C’è un felice intreccio tra le canzoni, i video e la personalità di Giorgio Poi che rendono il suo Fa Niente, in uscita il 10 febbraio per Bomba Dischi, giustamente atteso. Lui, nato a Novara ma romano prima e berlinese poi d’adozione (e si sa che dai contrasti nascono spesso buone cose), ha un timbro di quelli che si distinguono al primo colpo, una scrittura vivace e funambolesca, e soprattutto ha già in canna quattro pezzi, Niente di strano, Tubature e Acqua minerale, Paracadute a fare da gustosi apripista all’album. In attesa che torni dalle nostre parti per il tour che lo porterà in giro dal 24 febbraio fino al 25 aprile (info Facebook: Giorgio Poi, @sonogiorgiopoi) lo abbiamo raggiunto al telefono in quel di Berlino per una chiacchierata sul gusto strano che può avere la nostalgia quando si guarda casa da lontano, ma anche sul sapore bello che ha essere fieri del proprio lavoro.
Qual è la storia di Fa Niente? Quando hai iniziato a scrivere i pezzi?
Ho iniziato a scriverli a settembre del 2015, ho lavorato sul disco per più di un anno. Dentro ci ho messo, quindi, un bel po’ di cose, compresa la nostalgia di chi, come me, vive fuori dall’Italia da molto tempo.
Che tipo di nostalgia è la tua?
Andare via dal mio Paese, insieme a tutte le cose bellissime, le novità e le esperienze che ho fatto, ha contemporaneamente sviluppato un’attenzione speciale per l’Italia. Come se avessi capito davvero da dove vengo solo una volta prese le distanze da quello stesso luogo. Per cui la mia nostalgia è legata a filo doppio a una sorta di presa di coscienza delle mie radici, delle origini e per questo è un sentimento non triste, ma forte, deciso, stimolante.
E da lontano come ti sembra stare la musica italiana oggi?
Bene, mi pare stiano uscendo e siano uscite cose interessanti. Soprattutto mentre stavo scrivendo le mie canzoni ho visto spuntare gente brava come Cosmo, Calcutta, Motta, I Cani e questo è stato un grande stimolo per me. Ho proprio pensato: dai, è un buon momento, è una fase propizia.
C’è, appunto, Cosmo, Calcutta, Cambogia, Dente, Le luci della centrale elettrica, Motta, Iosonouncane, Gazzelle eccetera e poi ci sei tu, con il tuo nome …
(Ride). Sì, mi sento un po’ un pesce fuor d’acqua in effetti! Però mi andava così, di usare il mio nome, mi sembrava più old school.
A proposito di vecchia scuola: quali sono i tuoi riferimenti?
Alcuni sono quelli che ho sentito a casa fin da bambino, come Lucio Battisti di cui mia mamma è sempre stata una fan sfegatata, tanto che lo suonava e lo canticchiava sempre, per cui inevitabile che sia cresciuto con le sue melodie nella testa. Anche Lucio Dalla, che era più da viaggio in macchina, oppure De Gregori, De André. Una mia grande passione musicale italiana è Piero Ciampi che, invece, ho scoperto da solo e che ancora oggi mi ispira tanto.
I tuoi video sono notevoli, molto curati, molto d’impatto: sei appassionato anche di cinema?
Sì, amo il cinema e mi interessa parecchio e penso che si percepisca anche un certo approccio visivo nei miei testi, perché il racconto si sviluppa tanto per immagini. Mi sono divertito, nel video di Niente di strano con Luca Marinelli protagonista, a partecipare al soggetto, mentre quello di Tubature l’ho lasciato tutto nelle sapienti mani di Francesco Lettieri, che trovo bravissimo.
Com’è nata la collaborazione con Marinelli?
Io e Luca siamo amici da un sacco di tempo, addirittura dal liceo. Anche lui vive a Berlino, o meglio viveva visto che ora è sempre in giro, e addirittura è stato il primo a cui ho fatto ascoltare il pezzo. Da lì a farlo recitare nel video è stato un attimo.
Ti interessa e se sì quanto è prioritario per te arrivare al così detto grande pubblico?
Onestamente non ci penso tanto, anche se è ovvio che se dovesse arrivare quel tipo di riscontro non mi tirerei certo indietro. Arrivare a tante persone, quante più possibile, è certo uno degli scopi del fare il musicista, però so di non essere disposto a scendere a compromessi che non mi piacciono. Voglio fare quello che piace a me, poi magari un giorno le due cose coincideranno, chissà, però per il momento non penso che questo sia un disco mainstream.
Ma magari sì. Intanto sta per partire il tour: come vivi questa fase di preparazione?
Sono molto carico e sono molto in ansia (ride). Convivo con entrambi questi stati d’animo, cerco di far prevalere per quanto possibile la carica e conto i giorni che mi separano dal palco, perché so che lì, alla fine, si aggiusta tutto.
Ascolta qui Fa Niente