In un momento in cui schiviamo almeno una videocall al giorno, facciamo lo slalom tra allenamenti a distanza e condivisioni di pizze fatte in casa, pensare al coordinamento dei Baseball Gregg tra l’Emilia e la California ci sembra meno lontano del solito. La band, formata da Luca Lovisetto e Samuel Reagan, ha pubblicato Calendar: A Compaion Book, l’ultimo album per La Barberia Records accompagnato da un libro.
Nel 2019 abbiamo pubblicato una canzone al mese – raccontano i Baseball Gregg– Ogni mese Eli Wengrin ha realizzato una copertina per ciascun singolo; noi abbiamo scritto un piccolo saggio di accompagnamento alla canzone. All’inizio del 2020 abbiamo chiesto ai nostri amici se avevano parole, fotografie, poesie o disegni che volevano condividere e che, in qualche modo, erano collegati a Calendar. Tutti i contributi sono stati compilati in questo libro.
Abbiamo già parlato del bedroom-pop del duo italo-californiano, così in occasione dell’uscita del nuovo album abbiamo scelto di fare due chiacchiere direttamente con loro.
Ciao ragazzi, come state?
Sam: Bene, sono un po’ preoccupato per il Coronavirus, però per adesso qui in California siamo piuttosto lontani dalla situazione italiana.
Luca: Io sono a casa da una settimana esatta oggi, ormai la percezione del tempo ha cambiato completamente forma qui.
In questi giorni di caos in Italia vi ho pensato. È un momento in cui ci si deve adeguare a nuove abitudini, soprattutto chi è nuovo a svolgere certe attività a distanza. Voi in questo siete ben preparati, come gestite la stesura e registrazione di un disco tra Bologna e la California?
Luca: Beh, è una logistica ben rodata oramai.
Sam: Uno di noi registra un demo su Logic con lo scheletro del brano e un accenno di produzione; quando ci sentiamo abbastanza confident al riguardo mandiamo il file della canzone all’altro per finirla. Lavoriamo così di solito.
Luca: Sì, solo in rari casi abbiamo “scritto” insieme dei brani. Tendenzialmente la regola è che uno scrive il pezzo, e l’altro produce.
Calendar è il vostro nuovo album e raccoglie 12 pezzi usciti a scadenza mensile per tutto il 2019. Ammetto che mi ha ricordato l’abitudine di Sylvia Plath nello scrivere un numero preciso di pagine ogni giorno. Avete riscontrato delle differenze nella creatività con questo metodo più rigoroso?
Sam: È stato più stressante lavorare con delle scadenze, ma non ho mai avuto così tanto stress da mettere la testa nel forno.
Luca: Sono convinto che le scadenze incentivino la creatività, in quanto questa è per la maggior parte una funzione della produttività. In questo caso erano scadenze pubbliche, quindi ancora più inderogabili. Creatività però non è necessariamente sinonimo di qualità, e dopo un anno passato a fare musica in questo modo ora mi piacerebbe tornare ad un approccio più rilassato ed aleatorio.
Si può dire che vi ha consentito di avere più tempo su ogni singolo brano e riprenderne anche quelli del 2009, un po’ come se fossero dei singoli sciolti l’uno dall’altro?
Luca: Sì, inizialmente l’idea era quella di un mixtape composto da singoli dedicati a nostri amici. Ha preso poi piede l’idea di realizzare un album che avesse come temi lo scorrere del tempo e la nostra vita come creature sociali, e a questo scopo abbiamo ripescato alcuni brani più vecchi (come Slow, che è del 2009, ed esiste ancora su internet nella bellissima versione demo che Sam ha registrato a 16 anni) per realizzare questa visione.
Una delle cose belle di Calendar è che ogni pezzo pubblicato è stato accompagnato da una descrizione. Un piccolo testo, che aiuta il pubblico a entrare nel contesto e creare empatia. Quanto è importante per voi comunicare con i vostri fan?
Sam: Spesso le nostre canzoni sono ispirate dagli eventi della nostra vita, ma talvolta nell’atto di scrivere i brani è facile smarrirne il significato. Volevamo portare alla luce alcuni racconti ed episodi legati alla scrittura dei pezzi e condividerli con chi ci ascolta.
So che in Giappone siete molto amati, ma è vero che in Corea del Sud andate forte nei video tutorial makeup?
Luca: Sì, non so come sia successo ma è così. Regatta e altri brani sono diventati dei classici dei beauty vloggers in generale su YouTube.
Tornando a parlare del coinvolgimento, per Calendar avete chiesto ai vostri amici di condividere con voi parole, fotografie o disegni collegati al disco. Ne è venuto fuori un libro ricco di materiale. Siete soddisfatti?
Sam: Sì sono molto soddisfatto. È stato bello ricevere sguardi e opinioni dai nostri amici e inserirli in un libro. Noi come gruppo siamo formati da due comunità diverse, in Italia e in California, ed è bello che queste si siano incontrate nel libro.
Il vostro è un esempio perfetto di come gli user generated content possano dare ancora più valore a una pubblicazione, anche offline. Siete d’accordo?
Sam: No, non sono d’accordo, non siamo un’agenzia di social media. Siamo due regaz che facciamo le cose che vogliamo fare.
Luca: Più che di user generated content parlerei di friend generated content; se c’è una cosa che abbiamo imparato nell’ultimo anno è l’importanza di fare le cose insieme, una transizione dalla filosofia del DIY al DIT (doing it together).
L’album è composto da 12 pezzi che corrispondono ai mesi dell’anno. Non so voi, ma io ho sempre un mese più preferito (settembre) e uno meno preferito (novembre). Quali sono i vostri?
Sam: A me piace aprile, non mi piacciono né dicembre né gennaio.
Luca: Il mio mese preferito è giugno, mentre non mi piace molto gennaio.
Ultima domanda, un po’ esistenziale: non ci fosse internet, cosa ne sarebbe dei Baseball Gregg?
Sam: Se non ci fosse stato internet non avremmo continuato a fare questo gruppo dopo il nostro primo EP, e forse non saremmo stati neanche amici.
Luca: In generale, se non ci fosse internet: che ne sarebbe di noi?