Il ghiaccio si scioglie, ma è tutto sempre più un deserto intanto che Venezia sprofonda. L’assenza della vita ci allontana, ma allo stesso tempo ci annega in un mare d’incertezze. Siamo responsabili? Sì. Siamo coscienti di esserlo?
Con queste domande Riccardo Dellacasa anticipa Fluido, il primo singolo del progetto synth pop Dellacasa Maldive. Un titolo che, per una più ragionevole associazione di idee, ricorda Liquid Modernity, il famoso e visionario testo di Bauman. Ma che va oltre, proponendosi come un manifesto contemporaneo che parla anche di cambiamento climatico e sessualità.
Ciao Riccardo! Rompiamo il ghiaccio con una curiosità social. La bio del profilo Instagram lo domanda al pubblico, ma ora lo chiedo io a te: sei mai stato alle Maldive?
Ciao! No, non sono mai stato alle Maldive. È un messaggio che mira ironicamente al lusso, a quel viaggio che fai per le nozze di diamante. Un posto lontano in mezzo all’Oceano Indiano che mi ha sempre affascinato sul mappamondo che ho a casa; poi ha come capitale una città chiamata Malé! Mi sembra un fantastico ossimoro: il luogo delle vacanze dove si sta bene ha come capitale una città con questo nome.
Fluido anticipa l’uscita del secondo album a distanza di circa una anno e mezzo da Amore Italiano. Mi sembra che il sound si sia evoluto, sei d’accordo?
Assolutamente si! L’idea di realizzare “musica da ballare e cantare” è più concreta: c’è una fusione che unisce spazialità musicale con testi semplici ed essenziali che giocano sulla ripetitività, tanto cara alla nostra generazione. Ho realizzato il disco interamente da solo e mi sono lasciato trascinare da suoni e atmosfere che amo: mi piace tanto ballare.
Il disco uscirà nel 2021 per La Valigetta, Fluido è il primo singolo, ma ne arriveranno altri presto.
C’è però una canzone di Amore Italiano in cui rivedo alcuni suoni del nuovo singolo, ed è Fiume di piume. Coincidenze?
Hanno due significati molto diversi, ma in un modo o in un altro prendono l’acqua come un elemento importante per la vita. Sul finale di Fiume di Piume c’è una parte strumentale che si può avvicinare a tratti a quella di Fluido, anche se credo che il finale di In Silenzio sia più vicino a come ho lavorato per le canzoni nuove.
Ottima considerazione! Non ci avevo pensato.
Fiume di Piume è più sulla sfera personale, tipo se continui a bere una sera fuori con gli amici – sembra una cosa lontanissima – un po’ d’acqua aiuta a riprendere in mano la ragione: l’importanza dell’idratazione, insomma. Fluido invece tratta anche del cambiamento climatico e dell’assenza d’acqua su scala globale.
Che cosa racconta Fluido?
Fluido è un manifesto contemporaneo: una specie di comunicazione di servizio per tutti. È una testimonianza reale di ciò che sta accadendo a livello sociale, ecologico e vuole far prendere coscienza del mondo in cui stiamo vivendo. È importante parlare del cambiamento climatico e della sessualità sempre più fluida: un Adamo che è anche Eva, a volte. Sono realtà che stanno all’interno del contesto della corsa al denaro, del compromesso per cui si fa quando si ha un lavoro: il tempo è denaro. I ghiacciai si stanno sciogliendo, ma anche che i bacini idrici del centro del mondo si stanno prosciugando, un ossimoro anche qui.
Ho letto che il nuovo singolo è stato scritto, suonato, registrato, prodotto e mixato tra Parigi, Venezia e Milano. Quanto ha influenzato ognuna di queste città sul pezzo?
Tutto il disco è stato lavorato in queste tre città perché ha seguito i miei spostamenti. Parigi sicuramente mi ha influenzato a livello di idea, di immaginario di quello che volevo fare.
Sarà un disco che farà incontrare la disco intesa come musica da ballare, ma anche le atmosfere psichedeliche ed eteree. Quello che ho ricercato è stato un sound più internazionale che italiano. In Francia credo ci sia il vero suono europeo contemporaneo. Mi ha affascinato, l’ho seguito e mi ha colpito.
A Venezia mi sono potuto dedicare interamente al lavoro da studio: questa città è un po’ il simbolo del cambiamento climatico. Le più frequenti alte maree, inondazioni in laguna e trombe d’aria non sono cose “normali”, anzi! Aver la possibilità di vedere e vivere Venezia mi ha dato la spinta di prenderla come punto di riferimento per Fluido.
Poi il tutto è terminato a Milano, dove ho lavorato e lavorato sui brani.
Hai visto We Are Who We Are? Parla di adolescenza, amore e identità non binarie. Pensi che l’Italia sia pronta a contenuti che promuovono l’orgoglio queer?
Non l’ho visto, ma lo metto nella lista da guardare! Sono molto fiducioso nei giovani, loro sicuramente saranno più pronti rispetto ai nostri genitori. L’Italia è un paese anomalo a tutti gli altri: pensa alla chiesa, per esempio.
Le grandi città sono certo siano pronte, ma c’è bisogno di liberalizzare qualunque tipo di orientamento sessuale e non solo; ci vorrebbero campagne ministeriali di sensibilizzazione e molte altre iniziative. Stando a Parigi mi sono accorto che lì si è avanti anni luce rispetto al nostro Paese per quanto riguarda l’ uguaglianza sociale: è tutto normale, nessuno giudica. No razzismo, no discriminazioni di nessun tipo.
Mi sembra assurdo che nel 2020 in Italia le radio parlino ancora di mafia. C’è tantissimo da fare, ma c’è anche una grandissima voglia di cambiare e di migliorare le cose. Io con Fluido cerco di fare qualcosa.
Quali saranno i temi del prossimo disco?
Ci saranno canzoni che parlano di incertezza per il futuro, di nuovi inizi, di amori, di denuncia politica, di Parigi e di proteste. Non sarà un disco riottoso, sia chiaro eh : ) ma sentivo il bisogno trattare determinati temi.
Un’anticipazione sull’uscita del secondo album?
Il secondo disco parlerà tre lingue diverse.
Ti farà ballare, cantare, riflettere e non vedo l’ora di poterlo suonare dal vivo.