COSMO: “CON LA MUSICA MI DIVERTO E NON HO PAURA A DIRLO”
Cosmo è innanzi tutto uno che non ha il pudore di divertirsi. Lo fa, lo dice e si vede. Perché, come spiega lui stesso poco dopo essere sceso dal palco di Handmade Festival Preview, “la domanda è: quanta cazzo di musica triste esce, nel panorama indipendente e non? Perché esiste questo assurdo tabù di divertirsi? Non credo affatto che la musica di qualità debba essere depressiva, anzi, poi è chiaro che ogni artista ha la sua attitudine. Io sono uno a cui piace fare festa, chiacchierare, scherzare, delirare, e mi dispiace sempre smettere.”. E infatti, perfettamente coerente con quanto detto, Cosmo non ha avuto certo fretta di lasciare l’Ostello Quattro di Guastalla, dove lo scorso 10 giugno ha inaugurato la stagione dividendo il palco con la ben più intimista LIM e con Bienoise. E, sfruttando la sua indole da tira tardi, abbiamo fatto due chiacchiere leggere e notturne con questo 34enne di Ivrea, amato tanto dalle radio quanto dalla scena più indipendente italiana, che nella musica ha trovato soprattutto un veicolo di gioia per sé e per gli altri. E non è poco.
Stasera indossi una maglietta con le stelle: lo hai fatto perché ti chiami Cosmo?
(Ride a lungo). In realtà ho cercato di riprodurre la copertina dell’album. Non è stato neanche facile trovarla: la cercavo da un sacco quando l’ho vista su un sito, ne ho prese 3 per il tour e quando sono arrivate ho fatto l’orrenda scoperta che erano fatte di tessuto simil felpa, quindi fanno un caldo pazzesco.
Nei testi ricorrono immagini riferite a dottori, ambulanze … Sei ipocondriaco?
(Ride di nuovo) Quando parlo del dottore mi riferisco più a una malattia di testa, mentre quando parlo dell’ambulanza penso alla sensazione di ansia che prende al suono della sirena, quando ti chiedi chi ci sarà, che cosa sarà successo … Sono paure che canto per scacciarle via.
Sei più Moderat o Battiato?
Direi Moderat. Quando ho fatto questo disco, L’ultima festa, volevo fare una roba dance e pop. Poi in realtà la gente parla ancora di cantautori e io quella cosa lì, invece, me la vorrei levare di dosso. Perché se dici cose più o meno intelligenti devi essere un cantautore per forza?
Come gestisci la fama sempre maggiore e la tua vita privata?
Un po’ di vita privata la metto da sempre nelle mia canzoni, mi piace parlare dei miei figli Carlo e Pietro, delle mie emozioni, della mia vita. Mi piace raccontarmi con sincerità, anche perché amo la mia vita, quindi perché non celebrarla?