Questa è stata la mia primissima partecipazione al Nice Jazz festival ma in realtà il colpo di fulmine, l’innamoramento, con questo importante evento che esiste dal 1948 (come capeggia il manifesto ufficiale) era già avvenuto nell’estate del 2016 – ospiti annunciati Massive Attack, Youssou N’Dour, Parov Stelar, Hyphen Hyphen tra gli altri – quando tragicamente, quel 14 luglio, due giorni prima dell’ouverture e della mia partenza, la città di Nizza, il più grosso centro metropolitano e multiculturale del sud della Francia, piombò, in pochi attimi di follia, nel vortice di un attentato, con epicentro a pochissimi metri dalla sede della manifestazione, che tutti purtroppo ben ricordiamo e che portò quell’edizione non solo per problemi di sicurezza ma per rispetto alle vittime, ad essere annullata a favore di un rigoroso silenzio.

Dall’anno successivo, l’NJF, unico nell’unire la tradizione Jazz alle sonorità contemporanee, in una sorta di cocktail perfetto, con una forte tradizione di base ma rivisitato nel tempo, ha ripreso con piene forze il suo cammino e da pochi giorni s’è conclusa la sua 70a edizione dei record. I numeri parlano infatti chiaro: due sold out nelle tre principali serate con 10mila spettatori ad assistere agli show della giovane popstar Angelè prima e della celebre e colorata formazione losangelina Black Eyed Peas capitanata da Will.i.am e Taboo, orfana si di Fergie, ma che ha portato in scena tutti i capisaldi del loro repertorio, per una party dance, fuori dal coro, simbolo di questa apertura a confini musicali distanti, differenti, dall’origini jazz del festival stesso.

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Attorno a questi “Big” d’alta classifica, una line up ben congeniata, con importanti, storici e nuovi, volti della scena internazionale nel Place Massena main stage e con opening act al Theatre de Verdure affidato ogni sera ad un artista emergente dell’ambiente Jazz contemporaneo, vedi l’inglese Nubya Garcia e il suo saxophone e KokoroKo forti del successo del loro debut ep.

 

Ci si ritrova quindi con piacere a godere, oltre alla brezza marina della Cote D’Azur, della presenza scenenica di Masego, delle doti canore di Jacob banks, dell’esuberanza artistica del giovane gruppo Ezra Collective e della brand new di casa Ninja Tune Jordan Rakei (li vedrete presto solcare i palchi dei più importanti festival, ndr.), come della classe eterna di Nile Rodgers e di Neneh Cherry o delle sonorità elettroniche ed enigmatiche del duo parigino The Blaze.

 

Nile Rodgers ha veramente prodotto tutti e di tutto. E’ una leggenda, l’uomo dei record, e un medley portando in scena pezzi iconici degli Chic quali GoodTimes omaggiando lo Studio 54, di Madonna, David Bowie, Duran Duran e sul finire “Get Lucky” prodotto con Daft Punk omaggiando il pubblico francese, ne sono la testimonianza. E poi ascoltare finalmente dal vivo quel suono unico di quella sua Gibson bianca, sempre quella da sempre, usurata dal tempo e dall’utilizzo è stato emozionante.

Neneh Cherry, ogni volta che la rivedo mi cattura, grazie anche ad un act potenziato con diversi elementi percussivi che donano tono e vigore a pezzi iconici del suo repertorio quali “Seven Second”, Woman” e ai brani del recente quinto studio album Broken Politics, frutto del suo lavoro col produttore Four Tet e collaborazioni per citarne una, con Massive Attack.

 

 

Angelè, scene di ordinaria (sana) follia collettiva tra il pubblico di Place Massena. Il suo live era attesissimo, a queste latitudini è ormai una vera popstar. Una serie di hits che l’hanno portata ad esser numero uno di vendite in Francia, a fare incetta di premi, sarà quel suo viso solare, la naturalezza nell’esibirsi, i suoni effettivamente coinvolgenti, ha fatto letteralmente breccia nei cuori dei giovanissimi francesi e non solo.

Jacob Banks e Masego impressionano per personalità, Il primo è dinamite soul, il secondo si alterna a voce, sax e utilizzo di loop station con incredibile naturalezza e padronanza. Un vero animale da palco, già consacrato tra i grandi col debut album Lady lady, che impiega ben poco a portare il pubblico dalla sua.

 

Ezra Collective scaldano l’aria e i nostri cuori fin dalle prime ore del festival con il loro jazz moderno contaminato da afrobeat, pura magia misto energia. Il Batterista è il frontman della band e si sente: tecnica soraffina, un ensemble con la sua batteria che sembra letteralmente danzare (Guardatevi qualche video su youtube) in un live ch’è di fatto una jam session fatti di sguardi tra i componenti, di accelerazioni improvvise per poi rallentare di colpo per portare il tutto nuovamente ad un ritmo “naturale” che naturale non è.

Ed infine i The blaze con il loro sound elettronico delicato, sopraffino, toccante, come sulle note di “Queens”, compongono la colonna sonora perfetta al calare della notte su questo festival estivo a pochi metri dal mare, che rinnovandosi, continua a far la storia.