Quando ho letto questo track by track, ho pensato che non sono state tantissime le volte in cui un artista ha scelto di regalarci sprazzi così reali della propria vita. Marco Diamubeni, in arte BLCKEBY, ha traslato il suo LP “Inner” (uscito per la label milanese doubledoubleu music) in frame che compongono una pellicola viva e pulsante. Ci sono gli amici e l’amore, dentro queste tracce che passano in modo fluido da mood più delicati e onirici a momenti che si lasciano andare ai bassi potenti all’ispirazione dance, ma c’è anche la famiglia. Più forte di tutte, c’è la diapositiva della mamma di Marco, che entra nella sua stanza ed inizia a ballare sul vive africa di “Origin’s Riddim”. Ma basta con questo mio ruolo da intermediaria: trovate il racconto di “Inner” qui sotto, spiegato dal suo autore e protagonista, un giovane producer romano che ha il dono di prendere gli eventi della sua vita e plasmarli in musica elettronica di ottimo livello.

 “Questa è la maxi storia di come la mia vita è cambiat…” No. É solo la  mini-storia di come sono arrivato a comporre questo mio lavoro che oggi vede la luce. Spero vi intrattenga e soddisfi le vostre curiosità.

ONE NIGHT IN MIDDLE JUNE
Questo brano è frutto del ricordo d’una notte d’estate: vicini e distesi dopo una bellissima serata passata in un festival dalle parti in cui vivo, ci guardavamo imbarazzati e sorridenti.. poi carezze, baci delicati.. e d’un tratto una gran paura di dire, di fare. Nulla più. Sono rimasto sopraffatto dalle intense emozioni. Non le ho mai riparlato di quel momento che però conservo come un qualcosa di prezioso e speciale.

MY FAULT
Il sample vocale della traccia dice “how could you wrap around me!?” ovvero “come hai potuto avvolgerti a me?”. Ho cercato di comporre qualcosa che riprendesse questa specie di “senso di colpa” con particolare riferimento ad alcuni legami forti che sento di aver tralasciato, che avevano bisogno del mio 100 ed invece hanno ricevuto il mio 20. “My bad. My fault.”

DO YOU?
È un brano che dedico alla mia famiglia con cui vivo un’avventura incredibile. A tutte le persone che in un modo o nell’altro mi hanno aperto il loro cuore e che ho l’onore di chiamare Amici. A questo posto dove sono nato e che chiamo Casa, in cui è paradossalmente bellissimo e difficile vivere, ma che custodisce la maggior parte di ciò che sono.

LET’S DANCE
Adoro ballare e di base, sono un romanticone. Dunque unendo le cose, qui ho voluto creare un’atmosfera idilliaca da passo a due perfetto. Ognuno con il proprio partner a perdersi nei violini ed immergersi in questo “valzer elettronico”.

ALWAYS BEEN RUNNING
Molte volte mi ritrovo a guardare alla mia vita come una perenne maratona. Nel bene e nel male mi sembra sempre di correre. Come per molti, ahimè crescere non è stato affatto “facile” ed il sentore in quei casi è come di stare su di un’immensa salita interminabile. Però allo stesso tempo mi piace pensare anche alla sensazione della corsa libera,spensierata e felice sul prato delle soddisfazioni e gioie che comunque questa vita m’ha dato e continua a darmi.

ORIGIN’S RIDDIM
Il vibe african è recentemente divenuto molto popolare ed ha raggiunto livelli main stream decisamente importanti. Un grandissimo step per la conoscibilità e divulgazione della cultura del mio continente d’origine. Mentre scrivevo questo brano mia madre è entrata nella stanza ed ha iniziato a ballare dicendomi quanto la ritmica le ricordava l’africa. In quel momento ho realizzato quanto volessi tributare il luogo da dove provengo e che questo pezzo doveva essere in questo mixtape.

EYES CLOSED
Penso d’essere un grande sognatore. Ad occhi chiusi sento, immagino e creo. Tutto quello che ho fatto qui è la riproposizione di questo percorso del mio essere in questo senso. Non posso dire di avere una traccia preferita ma sono veramente molto affezionato a questa qui.

COULD HAVE BEEN U
Mi ero fortemente invaghito di una ragazza con cui avevo una fantastica corrispondenza d’amorosi sensi. Purtroppo tra noi c’era un altra relazione per lei molto importante che si oppose nettamente alle nostre volontà di aprirci approfonditamente l’uno con l’altra. Giunti davanti ad un bivio.. non scelse me. A distanza di anni pensandola, è uscito fuori questo pezzo.

DEATHTONGUE [ARE WE EVER GONNA TALK AGAIN?] “Deathtongue” oltre ad essere il nome dell’effetto distorsore che ho utilizzato sulla chitarra è la parola più rappresentativa di tutto il feel del pezzo: una lingua che uccide. La schiettezza è un arma a doppio taglio e va dosata da una sensibilità “intelligente”. Credo di poter dire che questa è una lezione che ho imparato a mie spese.

DESIRE
Mi son fatto ispirare dalla pulsione del desiderio, nella dimensione legata alla fisicità. Una naturale emozione di bramosia di contatto fisico che accende, scalda, conforta, impreziosisce. Mi sono sempre fermato a notare gli sguardi delle coppie… tra i miei amici e conoscenti,per strada, nei film, nelle foto, nei quadri… E dunque ho realizzato una mia personale colonna sonora da porre immaginariamente come sottofondo di tutti quei bei momenti a cui mi è capitato di assistere.

 

foto cover credit @ S.Lemon