Chi sono i FANOYA? Il loro primo singolo è Ricordi gli accordi e già guardando il video si può intuire quanto si discostino dai soliti cantanti che la scena italiana ci propone quotidianamente. Nessuna storia d’amore in questa narrazione video, o ragazza tatuata, o festa esclusiva in chissà quale città, ma un anziano signore di 72 anni alle prese con se stesso.

I Fanoya iniziano a scrivere canzoni già dall’adolescenza, ma solo recentemente decidono di fare sul serio: per il loro disco d’esordio, che uscirà nei prossimi mesi, si affidano al team di Indigo Music e coinvolgono numerose personalità di spicco del panorama musicale e artistico italiano ed internazionale.

Le loro canzoni raccontano di modernità, sogni irrealizzabili, storie d’amore (in)finite, e quotidianità, attraverso ritmi distesi e rilassati e sonorità pop che rimangono in testa. Per dirlo alla loro maniera, i FANOYA parlano della “Generazione sushi figli del carsharing, stasera solo Negroni”.

Com’è nato il progetto FANOYA e perché avete scelto proprio questo nome?

Ci conosciamo da quando avevamo 8 anni, cresciuti nello stesso paesino pugliese anche se poi la vita ci ha portati a vivere altrove. Scrivevamo canzoni già da quando avevamo 15 anni e le registravamo su un vecchio mangianastri Grundig. Un paio d’anni fa abbiamo deciso che i tempi erano maturi per provarci sul serio ed eccoci qua!

Abbiamo scelto un nome che ricordasse le nostre origini, dalle nostre parti la “fanoja” era un falò che facevano i ragazzini molti anni fa, forse è un’usanza che non esiste neanche più.

Ricordi gli accordi è il titolo del vostro primo singolo. Qual è il messaggio che volete mandare con questa canzone?

Credo che la canzone quando è stata scritta non volesse mandare nessun messaggio subliminale, anche perché è stata scritta di getto, senza pensarci più di tanto, in un bar di periferia. Nasce da un perfetto mix di flussi di pensiero e Negroni bevuti nell’attesa di una persona. Racconta uno spaccato di vita ordinaria, di persone normali, a volte basta staccare gli occhi dallo smartphone e di colpo vedi intrecciarsi le vite di persone alle prese con tutti i problemi e le difficoltà del caso.

Per la registrazione del disco (Indigo Music) vi siete fatti affiancare da veri e propri professionisti del mestiere, come Fabio Rizzo (Dimartino, Eugenio in Via di Gioia, Carnesi) e Donato di Trapani (Nutini, Carnesi, Dimartino). Cosa vi aspettate dall’uscita del vostro primo album?

La scelta del produttore artistico, come diciamo sempre, fa la differenza e noi in questo caso ci siamo affidati al team di Indigo che si è appassionato fin da subito al progetto. Abbiamo vissuto quasi due mesi a Palermo e ci siamo sentiti veramente a casa. Dall’uscita del nostro primo disco, invece, speriamo ci possa far suonare live il più possibile.

Vi rispecchiate anche voi nella generazione sushi, Negroni e carsharing?

Beh, crediamo che lo siano un po’ tutti quelli della nostra generazione, compresi noi, altrimenti non avremmo avuto il diritto di parlarne con quella malinconia agrodolce che è un po’ il sentimento portante del disco.

Il video del singolo, scritto e diretto da Gaetano Narducci, ha un protagonista d’eccezione: Haruhiko Yamanouchi, che ha lavorato con mostri sacri come Wes Anderson, Dino Risi, James Mangold. Una scelta originale e fuori dagli schemi, che spezza il filone dei video incentrati su ragazze indie o coppie di innamorati. Come è stato lavorare con questo artista?

Hal è un professionista eccezionale ed è stato un grandissimo onore passare del tempo con lui. La prima volta che lo abbiamo incontrato siamo rimasti spiazzati dal suo modo gentile e garbato di approcciarsi al progetto. Poi è stato merito del regista Gaetano Narducci che ha saputo gestire al meglio un attore di questo livello.

Secondo voi il costante utilizzo dei social network crea delle barriere tra le persone, ad esempio quando si sta condividendo un momento conviviale come l’aperitivo?

Noi facciamo parte di quella generazione che ha vissuto appieno l’era pre e post social. Probabilmente sì, ora i social creano anche delle barriere, siamo sempre tutti col telefono in mano, però bisogna anche ammettere che musicalmente parlando sono qualcosa di imprescindibile, si dimostrano a volte uno straordinario veicolo di opportunità soprattutto per band emergenti come la nostra.

“C’è gente che non ha mai avuto un presente”, cantate in Ricordi gli accordi. Cosa significa questa frase?

Sono quelle persone che non amano quello che stanno vivendo, che fanno un lavoro che non gli piace e hanno sempre il pensiero di scappare altrove, chi sceglie di vivere attraverso convenzioni che poi diventano prigioni.

Quali sono gli ingredienti che costituiranno il vostro album d’esordio?

A livello musicale ci siamo diverti a fare un blend tra i classici suoni vintage (batterie Ludwig e basso Fender) e una miriade di sintetizzatori analogici e digitali. Dobbiamo ringraziare uno dei due nostri produttori Donato Di Trapani che con il suo parco tastiere ci ha fatto sentire come dei bambini al luna park.