“Non rido più a fantasticare Gesù che spezza il pane, Snoop Dog che alza le braccia e schiaccia mentre Shaquille O’Neal si accende una canna”
Tornare a casa in macchina dopo la solita serata tra amici, con in bocca quell’inconfondibile aroma di sigaretta affogata nel Campari, quando due luci blu interrompono il monologo tra te e la tua scimmia. Questa è “112” fuori oggi, 13 settembre, sulla piattaforma spotify, nonchè terzo singolo estratto dall’album studio di debutto della band padovana Joe D. Palma, di prossimo uscita via La Clinica Dischi.
Disco che, si chiamerà Tutto OK e sarà il risultato tangibile di un cammino partito nel 2016, di una crescita solida dal vivo in diverse città d’Italia condividendo il palco con Frah Quintale, Coma Cose, Galeffi, Colombre, Pinguini Tattici Nucleari tra gli altri, e presenterà arrangiamenti più strutturati e maturi rispetto al primo EP Generazione Brucaliffo del 2017. Sarà di fatto, come ci hanno raccontato i ragazzi, “il tentativo di creare una sorta di dancefloor di classe, tutto suonato, con un’anima profonda ma comunque pur sempre dalla percezione immediata ed ironica”.
Abbiamo raggiunto i Joe D. Palma prima dell’uscita di “112”, un viaggio nei vizii dal sound spasmodico ed inquieto che segue i precedenti singoli “VHS” e “Pop Corn”, per farci raccontare direttamente quali sono i 5 pezzi (uno a testa), più una bonus track, che più hanno influenzato il loro percorso artistico.
“Essendo una band è molto importante per noi che ognuno porti la propria personalissima influenza a livello di ascolti e di idee, fortunatamente siamo proprio in 5, quindi abbiamo deciso di scegliere ognuno il pezzo che rappresenta il proprio modo di stare dentro al progetto. Ne aggiungiamo un sesto in cui ci ritroviamo volentieri tutti.”
Foals – My Number
Uno dei singoli più riusciti della storia recente della musica inglese, storia che tra l’altro ci interessa molto, pezzo semplicemente iconico rispetto a questo periodo. I Foals sono il gruppo che mette d’accordo tutti e cinque: nel modo di scrivere, di stare sul palco, di creare un certo tipo di estetica, di evolvere rimanendo comunque sempre nell’anima quelli del primo disco. (Giacomo)
Foster The People – Call It What You Want
Disco in generale “Torches” che ti mette addosso la voglia di ballare, di farlo in un modo che a noi piace. “Call It What You Want” è forse un po’ l’emblema del nostro spirito dance, quello che ci fa vivere i concerti così: la voglia di divertirsi, di creare un dancefloor mai banale. (Alvise)
Red Hot Chili Peppers – This Is The Place
Una delle loro chicche nascoste. Mai troppe chitarre o troppo poche: è stata l’ispirazione principale per arrangiare quelle del nostro disco. La cosa figa è che sono continuamente presenti e spesso non diresti mai che il suono che si sente è una chitarra. (Matteo)
The Horrors – Something To Remember Me By
Arpeggiatori e synth collaborano insieme per creare un’atmosfera surreale in cui non puoi fare altro che perderti, aspettando ansiosamente l’esplosione del ritornello, è un orizzonte creativo in cui ci riconosciamo molto. (Andrea)
Edoardo cremonese: Super-Noi
Un colpo di fulmine, è incredibile il suo modo di raccontare e descrivere la realtà e riuscire a creare una fotografia veritiera nel pezzo. Ispirazione ed ammirazione sincera verso un grande che poche persone conoscono, ma che è stato uno dei pionieri di tutto questo “mondo indie” in Italia. (Giorgio)
A Beacon School – It’s Late
Pezzo che ci ha sinceramente sbalorditi, lo abbiamo scoperto mentre registravamo il disco e ci ha cambiato il modo di vedere alcune cose, di pensarne altre. Non avevamo mai sentito un pezzo dalla struttura fondamentalmente dance con uno stile e un’eleganza simile, ci ha dato la voglia di raffinare alcuni momenti della nostra scrittura.