Il mio primo tatuaggio risale a più di 20 anni fa. Ne avevo 14 e con il mio fidanzatino decidemmo di tatuarci le nostre iniziali in cinese (vabbè erano gli anni ‘90 e andavano di moda insieme ai tribali). Andando a cena con mio padre al famoso ristorante cinese “Da Pino”, come vi ho raccontato la settimana scorsa nel “Prologo”, ho poi scoperto che in realtà quell’ideogramma sulla mia pancia, significa fucile e non Stefano!
Ma cosa importa? Per me rimarrà sempre Stefano, il primo amore.
Da quel giorno in cui facemmo di nascosto dai nostri genitori questo tatuaggio, non ho più smesso e anzi, ne ho pieno il corpo ed è per me diventata una vera passione.
Ho fatto da cavia a molti amici che volevano iniziare la loro carriera di tatuatore/tatuatrice ed è per questo che alcuni sembrano quelli di una ex galeotta. Ne vado fiera e li sfoggio con molta soddisfazione perché sono ricordi indelebili sulla mia pelle e, per il momento, anche nella mia testa (perché se dovesse venirmi l’Alzheimer come mia nonna, non servirà a niente averli).
Questi “scarabocchi” raccontano di me, di chi ero, in cosa credevo, a chi ho promesso amore eterno, chi l’ha promesso a me e poi è andato via, raccontano le mie passioni, i miei dolori e le mie sconfitte, le mie vittorie, di semplici aneddoti, di storie della mia famiglia e delle mie radici.
Ricordo di una particolare materia d’esame all’università (“Architettura del Paesaggio”) che spiegava come il paesaggio fosse fondamentale per conoscere la storia di un paese. Ecco per me i tatuaggi hanno lo stesso significato. Raccontano a chi li guarda, di noi e della nostra storia.
Da qualche mese ho iniziato a tatuarmi la schiena da Lucille, una cara amica conosciuta a Milano. Insieme ad altri ragazzi ha aperto in zona San Gottardo un posto incantato dove vado a farmi i capelli e a tatuarmi.
Amazing hair for amazing girls! @8giuliadiana8 ⚡️️ Look by @giampaolo_roots ️
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Vi dicevo della mia schiena: sto soffrendo tantissimo per realizzare un disegno che raffigura la Madonna dell’Arco (simbolo indiscusso di Napoli, la mia città del cuore) e San Giovanni Battista (icona religiosa che stava nell’androne d’ingresso della mia casa a Napoli dove ho vissuto e lavorato). Queste due figure si guardano e lasciano alle spalle la tempesta della loro vita; lei, con il cuore trafitto e una lacrima sul viso accoglie un nuovo cuore e il nuovo amore che lui le sta donando.
Il dolore fisico provato nel completarlo è però direttamente proporzionale alla mia gioia, perché questo “pezzo” mi tiene legata a Napoli ed è una dedica d’amore al mio fidanzato che si chiama Giovanni Luca.
Ho passato 24 ore a Sanremo e meno male, perché una settimana intera co sto' stress addosso non l'avrei fatta manco pagata! Il mio amore @ghemonofficial è stato bravissimo e sono tanto fiera di lui. Io comunque per una volta nella vita sembro altissima!! Grazie @elanvivienne per la foto #SEITANtoFICA #sanremo2019 #love #veganlife
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Quello invece a cui sono legata di più è il cerotto, fatto a Barcellona in uno squat occupato, nella stanza del mio amico Manuel. Fu Elena, la sua ex fidanzata, a sperimentare le sue doti di disegnatrice, seppure in una condizione igienico sanitaria tragicomica. Era il primo tatuaggio che Elena realizzava su una persona, fatto male, malissimo, brutto e con le linee tutte storte ma per me rimane un capolavoro carico di significato e significante.
Sicuramente tutto poco veganfriendly, ma certe cose ancora non le sapevo e mi informavo di giorno in giorno.
Era una continua scoperta… Imparavo e ancora imparo!
Dopo quell’esperienza in Spagna, mi ero ripromessa che non avrei mai più fatto da cavia. Fino al mese scorso. La mia migliore amica Francesca è venuta a trovarmi a Milano e una sera, prese dall’entusiasmo, ci siamo guardate e abbiamo pensato di fare un bel tatuaggio: il suo secondo!
Raffigura una casetta, come se l’avesse disegnata una bambina. Per noi è il simbolo della nostra amicizia, della nostra casa (abbiamo vissuto insieme per 8 anni) e del nostro legame.
Ho su un braccio, diversi “simboli” di Frida Khalo, pezzi dei suoi quadri, fatti con la tecnica dell’handpoke da Anastasia, un’altra amica milanese, metà russa e metà americana.
Insomma, il tatuaggio per me è un rito vero e proprio, una fotografia eterna di pezzi di vita.
Premetto che sono contraria all’utilizzo di creme anestetiche perché sono medicinali. E poi perché, ragazzi, un po’ bisogna soffrire dai!
Esistono ormai marche di inchiostri totalmente vegetali, creme e prodotti per l’after-care non testate e senza derivati animali.
Purtroppo in Italia non è così facile trovare tatuatori vegan o che utilizzano tutti gli strumenti 100% cruelty free.
Il consiglio è semplice: informatevi prima e discutete di questi aspetti con il vostro tatuatore di fiducia, è possibile fare un tatuaggio etico, libero dalla sofferenza animale, ma bisogna trovare l’artista sensibile al problema e che sia disposto a impegnarsi nel trovare i prodotti giusti. Potete scegliere il vostro tatuatore preferito e chiedergli di usare i prodotti che desiderate utilizzare.
Perciò, è arrivata l’ora di darvi qualche informazione importante per fare un tatuaggio veganfriendly, cliccate sui nomi per visualizzare i prodotti:
Inchiostri
Eternalink
Intenze (hanno un kit colori approvato dalla PETA)
Unguento durante l’esecuzione, disinfettanti e fogli per lo stencil
Schiuma detergente pre tatuaggio Hustlebutter
Crema durante il tatuaggio Hustlebutter
Crema per applicare lo stencil Stencil Stuff
Fogli per stencil Spirit Tattoo Products
Prodotti per l’after-care
Crema durante il tatuaggio Hustlebutter
Oppure, per chi non volesse utilizzare creme, consiglio lavaggio con sapone neutro Balm Vegan Gel
Tre volte al giorno, ma mi raccomando, non fate come me, non staccatevi le croste! 😉