Nell’era dell’apparire ovunque e in ogni modo possibile, Barriera riesce ad identificarsi con la sua musica, con le sue immagini, con l’alfabeto tragico con cui racconta le sue storie in cui ognuno di noi si può ritrovare per poi perdersi profondamente.

Barriera è un cantautore elettronico moderno che parla da luoghi a lui cari della periferia nord di Torino ma che in realtà
potrebbero essere di qualsiasi altra città italiana, e canta, nel suo omonimo debut ep che un ep in fondo non è, di ciò che divide le persone. Barriera ha confuso l’amore con la vita e nei tre singoli che ci racconta traccia dopo traccia – di cui sono stati realizzati tre videoclip in stretto legame tra loro – ritroviamo solitudini, separazioni, incontri che non avvengono mai… perché nelle nostre città i sentimenti ineffabili si perdono.

Ringhiera
Ringhiera è un pezzo che ho scritto tre anni fa, dopo l’incontro con una ragazza che aveva paura del buio e che, naturalmente, abitava in una casa di ringhiera. Le case di ringhiera sono questi piccolissimi appartamenti a cui si accede dal ballatoio, un’edilizia popolare che risale ai tempi in cui le fabbriche aprivano una dopo l’altra. Insomma, era un posto abbastanza decadente e pericoloso, ma per qualche motivo anche molto suggestivo. La prima versione era una ballata molto classica chitarra e voce, ma quasi da subito avevo capito che era un pezzo da suonare al piano. In studio poi Massimo (De Vita, il produttore dei brani) ha tirato fuori questo suono spaziale, un po’ come se quelle due persone fossero state da sole nell’universo. E’ una cosa presente anche nella canzone, e sicuramente è una cosa che ho provato la sera in cui sono entrato in quella casa.

Ringhiera – il video
Per il video di ringhiera volevo un concept forte, che si esaurisse in una sola location. Mi sono affidato a un’immagine che si trova in uno dei miei film preferiti, L’Eclisse di Antonioni. L’idea era quella di studiare e dilatare la scena in cui i due protagonisti si baciano con una vetrinetta a dividerli. Nonostante l’apparente semplicità, è stato molto complicato trovare il posto adatto a girare, perché le case di ringhiera più suggestive sono anche tremendamente piccole. Per evitare riflessi e flessioni strane, abbiamo usato una lastra di vetro infrangibile, non plexiglass o altro, fissata su una base di legno con rotaie, che potesse dare l’illusione della caduta del vetro in sicurezza. La parte più divertente però sono stati i casting. Ho fatto limonare almeno una decina di persone con muri e finestre per circa tre settimane. Alla fine sono stati scelti Matteo e Alice, di cui non sarei potuto essere più contento.

Collina
Una sera di fine estate al Cap10100. Eravamo io e tre amici, di cui uno francese e un altro indiano. C’era il concerto dei Winstons dentro, ma noi per qualche motivo eravamo in un mood troppo riflessivo per entrare. Siamo rimasti fuori a parlare di amore e morte in inglese, francese, italiano. Io venivo dai due mesi più duri della mia vita recente, in cui avevo rincorso un amore disperato per quattro o cinque città diverse, arrivando sempre a un passo dall’aversi per poi rovinare tutto in pochi attimi. In quell’agosto avevo anche letto per la prima volta Il diavolo sulle colline di Pavese, che mi riportava ai luoghi di Torino in cui quella storia era cominciata. Il pezzo è cambiato tantissimo in studio, ed è passato da un 6/8 a un 4/4 con cassa dritta. Nella coda si trova un sample della chitarra originale del provino, opportunamente distorta e rovinata per essere diabolica al punto giusto.

Collina – il video
Dopo la trasformazione del pezzo in studio, volevo che il video di Collina fosse una festa, e magari anche un po’ anni 80. L’idea era di prendere a piene mani da Donnie Darko, il film che più di tutti parlava di adolescenza, amore e morte: tutti temi che si ritrovano nella canzone. La storia degli scheletri l’avevo anche vista nel corto di Spike Jonze Mourir Auprès de Toi (https://vimeo.com/31005042), e da lì me l’ero portata dietro. Avevo già girato delle cose in una festa, ma sempre in maniera corsara, dovendo sgomitare per filmare scene che difficilmente risultavano intellegibili. Qui volevo provare a riempire un party di comparse, in modo da poterle dirigere e girare in un piano sequenza. E’ stato un grandissimo lavoro di squadra, ancora più degli altri video, e per portarlo a termine abbiamo organizzato una vera festa di Halloween, in cui prima abbiamo girato i due ritornelli e poi abbiamo dato il via alla musica. Una grande impresa corale.

La città mi fa terrore
Il pezzo scritto per ultimo dei tre, ma anche il primo ad essere registrato. Più tempo ci passavo dentro e più mi sembrava che Torino fosse una città con dei conflitti sopiti, un’aggressività nascosta che si manifestava in molti modi diversi. La cosa bella è che negli ultimi tempi questa guerra urbana è uscita fuori ancora con più forza. Il punto è tutto attorno alla frase “assomiglierò più a quelli oppure al Circolo dei Lettori?”. Essere da studente in una città e avere delle velleità artistiche ti porta in quella situazione in cui non sai più se sei dalla parte della barricata in cui vorresti essere. Io mi sento dalla parte del pakistano che cerca di tirare avanti e abita a Corso Giulio Cesare. Non è che avrò sbagliato lato?, mi dicevo. Il pezzo è stato molto lavorato in studio. Ne esiste anche una early version veramente improbabile, tutta cantata in autotune e piena di glitch. Alla fine abbiamo capito che dovevamo togliere piuttosto che mettere, e il brano è diventata una canzone che potrei tranquillamente cantare piano e voce.

La città mi fa terrore – il video
Erano le quattro di notte, e tornavo a casa insieme a una carovana di persone passando per il mercato di Porta Palazzo. I mercatari con le torce preparavano già i banchi per la mattina dopo, e lì ho capito che prima o poi avrei girato qualcosa in quella ambientazione notturna. La storia della ragazza che ha paura a tornare a casa di notte, e che viene seguita da un mostro minaccioso è venuta quasi naturale. All’inizio l’avevo abbozzata per un cortometraggio, ma poi era stata accantonata e ha trovato realizzazione per questo videoclip. Gli effetti visivi sottolineano una realtà distorta che sta tutta nella testa della protagonista, che non sa più distinguere tra buoni e cattivi, e che alla fine è la vera villain della storia. L’ultima inquadratura è girata in Barriera, e quello è il mio preferito tra i murales di Millo.