L’universo attorno a cui si muove il progetto Cucina Sonora è un dialogo tra il pianoforte, i synth elettronici, i suoni della notte e le luci e le ombre che si agitano nel proprio inconscio. Nasce cosi “Notte”, il nuovo album del pianista e compositore Pietro Spinelli, già session man e turnista, tra i tanti, per Rkomi, Gianpace, Elasi. Diplomatosi in pianoforte classico al Conservatorio di Siena, e spostatosi poi a Berlino per studiare composizione elettronica al prestigioso dBs Institute, Spinelli ha sempre cercato nella sua musica una sintesi tra questi due universi di provenienza, addizionando alla materia sonora trattata uno stile pianistico che procede per contrasti, aperto a scontrarsi con glitch e broken-beat elettrici, esplorando nascoste profondità emotive.
L’album come ci racconta traccia dopo traccia è un percorso all’interno delle diverse stanze, fisiche e mentali, che Cucina Sonora ha attraversato in questo suo rapporto ravvicinato con il concetto di “notte”. Undici brani in cui fughe più elettriche si alternano a veri e propri ambienti sonori. Un po’ come la notte, sempre mutevole e piena di colpi di scena, o talvolta calma, silenziosa e riflessiva. Un disco che richiede di fermare il tempo e l’occasione per immergersi, per farsi trasportare dal vivo è la premiere domani giovedì 28 aprile all’Apollo Club di Milano.
Notte sveglia
È quel tormento in cui ancora non hai capito cosa sarà questa notte, se una notte in cui si dorme e basta, oppure in cui invece si balla. Ci si fanno grandi interrogativi sul futuro, si cerca risposta alle domande più folli, tipo da quante cellule è composto il nostro corpo. Un costante altalenarsi tra un vorrei fare questo e un vorrei fare quello, fino ad esplodere in un ritornello finale maestoso così come si impone la notte sopra qualunque domanda.
High
Quando la notte verte su altri tipi di sostanze e tutto è allo stesso tempo incredibilmente limpido, deciso, incredibilmente offuscato e nebbioso.
Onironauta pt.1 / pt.2
Sono in realtà un unico lungo, folle, psichedelico viaggio. Quello dell’onironauta, perso tra mondi affascinanti, inquietanti, pieni di colori meravigliosi e bestie feroci, ma l’onironauta non perde la voglia di danzare. È l’unica traccia con una voce. Tutto il resto lo racconta quella voce là… Non esistono ritornelli, non esistono strofe, non è una struttura a schema, è un sentiero a una sola direzione.
Notte
È forse la traccia che meglio la rappresenta, la rispecchia e rispetta più di tutte, nel suo incalzante galoppare, sempre un po’ fuori schema, ma sempre elegante e tagliente come i pad che accompagnano cristallini il colore più morbido e timido del piano.
Sleepless
Come una notte senza sonno, in cui tutto sembra andare al contrario, come un audio in reverse. Che non è vero che non ha un senso, piuttosto ne prende un altro, ma quale? Anche i suoni ci sembrano meno nitidi e il pianoforte sembra quasi suonare un po’ scordato. Rimaniamo sospesi in quella bolla di malinconia per cui da un lato siamo felici di saper stare ancora svegli, resistere al peso del sonno, dall’altra ci rattrista non sapere più cosa fare, svegli, senza sonno, di notte.
REM
Rapid Eye Movement. È qui che parte la festa, è qui che succede tutto, sotto le nostre palpebre, mentre dormiamo nel più profondo dei sogni la testa parte, balla, si scatena e combina il cazzo che le pare e noi lo sappiamo e ci divertiamo come pazzi là sotto, assolutamente ignoranti di quello che voglia fare la nostra testa.
Incubo
Gli incubi hanno una caratteristica imprescindibile: sanno di esserlo. Se un sogno può essere felice, ambiguo, strano, malinconico, gli incubi si possono definire solo come tali. E come tali si impongono con tutta la loro forza e arroganza. Non accettano soluzione, non accettano via d’uscita. E molto spesso alla fine la spunta l’incubo. Ci ricordiamo più sogni o più incubi?
Dormiveglia
Dormiveglia è scarno, nudo, sospeso. Come se stessimo nel mezzo del cielo appartenente a due mondi. Sospesi esattamente alla fine dell’uno e l’inizio di un altro come se potessimo fermarci esattamente nello spazio e nel tempo, tra l’attimo appena passato e quello che arriverà, tra il mondo che stiamo lasciando e quello in cui stiamo entrando.
Ripeti
E infine ci allontaniamo davvero da quel mondo, anche se il suono del piano, con due accordi, riassume la bellezza e il misticismo del mondo che abbiamo appena lasciato. Ma il suono di una sveglia sembra farsi sempre più vicino, sempre più potente. Ma grazie a dio esiste lo Snooze, la funzione “ripeti”. E allora ci abbandoniamo di nuovo per gli ultimi 5 minuti in quel mondo, con un respiro pesante di chi fatica a tutti i costi per riaddormentarsi in fretta e godersi gli ultimi 10 minuti di quel mondo lì. Suona un’altra sirena, la spengo di nuovo. Ma quel mondo rischia di inglobarmi fin troppo, quella che pareva essere una sirena si trasforma in un basso acid, inizio a mescolare le carte e rischio di riaddormentarmi davvero, non solo per uno “snooze”. E proprio quando credi di essere fottuto, per qualche motivo, ti svegli. Salvo.
Where I am
Alla fine di tutto questo viaggiare, pensare, dormire, stare svegli, ballare, viene un po’ da chiedersi: “Ma quindi in quale mondo sono davvero”? Non vi siete mai chiesti se la realtà non fosse semplicemente il sogno di qualcun altro? Where am I? Where I am.