lei, che mi ha detto che era una delle cose più belle mai scritte su suo figlio. A quel punto ho sentito la voglia di farla entrare nel mio repertorio.
Sulla copertina c’è la tua meravigliosa figlia: cerchi di indirizzare i suoi ascolti o la lascia pasticciare?
Grazie innanzi tutto, anch’io la trovo meravigliosa. Poi, sì, lascio che si intrattenga come meglio crede, con cose leggere, episodiche, anche banali se vogliamo. Sia mia figlia Lori che mio figlio Manuel sono del tutto liberi di fare gli incontri musicali che credono, tanto poi in casa tra le nostre canzoni (sue e della compagna da quasi vent’anni Laura Arzilli, musicista e co-produttrice di Ciao Cuore ndr) e quelle che amiamo ascoltare, hanno tutta una serie di altre costellazioni con le quali orientarsi.
E a te di recente che cosa è piaciuto di italiano?
Ho apprezzato molto il primo disco di Calcutta, Mainstream, meno il secondo. Io poi sono un grande fan di Iosonouncane, che credo sia ancora sottovalutato in Italia.
Ho letto che non disdegni anche la Dark Polo Gang …
(Ride) Ci sta, qualche loro traccia ogni tanto. Confermo che mi smuovono qualcosa, anche se a volte in negativo, ma, come si dice nei talent, mi arrivano.
Qual è il criterio per cui loro si e un altro che fa trap no?
Secondo me dipende dalla lealtà con cui si fanno le cose. Io sono leale con me stesso e ho la presunzione di sentirla questa responsabilità. Nella Dark Polo ho sentito verità, in altri che la imitano no. In Quentin40 la stessa cosa: ha trovato la sua cifra stilistica ed è riuscito ad essere originale senza troppe forzature. Parlando con questi artisti mi sono reso conto che la distruzione è la loro bandiera, è l’unico messaggio che arriva dalla trap e dal nuovo pop. Fanno a gara a chi se ne fotte di più. Nella prima ondata della trap era molto fico, meglio loro del pop che da 25 anni non dice niente. Però mi chiedo ora come si evolverà.
Un po’ come il punk nel ’77, no?
Un po’ azzardato, però in parte sì. Solo che chi è che fa punk, oggi? E chi parla del punk? (l’intervista è stata fatta prima che Gazzelle dicesse che il suo nuovo disco si intitola “Punk” ndr)
Come mai questo disco è così pieno di figure femminili?
Perché dialogo più facilmente con le femmine che con i maschi, le trovo più interessanti, più stimolanti. E più belle. Poi, dal punto di vista musicale, vedo che tra le donne c’è maggiore apprezzamento per quello che faccio.
Qual è il sentimento con cui consegni questo disco all’Italia di oggi?
Da un lato ho molta fiducia che verrà trattato bene, perché ci sono davvero tante eroiche persone che mi seguono da anni, con un amore che quasi mi imbarazza e che non riesco nemmeno a condividere (ride). Dall’altro ho la consapevolezza che il gusto musicale italiano, che ama una certa aggressività e pure un certo “volume a cannone”, non combacia esattamente con la mia proposta.
Sinigallia, però tu hai dalla tua uno dei più amati dagli italiani come Valerio Mastandrea …
Avevo, perché mi sa che dopo tutto quello che gli ho fatto passare con quest’ultimo video di Ciao Cuore, mi toccherà dire “Ciao, anzi addio, Valerio” (ride).