Teatri vuoti e inutili potrebbero affollarsi
Se tu, se tu ti proponessi di recitare te
Cosa succede quando una punk band emiliana, tra le più influenti degli anni ’80, si ritrova sul palco ad oltre 30 anni dal suo scioglimento? Non siamo in Emilia, ma a pochi metri da qua abbiamo l’Arci Te Brunetti. È giovedì 29 agosto e i CCCP, oggi, chiudono in bellezza l’attesissimo reunion-tour in una location molto amata dai mantovani: l’Esedra di Palazzo Te, in occasione della rassegna Mantova Summer Festival.
Poche ore prima è uscito il videoclip di “ONDE”, brano inedito contenuto nel disco “Altro Che Nuovo Nuovo”, che avevamo già potuto ascoltare alla meravigliosa mostra “FELICITAZIONI! CCCP-FEDELI ALLA LINEA 1984–2024”, ai Chiostri di San Pietro di Reggio Emilia. Il pezzo sancisce il ritorno e il completo risveglio della cellula dormiente.
Apre le danze Annarella, la “benemerita soubrette”, che durante le 2 ore di show cambierà un’infinità di outfit, ricordandoci l’importanza che la moda e la sfilata rappresentano per i CCCP, tra stereotipi e idealizzazioni della figura femminile: “Ciò che fu. Ciò che è stato. Ciò che è. Ciò che è scampato. Cellula dormiente risvegliata al presente. All’erta sto. Inquieto l’orizzonte. All’erta sto.”
Si inizia con “Depressione Caspica”. Il pubblico osserva timidamente, studia Ferretti che canta, impassibile, mani in tasca.
Fatur, “artista del popolo”, si esibisce in danze grottesche.
“Zamboni facci sognare”, grida qualcuno del pubblico.
Su “Per me lo so” gli astanti iniziano a scatenarsi, almeno fino all’arrivo di “Libera me domine” e “Madre”, accompagnate da Annarella, icona santa, che simboleggia e incarna la presenza spettrale della Madre.
La morte è insopportabile per chi non riesce a vivere.
“Maciste contro tutti” ci accompagna verso un romagnolo-momento-sagra: “Oh! Battagliero” e “Valium Tavor Serenase”, con annesso balletto di coppia Ferretti-Giudici.
“And The Radio Plays” chiude la prima ora del live. Tremo per un non so che si trova a volte a caso.
La fase di riscaldamento è completata: è tempo di saltare sulle note di “CCCP” e “Curami”. L’energia che emana il palco è qualcosa che mi lascia senza parole.
Arriva, finalmente, “Emilia Paranoica”. Sta tutta qua la poetica narrativa e distruttiva dei CCCP. Tra la via Emilia e la Via Lattea, direbbe qualcuno.
Aspetto un’emozione sempre più indefinibile.
La cover di “BANG BANG” dell’immensa Dalida è una piacevole sorpresa, e viene seguita da “Spara Jurij”.
Arriva poi un momento-propaganda: “ITALIANI, COINQUILINI, AFFITTUARI, VOTA FATUR”.
La fine del concerto è un abbraccio collettivo. “Annarella” e “Amandoti” (versioni acustiche con chitarra e violino) avvicinano la band al pubblico. È una sensazione anche fisica, la geografia degli spazi sembra modificata.
I CCCP, con la loro scrittura, con le sfilate e i balli, con le chitarre ossessive e distorte, continuano a fare la rivoluzione.
La rivoluzione che passa dallo svuotamento, dalla decostruzione, dalla parodia, dalla provocazione.
E se non saremo noi a vederla trionfare, e se non sarà da noi e avrà altri nomi forse, altri modi, chissà dove, duecento, trecento, mille anni, vedrete: la trionferà.
Foto report @ Marco Iemmi