Francesca Sevi in arte Missey (1995), è cantante e autrice pugliese stabile ormai a Milano. Nel 2019 avvia il suo percorso artistico con i primi singoli Kaldera e Oslo, e nel 2020 a marzo esce il suo EP d’esordio – Prima parte del celeste- per l’etichetta Totally Imported. Dopo il primo prodotto discografico, per Missey inizia un viaggio sperimentale ed eclettico nel contemporary R&B, collaborando con diversi producer. Nel 2021 è autrice del brano Prima che mi perda ancora nel disco Sono io di Wrongonyou.

Il nuovo progetto di Missey inizia a prendere forma nella sua mente. L’artista immagina nuove direzioni sonore e sperimentazioni, senza etichettarsi all’interno di un genere: nasce FUTURO3. L’EP è uscito il 21 gennaio scorso, anticipato dalle singole uscite di Decade, Metri sopra il terreno e Cadere così. Ad affiancare Missey nella produzione artistica ci sono i RGB prisma, Dario Bass, Daykota e OMAKE (suo produttore artistico), suoni e sperimentazioni perfettamente in linea con il timbro e l’attitudine di Francesca.

FUTURO3 è un messaggio che va oltre, è l’accettazione di quello che si sente e il coraggio di volerlo esprimere con la non curanza del giudizio altrui. È un viaggio che Missey compie e attraversa. Noi di Futura 1993 ci siamo fatte raccontare da Missey la nascita e l’evoluzione del disco!

Come nasce FUTURO3?

FUTURO3 nasce due anni fa con OMAKE, quando ha cominciato a lavorare a nuove prod: MISSEY FUTURO 1.WAV, che poi è diventata “Decade”, MISSEY FUTURO 2.WAV che non era andata e mi aveva preso malino, infine il MISSEY FUTURO 3.WAV. La produzione era assurda e io volevo riuscire a chiuderla per forza, così ci ho scritto sopra per tre mesi. Uscita matta, ad un certo punto un po’ per gioco ho pensato di inserire il nome del beat nel testo, quindi nella simbologia del mio modo di vedere le cose, un po’ nel mio mondo. Così in un secondo è nata la nave e il viaggio del nuovo progetto è diventato un altro totalmente.

Il progetto ha occupato due anni della tua vita, c’è stato qualche avvenimento o sperimentazione che ha dato una svolta importante a questo EP?

Lato personale ce ne son stati tantissimi. Io che cresco e comincio a prendere decisioni importanti, chi ne coglie il senso e continua ad accompagnarmi, chi si fa più distante perché non stai diventando come probabilmente si immaginava. In quei momenti un po’ così, lato sperimentazione invece, OMAKE cominciava a lavorare alle nuove cose, con novità per entrambi, senza porsi limiti di genere. Questa cosa mi ha spronata molto in un momento difficile, così ho sentito che dovevo spingermi oltre anche io, nei testi e nelle linee, comunicando e fidandomi dell’artista con cui lavoravo. Questo nuovo senso di fiducia è quello che poi mi ha connesso con tutti i musicisti che hanno preso parte a FUTURO3.

Riprendiamo il concetto di sperimentazione: si nota molto la capacità e la voglia che avete, tu e il tuo team di produzione, di spaziare tra i generi. Da cosa è dato questo approccio?

Più che spaziare tra i generi parlerei di non considerare la musica in generi, piuttosto suggestioni, e quindi ci siamo lasciati influenzare a vicenda da percorsi personali e sonori differenti.

Si sente l’armonia insieme alle voci con cui hai collaborato. C’è stato un feat che ti ha stupito più di altri?

Destyni è nata in modo effettivamente inaspettato. Ci siamo ritrovati con 999asura per un pranzo a casa, credo la seconda volta che ci vedevamo dal vivo. In modo abbastanza casuale, con l’idea di scrivere e fare una session conoscitiva generica, OMAKE ha tirato fuori una produzione che ci ha preso, Aaron aveva già una strofa nel giro di pochissimo, quando ci ho aggiunto poi i miei versi ho sentito il mood di partenza ribaltarsi e creare una combo che mi ha caricato un sacco. Quindi sono diventata automaticamente nervosa, perché non volevo si sentisse forzato, ne volevo pensasse ci fosse stata premeditazione. Vabbè, ad oggi credo mi fossi fatta veramente molte pare a riguardo dato che il pezzo alla fine è uscito la mina che credevamo + io e 999asura siamo ancora amici e ci vogliamo bene c:

Della produzione di OMAKE, RGB prisma, Dario Bass, Daykoda cosa porti a casa? Immagino che un EP così denso e intimo si sia basato tanto sulle architetture sonore.

La fiducia nella possibilità di prendersi rischi nella musica del 2022 ed essere capit*. Questa è la cosa che ho imparato osservando tutte le persone con cui ho scelto di lavorare.

Quello che si evince da questo FUTURO3 la totale assenza di paura del giudizio, nonostante l’intimità dei testi e della loro interpretazione. Cosa ti ha spinto così tanto in là?

Che non riesco più a fingere e tenere “a bada”: le aspettative esterne, le promesse, me stessa in primo luogo. Ho sempre voluto fortemente riuscire a tenere tutto sotto controllo, per non ferire nessun*. Oggi capisco che tutto quello che non ti va giù e accumuli, tutto quello che non sei, e a sforzo cerchi di diventare per non scontentare qualcun altr*, prima o poi torna a chiamarti e chiederti di tornare sui tuoi passi (per fortuna).

Che tu sia una donna poliedrica sia nella carriera che nella vita ormai è amabilmente chiaro. Raccontaci della scelta della cover di FUTURO3, dal punto di vista concettuale e visual.

Che belle parole, spero di meritarle! Grazie.
Il font che ho fatto a mano, mi piaceva avesse qualcosa di claustrofobico, proprio come quel dubbio che ci affligge, un pensiero costante che ci assilla. Per lo stesso motivo non ho scelto uno scatto in cui fossi in posa, mi piace che non si capisca se la figura stia cadendo sotto il peso del dubbio o si stia rialzando. Muoversi e non spegnersi.

Ripercorrendo I brani, pare quasi che dalla terra ti voglia allontanare. Quale brano ritieni più vicino alla “terra” e quale più vicino al tuo “universo”?

Decade è sulla terra, è il momento in cui valuti la durata di un viaggio che sta per prendere forma, quanto sei pront* e ti prepari. Il punto più lontano, che credo sia quello più vicino al mio universo è quindi Quasi-stella, un momento di estrema libertà e varietà, in cui la voce e gli altri suoni possono scambiarsi ruoli, direzioni. Un po’ come sentirsi “a casa” in uno specifico punto dello spazio, con quelle persone che sai che ormai ti capiscono.

Tralasciando il fatto che ho ancora in testa il ritornello di Decade in loop; leggo nel titolo una doppia valenza di significato: non solo quello temporale (dècade) ma anche quello verbale (decade). C’è qualche collegamento tra i due significati? Ma soprattutto spiegaci l’importanza della sua massiccia ripetizione nel brano: cosa volevi comunicare?

Si, c’è sicuramente, il decadimento di molte cose è spesso un processo che si attua nel tempo, ed era come mi sentivo, per questo la ripetizione mi permetteva di esprimerlo fino a renderlo ridondante. L’intensità però cambia ogni volta, la melodia di contro mi ha portato a interpretarlo quasi come un mantra, che con la voce che sale ti suggerisce che qualcosa che sta per arrivare al limite, una situazione che sta per venire a galla e finalmente hai energia per affrontarla.

Destyni – Missey feat 999asura; dialogo intimo e messa in discussione di un rapporto. Durante la scrittura del brano qual è stato il vostro punto di riferimento?

A inizio session 999asura mi ha fatto un’unica domanda: di cosa parliamo in questo pezzo? La mia risposta è stata più o meno: parliamo di una persona con cui hai passato molto tempo insieme, ma che in un momento per te importante, improvvisamente non vedi più davvero coinvolta nel rapporto. Ma è disposta a fingere. E così neanche tu riesci a dire niente.

FUTURO3, brano omonimo dell’EP. Allontanamento e attrazione, ha un’ispirazione reale o è la descrizione del tuo viaggio?

Vera descrizione io credo. Mi sento sola e mi allontano per sentirmici di meno e avere il coraggio di scegliere la mia strada, incontro sul percorso tante persone determinate che procedono in avanti, e vederle andare avanti mi attrae a loro. Mi lascio arricchire di stimoli e alla fine mi ritrovo di nuovo sola sulla strada, ma con una consapevolezza differente o più che altro coraggio.

Sono molto colpita da grano e satelliti interlude, colpita dal fatto che rappresenta un monologo conscio che verrà ascoltato, ma non curante della risposta altrui. Potrebbe essere ascoltato come un brano che va in aiuto a qualcuno?

Spero proprio di si, ok metterci decadi per riconoscersi e riscoprirsi, però è importante ad una certa decidere di guardarsi dentro e nel caso fare passi indietro su cose che si davano certe del proprio io.

Parlaci dell’esperienza con Minerva.

Conoscere Minerva è stata la scintilla inaspettata di cui avevo bisogno un anno e mezzo fa, lavorare al brano ci ha permesso di tirare fuori i nostri punti deboli (molto simili tra l’altro), di condividerli tra noi, conoscerci e pensare insieme a modi per superarci, per costruire e immaginare i nostri percorsi. Questo pur essendoci viste dal vivo solo mesi dopo, favola, veri metri sopra il terreno.

L’ascolto fino che richiede Quasi Stella è un esperimento riuscitissimo. Tra la base e il testo sussurrato ci sono dei messaggi autobiografici molto forti. Cosa ti ha portato a scriverne?

Il fatto che mi sentissi molto fredda e scomoda per chi mi circondava, incapace di trovare soluzioni e sicura che parlarne non sarebbe servito. In quel momento Pablo (Davide Palombo, compositore del brano), un amico, è apparso con questa traccia di solo piano, senza bpm che mi è stata da chiave per guardarmi dentro. Quasi-stella è il pezzo più anziano di tutti e ha avuto tante vite diverse, jazz, la magia conclusiva l’hanno data Daykoda (synth e alla produzione) insieme ai suoi, Matteo D’Ignazi alla batteria e Andrea Dominoni al basso, unendosi a SupNasa e OMAKE.

Intervista di Giulia Garulli.
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