La storia, le origini, il tuo nome. Perché Indian Wells?
Indiand Wells è un torneo abbastanza famoso nel circuito tennistico, il nome l’ho preso da li, anche perché il mio primo album uscito su bad panda records nel 2012 era a tema appunto tennistico. I suoni erano per buona parte sample che avevo preso dal tennis.
E ami anche ironizzare questo mondo, menzionando sulla tua pagina facebook Bjorn Borg, John McEnore, Andrè Agassi, Martina Navratilova, Staffi Graff come membri del gruppo insieme ad un certo Pietro Iannuzzi.
Ahahahah (ride). Si, ironia a parte, è nato tutto da quel mondo, poi, col tempo, il mio percorso si è evoluto fino a proporre cose diverse come ora.
Ci siamo conosciuti di persona durante ELEVA FESTIVAL dove ti sei esibito live. Com’è stata questa tua esperienza a Reggio Emilia e in questo contesto.
Mi sono trovato benissimo, il posto è davvero notevole e ho chiesto ai ragazzi se fosse una location riconvertita e utilizzata tutto l’anno e mi hanno risposto che invece viene utilizzata solo in questa occasione. E’ un peccato, dovrebbero essere spazi riempiti con qualsiasi forma d’arte, musicale e non.
Concordo, è un ex Mangimificio a cui viene ridata vita e splendore grazie ad iniziative come queste. Tu, che ti esibisci spesso all’estero, credi sia una prassi più diffusa quella di recuperare aree dismesse, e che in Italia ci sia ancora tanta strada da fare in tal senso?
In Inghilterra ed in Germania ad esempio hanno questa cultura diffusa di recuperare e rivitalizzare ciò che esiste già, piuttosto che costruire delle nuove strutture, quindi si in quel senso c’è ancora lavoro da fare.
Per quanto riguarda invece le situazioni, in particolare i Festival più strutturati, si sono allineati bene a quello che c’è all’estero. Si stanno facendo passi nella direzione giusta ma come nel caso di Eleva ci vuole il supporto delle istituzioni.
Rimanendo all’estero. Hai fatto l’album launch party all’Archspace di Londra e il tuo nuovo disco “Where the world ends” è uscito sull’etichetta losangelina Friends of Friends.
La scelta dell’etichetta è stata fatta di comune accordo con Bad Panda, per la crescita dell’artista e del progetto stesso. Tra parentesi non mi aspettavo una loro proposta, tra le tante, essendo storicamente una realtà down tempo. Era una bella opportunità che andava colta come il poter fare un release party a Londra. Sono davvero molto felice.
A questo punto ci vuoi raccontare il tuo nuovo progetto? Il titolo rimanda anche alle tue origini, al tuo territorio.
Si nasce da lì, nel senso che io sono nato e cresciuto in un piccolo paesino di mille abitanti , abbastanza isolato e situato all’interno del parco nazionale del Pollino, in Calabria.
Il titolo nasce proprio dal fatto che fino ai vent’anni ho vissuto in quei luoghi e sostanzialmente e fisicamente il mio mondo era confinato dalle montagne che circondavano il posto in cui vivevo e ho avuto la forza mentale, e una serie di casualità, che mi hanno poi portato a conoscere il mondo oltre i miei “confini”, per accrescere anche la mia persona.
E questo andare oltre i tuoi confini si sente anche nelle tue sonorità?
Quest’ultimo lavoro rispetto i precedenti è più ritmico, più spinto, c’è un’evoluzione. Un cambiamento anche in questo senso, se pur un processo totalmente naturale. Era un passo che sentivo di dover fare.
Aggiungo, questo significato si vede anche nel tuo “Mountains Trailer” che introduce il tuo LP. Quelli che vediamo sono i tuoi confini territoriali, non sono paesi nordici come il nostro immaginario potrebbe indurci a credere.
Si esatto, è stato girato nel parco nazionale della Sila, sul lago Arvo, un lago turistico bellissimo, con la volontà in primis di mostrare i posti da cui vengo e a cui sono legato e quando siamo andati ad effettuare le riprese abbiamo avuto la fortuna di trovarlo completamente ghiacciato. Questo fattore ha dato una visione e dimensione diversa da quello che uno si poteva immaginare da un paesaggio in Calabria e serve anche per dire che abbiamo dei luoghi meravigliosi al sud come in tutta Italia e basterebbe poco per valorizzarli, senza grossi budget, come nel nostro caso.
Un’ultima domanda che a questo punto mi viene spontanea. Se dovessi pensare ad un set speciale in un luogo altrettanto speciale, opteresti per la tua Calabria o andresti oltre i confini tipo in America. E con che artista vorresti condividere questo momento?
Guarda, in realtà ho avuto grandi soddisfazioni in posti molto diversi tra loro, che fosse un set open air in campagna o un live in un luogo industriale come Eleva Festival. Non è tanto il luogo fisico, ma le vibrazioni che percepisci. Se dovessi pensare ad una persona in particolare, dire James Holden, artista che da sempre stimo. Un eroe musicale, uno di quei personaggi che in musica ha innovato. Sarebbe bello…magari….un giorno.