Musicista e sound designer Alèfe ha portato le sue performance immersive al Macro di Roma, I-OpenSound di Matera (per Matera capitale europea della cultura) e nella capsule di BASE a Milano, dove ha eseguito un set acustico spazializzato a 360 gradi. Lo abbiamo conosciuto e apprezzato come musicista e producer con Tersø e Mr Everett, due tra i progetti più interessanti della scena elettronica italiana, e lo ritroviamo oggi con il suo nuovo progetto solista. Quello di Hidden Chamber, LP uscito l’8 maggio per Vulcano, è un viaggio tra bassi pulsanti ed eco di vocal ipnotici, una collezione di ricordi maturati in cinque anni tra progetti collaterali e home-studio in un ciclico trasloco, che parte da Amsterdam e arriva a Londra. Per partire subito con Alèfe non serve obliterare il biglietto o indossare dpi, basta mettersi comodi e premere Play:

NOME DEL PROGETTO E COME E’ STATO SCELTO:
Questa è semplice: Alèfe, da Ale(ssio) Fe(stuccia). Anche se all’inizio era scritto come Ale Fe e tutti i miei mici stranieri credevano si trattasse di una nuova, esotica, Pale Ale.

ANNO DI NASCITA DEL PROGETTO:
Spiritualmente 2013, anno trascorso ad Amsterdam dove il mio progetto solista ha cominciato davvero a prendere forma, tra infinite prove scartate su Ableton e sample di chiavi e bottiglie (una volta anche del microonde).

NUOVO ALBUM PUBBLICATO:
Il mio nuovo album si chiama Hidden Chamber, un riferimento alle stanze segrete -reali o metaforiche- che ognuno di noi nasconde e difficilmente vuole svelare.

INFLUENZE MUSICALI:
Björk, Flume, Andy Stott, Mount Kimbie, The Knife, Fever Ray, Iglooghost, Flying Lotus, Nicolas Jaar.

LIVE CHE NON DIMENTICHERAI MAI:
Probabilmente a pari merito lo show di Arca al Club to Club del 2017 e quello di James Blake dell’anno scorso. Due momenti altissimi di musica in cui la massima tensione creativa ha portato tangibilmente a respirare in modo sincronizzato più di diecimila persone nella stessa, immensa, stanza.

COSA FAI QUANDO NON SIETE IMPEGNATI CON IL TUO PROGETTO MUSICALE:
Oltre a essere un music producer sono anche sound designer. Lavoro per progetti audiovisivi cinematografici, documentari, cortometraggi e a volte spot o contenuti social. Mi capita poi spesso di prendere parte a progetti di sonorizzazione per spazi polifunzionali o installazioni multimediali. Tra i miei preferiti ci sono una mostra al MAST di Bologna per cui ho realizzato il sound quadrifonico di un Ciclorama (proiezione circolare) e la mia performance Soundbath Experience con audio a 360° ne La Capsula di BASE, a Milano. Credo sia sempre un’occasione importante avere la possibilità di rompere quel limite tecnico della stereofonia classica e trovare altre modalità di diffusione sonora per poter immergere le persone in uno spazio sonico surround. In quanto nerd musicale sono affascinato dalla storia della riproduzione e registrazione sonora. Sto leggendo proprio in questi giorni Perfecting Sound Forever, un libro che racconta in modo appassionante l’evoluzione tecnica dei mezzi e supporti di registrazione audio guidata dalla ricerca quasi ossessiva del suono perfetto: il famoso Hi-Fi che deve replicare fedelmente l’ascolto dell’orecchio umano. È affascinante perché nella realtà è praticamente impossibile, ma è curioso tentare di arrivare a capire fino a che punto possiamo ingannare il nostro cervello. Ho avuto esperienza anche di spazializzazione audio nel mondo dei videogiochi e non escludo una possibile sperimentazione della mia musica in quell’ambito, ma per vocazione (probabilmente per la sindrome da mania di controllo) rimango affezionato alla tradizionale linearità della narrazione audiovisiva.

COSA RENDE ORIGINALE IL TUO PROGETTO:
Domanda un po’ tricky da auto-rispondersi. Dovessi trovare un punto cardine del modo in cui compongo direi sicuramente la ricerca dei sample. Tutti i miei pezzi nascono dal campionamento più o meno selvaggio di pezzi pescati chissà dove e quando, senza davvero un metodo o una logica precisa. La cosa certa è che se, dopo un po’ di lavoro di tweaking su Ableton, riesco ad aprire un piccolo nuovo mondo sonoro, allora significa che sono sulla strada giusta, quella giusta da percorrere, a volte per giorni a volte per mesi, prima di arrivare a destinazione.

PROGETTI PER IL FUTURO:
Difficile davvero pensare a un futuro in modo concreto, al momento. So che mi piacerebbe rimanere a Londra, dove sono, e continuare a suonare anche qui per portare la mia musica a più persone possibile (a distanza di sicurezza, per ora).