Senza paura di peccare di eccessiva banalità, partiamo con il dire che il Festival Moderno che si è tenuto la scorsa settimana al Circolo Magnolia di Milano è stato innanzi tutto uno spasso. L’essenza, la linfa dell’evento che si proponeva di mettere insieme pezzi, volti e i suoni del Nuovo Pop è stata, infatti, la voglia di divertirsi, senza pose, senza spocchia e senza troppe menate. Il che, permetterci, non è poi così scontato. Degli artisti che sono saliti (e scesi) dai due palchi diremo a breve, ma prima di tutto una menzione speciale va al pubblico di FM, bello nel suo essere elettrico ma non molesto, eterogeneo perché fatto tanto di cosplayers coloratissimi e marcatamente devoti alla regina dell’art pop Grimes quanto di gente in canotta e bermuda, più multi etnico di quanto il consueto paesaggio da concerti italici mostri. Dall’universo gay a una bella fetta di giovani asiatici vicini all’immaginario K pop, in tanti hanno voluto, festosamente, dare valore all’accezione “moderno” del titolo, e non resta che sperare che il tutto si ripeta il prima possibile. Ciò detto, ecco che cosa ci ha colpito delle esibizioni.
Partiamo da Sofi Tukker (dato che la precendente esibizione della taiwanese Aristophanes non colpisce particolarmente, decisamente meglio il suo intervento a fine serata per duettare Scream con Grimes) duo che fa base a New York e composto da Sophie Hawley-Weld, 23 anni di origine portoghese e Tucker Halpern, 25 anni. Lei è una visione con quel body bianco, il basso a tracolla e una grinta che fa l’occhiolino a una spiccata sensualità. Dal vivo sono, giusto per citare l’aggettivo iniziale del pezzo, divertentissimi: anche se fanno uso massiccio delle basi, non disdegnano delle belle schitarrate e l’uso di uno strumento a percussione da loro inventato, simile allo xilofono ma di forma circolare.Il sound è vibrante e ci si catapulta in pieno dancefloor, passando dalla techno a una dance più morbida. Carichi, energici, persino eccessivi, per questo godibili, sono stati una piacevole scoperta. Attendiamo con curiosità il loro primo EP, che dovrebbe uscire a breve, e che conterrà anche la hit “Drinkee” con cui hanno chiuso il live (https://www.youtube.com/watch?v=wqd-Y6m5xEc).
Esibizione tutta cuore, passione e anima per Mykki Blanco, che si è presentato con una gonna rosa in tulle e corpetto bianco (ballerina o vestito da sposa?) per cacciare le sue rime da rapper nero e multi-gender (come ama definirsi) che certo non deve aver avuto vita facile nel suo ambiente. Mykki è sceso quasi subito dal palco e ha chiesto al pubblico di mettersi in cerchio intorno a lui, e così ha tentato buona parte del suo show, che alla faccia delle difficoltà tecniche iniziali ha creato un’empatia e un entusiasmo quasi magici. Quando poi ha parlato della necessità di perseguire i propri sogni l’ondata di emozione e commozione è stata qualcosa di palpabile. Grazie Mykki, grande show, grande carisma.
“Dev” Hynes dei Blood Orange si presenta con cappellino nero in pelle, treccine raccolte sotto. Jeans Levis 501, t shirt tutti rigorosamente in bianco. Anche lui nero e gay, cresciuto in una delle zone più difficili della Gran Bretagna, ma presto emigrato a New York, ha una storia che racconta di un genio poliedrico, musicale ma non solo, che lo ha portato presto a lavorare a fianco di artisti come FKA Twins, Sky Ferreira, Grizzly Bear, Florence and the Machine. dal vivo è incredibile: voce calda, profondamente black, movenze da ballerino, si alterna tra voce, tastiere, chitarra, accompagnato da corista, bassista, sax e batteria. Ne esce un suono che è romanticismo allo stato puro. Quando è chitarra alla mano ricorda musicalmente e visivamente Neil Rodgers degli Chic e non abbiamo paura di dire che già sembra destinato ad essere il degno erede di Stevie Wonder. Ultima track il nuovo singolo Augustine, happy ending con assolo di chitarra a non finire, con un’impronta Seventies assolutamente trionfante. Senza dubbio il live di Festival Moderno con la qualità più alta.
Niente male i Mura Masa: giovane lui (Alex Crossan è un classe 1996) giovane il sound, il tutto impreziosito dalla voce incredibile di Bonzai che quando entra porta tutto su un altro livello. Bassi profondi e lo xilofono come filo conduttore dei brani e del sound, ha fatto ballare, in certi momenti anche di brutto.
Infine lei, la regina dell’Art Pop, la, forse, più attesa dal pubblico del Magnolia: Grimes. Fiocco rosso, camicia a macchie, mega cinturone, la prima cosa che è evidente è come dal vivo si muova benissimo. Ancor meglio di lei le quasi protagoniste dello show, ovvero le sue incredibili ballerine dagli occhi a mandorla. Alla giovane canadese piace fare festa e ai suoi fan piace farla con lei. Più show che live (spesso intenta a smanettare coi synth) ma sicuramente il pubblico è divertito. Un mix di Divismo e Manga. Partecipare ad un concerto di Grimes, anche se non si è suoi “devoti” è un’esperienza diversa ed unica come lo è stato (e siamo convinti lo sarà nuovamente) nell’intento, nei contenuti, nelle diversità degli artisti raccolti questo Festival “Moderno”.
Testo: Carlotta Sisti Foto: M.Marmiroli – M.Iemmi