Quello che segue è un capitolo a parte (in tutti i sensi) perché i miei capelli ne hanno viste di tutti i colori.
Sono sempre stata una ragazzina eccentrica e con stile. Non seguivo la moda, io la facevo (semi cit. La grande bellezza).
Ho avuto le treccine chiamate “braids” (quelle tipiche africane), la testa rasata a pelle, il taglio di Keith Flint (il cantante dei Prodigy), un ciuffo a onda anomala versione Malgioglio.
Questa è solo una parte delle mie mille acconciature.
I colori? Tutti quelli esistenti!
Rosa, giallo Solero (il gelato anni ‘90), arancione, rosso, azzurro, verde prato, verde smeraldo, bianco, verde evidenziatore, viola, ecc. ecc.
Mi annoiavo e mi annoio tutt’ora a vedermi sempre uguale, ecco perché i miei poveri capelli hanno subìto questo trattamento “speciale”.
Per i miei genitori era un incubo: mia madre soprattutto, riusciva ad accorgersi dei miei cambiamenti addirittura al buio, quando rientravo a casa di notte e ogni volta era una litigata. Ricordo che quando portavo i capelli rasati, era capace pure senza luce, di indovinare se li avevo accorciati di mezzo millimetro.
Come per i tatuaggi, argomento del precedente articolo, ogni cambio di colore o taglio era un pianto infinito di mia mamma che mi urlava contro quanto si fosse impegnata per farmi bella e io mi rovinavo.
Non chiedetemi come, ma tutt’ora riesce a scovare pure un puntino in più tatuato sul mio corpo. Incredibile, manco un detective! Diciamo che oggi siamo arrivate ad una sorta di tregua: più o meno le piaccio, anche se non mancano punzecchiate in cui mi ricorda puntualmente quanto sarei stata più bella se non avessi fatto tutte ‘ste “cazzate”.
Dopo anni di psicoterapia sono riuscita a formulare una risposta soddisfacente: “Se solo tu non me lo avessi vietato, io forse non mi sarei fatta tutto questo”. Ma, come per la bruttissima storia delle farfalle, di cui vi ho parlato nel Prologo, non siamo nella sede consona per approfondire queste annose problematiche.
Comunque, premesso questo, ho scoperto che esistevano prodotti non testati sugli animali e veganfriendly, verso la fine del liceo, quando in un viaggio a New York, scoprii la Manic Panic una marca molto estrosa di tinte per capelli.
Le uso ancora oggi, ma fortunatamente col tempo si sono aggiunti diversi altri brand come ad esempio Arctic Fox Hair Color.
Anche la normativa europea è cambiata e i prodotti non possono, per legge, essere testati sugli animali. “Cruelty free” però non significa vegan perché l’articolo può contenere derivati di origine animale come miele, proteine della seta o proteine del latte. Vorrei precisare che sono vegana e quindi mi interessa molto che una cosa sia “naturale” ma non sono affatto contraria all’utilizzo di sostanze chimiche. Preferisco di gran lunga un prodotto fatto in laboratorio senza utilizzo di derivati animali (e ovviamente non testato) ad uno naturale (miele, latte, seta, ecc.) che invece dietro nasconde una qualche forma di crudeltà.
Ho cambiato mille parrucchieri e portavo sempre da casa i miei flaconi e flaconcini. Da qualche anno invece, a Milano, frequento Roots, lo stesso posto dove vado a tatuarmi: Giampaolo il mio parrucchiere di fiducia, ha acquistato per me la linea di decolorazione e tinte Manic Panic e utilizza per shampoo, balsamo, maschere ristrutturanti e prodotti per la messa in piega la marca R+CO.
Vivendo tra due città non poteva mancare il mio parrucchiere di fiducia partenopeo.
A Napoli vado sempre dai ragazzi di Bassani Space in centro, proprio vicino a Piazza del Gesù. Loro utilizzano solo prodotti Davines (cruelty free e vegan – tranne 5 prodotti che contengono cheratina, cera d’api e pappa reale. Cliccando qui su FAQ potete accedere alla pagina di Davines dove trovate i nomi dei prodotti non vegan.
A casa invece utilizzo (anche per corpo e viso) Intra, Phitorelax, Maria Nila e la sopracitata R+CO che compro direttamente in negozio o sul sito di Roots.
Però, posso dirvi una cosa? Quando non avete voglia di stare lì a sistemare i capelli o passate quel periodo, come definirlo..?Avete presente quando decidete di farli crescere e sembrate un pene che cammina? Beh, utilizzate fasce e turbanti. Alcuni molto belli potete trovarli da Le Sartes o da Sara Bolla (moglie di quel figo di Gianluca Gazzoli).
Ah, ricordatevi di chiedere di non usare lana e seta per realizzare i vostri turbanti 😉