Il pop torna all’amore, e lo fa attraverso il nuovo singolo dei I Le Lucertole, un brano slow e inquieto dal titolo “Mostro”. L’annuncio era stato dato sui social pochi giorni fa, a un mese esatto dall’uscita di “Spazzolino”, Firmato dalla band della Costello’s in collaborazione con i Bongi e Beart, il singolo è una miscela vibrante di umori e offre, al primo ascolto, molteplici immagini musicali. Difficile capire chi sia il mostro, se l’amore della nostra vita, le nostre paure più nascoste o il nostro riflesso allo specchio, o forse tutte e tre le cose. I Le Lucertole, per definirla, scrivono che si tratta di “una cosa super sexy”, e lo è davvero. Come in certe ballate malinconiche che regalano uno spiraglio di pura bellezza, a volte anche in mezzo alla follia collettiva. I Le Lucertole sono così: pochi minuti di buone vibrazioni e suoni giusti, e forse il loro obiettivo lo stanno raggiungendo, brano dopo brano, un passo per volta ma sempre restando coi piedi per terra: salvare il pop italiano.
Per conoscere meglio i membri della band, abbiamo chiesto a ciascuno di loro di ‘darci’ una canzone che li rappresenta. Ecco quindi un Gimme Five che è un po’ un Gimme One, una canzone a testa e via con le presentazioni!
GIRO (tipo timido): “È un pezzo che non metto mai volontariamente, ma parte sempre nei momenti in cui ne ho bisogno. Se la mia vita avesse una colonna sonora in questi giorni sarebbe probabilmente questa. E spero che la regia sia almeno decente”.
SAMMARITANI (Giovane Peroni): “Perché mi ha insegnato che una quotidianità piena di errori è tale solo agli occhi di un pessimo narratore”.
ZACCARIA (El Barto): “Sempre lì quando serve: dubbi, paure e impressioni raccontate in maniera onesta e fragile. Ottima da accompagnare con vino e piantoni. I remember, remember it well. But if I’d forgotten, could you tell?”
FRADDY (il Pilota): “Perché quando ero pischello, sentendola per la prima volta, mi si è aperto un mondo, che mi ha fatto uscire dalla nicchia musicale dentro la mia testa, e mi ha fatto capire quanto realmente fosse fantastico il mondo della musica”.
BIZZO (il Matto): “Difficile racchiudermi in una sola canzone visto che l’incoerente curiosità di non essere mai in un punto preciso è ciò da cui prendo più stimoli. Ma forse una delle canzoni che più mi affascina ogni volta che l’ascolto è questa. Soprattutto sotto il punto di vista lirico, De Gregori riesce a sintetizzare perfettamente dei concetti in frasi che, da quanto sono perfette, forzano l’ascoltatore a leggerle e rileggerle, per poi rendersi conto che nascondono un mondo di concetti e di interpretazioni. Apprezzo molto De Gregori, e pur non definendomi suo fan numero uno, cerco di imparare dal suo modo di scrivere, visto che si differenzia dal mio, il quale invece è molto più ricco di parole. Cerco così di migliorarmi sempre più trovando una sintesi tra concetti e dettagli. Penso che questa sia una delle sue canzoni che più mi incuriosisce per come è scritta e recitata. È soprattutto grazie a mio padre se ricordo bene questa canzone dalla mia infanzia; era quando cucinava che metteva su una cassetta e la cantava a squarciagola”.
Foto credit @ Bertozzi Lorenzo