Un mondo sonoro unico e originale, dove melodie colorate navigano su mari tropicali e beat graffianti, dove le sperimentazioni digitali si intrecciano a ritmi etnici ed esotici in un’esplosione di energia. Questo è, anticipato dalle single hit Valanghe ed Esplodigodi l’EP d’esordio di ELASI. Uscito oggi 28 ottobre per Neverending Mina, Campi Elasi come ci racconta la giovane cantautrice, chitarrista e producer “è un luogo di discese di neve calda, strobo sottomarine e vie lattee gonfiabili in cui sono andata a rinascere quando sembrava che non mi riuscissi a rialzare.” Sei tracce dal sound multiforme, tutte composte e scritte da lei stessa, che ne ha sempre affiancato anche la produzione, immergendosi nel processo creativo a 360 gradi.

Dall’afrobeat nigeriano alla bossa, dal funk più sperimentale alle sonorità giapponesi e indiane, dalla world music alla house, Elasi mescola, corre e rincorre le esperienze e le contaminazioni (s)co(i)nvolgenti dei suoi “trip” reali, virtuali e mentali. La maggior parte delle sue canzoni contengono l’intervento musicale di un musicista di un diverso Paese (da Singapore all’ Armenia, dal Brasile al Mali), con cui l’artista ha lavorato in remoto via web.

Elasi, che qui ci racconta la storia di ogni traccia del suo ep, è in grado di unire le più varie forme d’arte e di espressione per plasmarle, in un Big Bang creativo. Il suo è un universo parallelo al mondo reale, variopinto e pieno di meraviglie, dal quale lasciarsi avvolgere, travolgere e conquistare.

SOUVENIR
Una relazione a distanza è un continuo viaggiare su voli low cost come un ping pong, attese che sembrano infinite mentre il cuore va in tilt. Il desiderio e l’illusione creati dall’attesa si possono trasformare in sofferenza e delusione nel momento in cui l’altra persona non si comporta come ti saresti aspettat*. Questa è la storia di una relazione per cui ho sofferto talmente tanto che, nel momento in cui è finita, non mi interessava neanche più: come perdere un souvenir, non fa piangere.
Su questa traccia, nata da un beat di Mastermaind, abbiamo ricamato elementi etnici come la balalaika di Domenico Cambareri, arrangiamenti vocali “malati” (beatboxing, cori pazzoidi, “antani”, ecc.) e fluida energia dance con la co-produzione di STABBER. Ballare per me è terapeutico alle delusioni.

ESPLODIGODI
Un pezzo libero e liberatorio con cui mi sono data una pacca sulla spalla in un momento di sconforto, senso di sconfitta e insicurezza. Ho fatto esplodere la mia mente come un big bang creando in una notte un flusso di musica, ritmi e parole ritrovando la forza di trasformare un ostacolo mentale in un trampolino reale per le mie creazioni.
Alla mia preproduzione si è aggiunto il prezioso lavoro di Golden Years, Fabio Grande, Simone Manzotti e Antonio Polidoro (mix), con cui ho lavorato al brano nel corso di quasi un anno. Nello special si sente una piccola frase di Duduk (strumento tradizionale armeno) di Mekhak Torosian, con cui ho collaborato a distanza per avere nel brano quella macchia di colore unica in questo pianeta.

SENTIMENTALE ANARCHIA
L’anarchia dei sentimenti che ho provato il giorno in cui mi sono accorta di essermi finalmente essermi ripresa da una forte delusione d’amore, suonava come un pezzo funk con struttura, suoni e accordi anarchici.
In quel periodo ero appena rientrata in Italia dopo la mia permanenza in Olanda e ascoltavo un sacco di Jamiroquai, Frankie Knuckles e Tim Maia: ecco perchè una notte ho sognato di essere in club e sentire questo pezzo pompare nelle casse esattamente con lo stesso sound che ha saputo creare la produzione di Frank Carozza.
Inoltre, a metà del pezzo interviene un elemento a sorpresa dall’Africa: il balaphon dei Moustapha Dembelè (in arte Zam), polistrumentista e griot del Mali.

SUPERERRORE
Questo pezzo è una jam di sincera follia insieme a Federico Secondomè: abbiamo mischiato pop, funk ed elettronica alla ‘malattia’ psichedelica: chitarre distorte, cambi di tempo, paradossi (come quello dell’onnipotenza di Dio e del sasso), suoni megaricercati mischiati a supererrori digitali, e tanti altre sorprese che la nostra mente ha creato in quel momento. Un supererrore a volte può darti la spinta più grande per volare come un superoe nel tuo sistema solare personale: molto spesso da un errore vengono le idee più belle.

VALANGHE
Vorrei che l’amore, le parole, gli insegnamenti, le promesse, le idee fossero meno superficiali, apatiche e neutrali di come sento che siano in questa epoca storica. Spesso viviamo di fretta e non ci lasciamo per davvero andare fuori dagli schemi sociali, ipnotizzati e distratti dall’ansia, dallo schermo nero o da gattini. Ma che male ci sarebbe ad andare fuoripista e a farsi travolgere dalle emozioni in discesa ad alta velocità come se fossimo valanghe di neve calda?
La musica è nata da un esperimento di loop di chitarra, vocoder e synth che pensavo sarebbe rimasto per sempre nel dimenticatoio del mio computer, finché non ci ho improvvisato sopra il testo. Ho poi lavorato alla produzione insieme a Stabber, mischiando tessuti elettronici, groove dance e etnici, arrangiamenti vocali psichedelici, chitarre lo-fi, tabla e canti sufi del maestro indiano Kamod Raj.

VOLI PINDARICI
Sogni bengalici, attimi atipici, voli pindarici per ricominciarmi a voler bene, per continuare a correre sulle strade più difficile a non mollare i miei obiettivi senza cedere a gli sgambetti di chi mi vuole fermare.
Ho scritto questo brano sul giro di accordi che più mi divertiva suonare in quel periodo e con parole ritmiche che mi fanno sentire come se cantassi una lingua sconosciuta, una specie esperanto dello spazio. Quando l’ho scritta alla chitarra avevo già perfettamente in mente il sound: volevo fare un pezzo house-pop che ti ascolti anche se non capisci le parole (come mi succede quando ascolto Peggy Gou, Soichi Terada, o Omar Souleyman…), ma in realtà il testo, anche se molto metaforico, ha un grande significato per me.

 

Cover @ ph. Chiara Quadri