Dando uno sguardo al panorama italiano attuale, I Bowland sono una luce, una reale alternativa, a prescindere dalla loro fortunata partecipazione ad x-factor, al fitto calendario it-pop che affolla i club del nostro paese. I tre ragazzi persiani, non si mangiano il palco come rockstar, già lo sapevamo, ma questa è un po’ la loro caratteristica, il loro dna. Quel delicato e timido essere che li rende semplicemente “diversi” e per questo il pubblico del Vox di Nonantola, al limite del sold out, li adora. Lei Low fluttua come una danzatrice del ventre, mentre al suo fianco Pejman Fa e Saeed Aman danno corpo con i loro strumenti – i più disparati e frutto delle loro radici iraniane – alle sonorità trip hop che hanno caratterizzato il progetto, e intona con il suo timbro vocale unico brani dall’album di debutto “Floating Trip” del 2017 da cui è stato riportato alla ribalta con grande successo il singolo “Dont’t stop me”, oltre alle cover internazionali di “No roots”, “Drop the game”, “Sweet dreams” e “Seven nation army” dove gli arrangiamenti del trio trovano la dimensione live più convincente ed impattante, oltre last but not least agli emozionanti omaggi, in quel loro personale italiano (frutto degli ultimi anni vissuti nell’adottiva Firenze), a “Senza un perché” di Nada e “Amandoti” di Giovanni Lindo Ferretti (CCCP) che chiude lo show emiliano ed un tour invernale da record.
(clicca sulle immagini per ingrandire e scorrere la gallery) Ph. Marco Iemmi