Dopo Origami e Mancanze, si è aggiunto un terzo pezzo al puzzle che va a comporre l’immagine de La Ragazza dello Sputnik, un progetto molto interessante nato dalla mente della cantautrice Valentina Zanoni. Il nuovo brano, In Riva al Male, è una canzone fluida, morbida, che si avvolge a spirale sfruttando diverse buone vibrazioni. Gli ingredienti di questa originale ricetta non sembrano essere stati dosati alla perfezione: al contrario, alcuni sono abbondanti, alcuni si sentono appena e servono solo a stuzzicare uno strano appetito. Anche nel videoclip di In Riva al Male, la figura della cantante appare indefinibile, in rigidi vestiti che servono a farle da corazza. Valentina si sente imperfetta, come tutti. Cos’è il Male di cui lei parla? I giudizi delle persone, il controllo che possono avere su anime sensibili, il tentativo inutile di omologarsi alle masse, di essere come gli altri si aspettano che tu sia. Ed ecco che La Ragazza dello Sputnik diventa una sorta di bambola rotta, compressa dentro un carrello per la spesa, circondata da crisantemi gialli e candele blu. Ma dentro la musica, forse, c’è una via d’uscita. Nel video si percepiscono anche colori tenui e simboli di una tranquillità raggiunta, una pace estrema, e la consapevolezza di essere diventati meno fragili.

“Perchè in riva al male /
ho capito molte cose piena di demoni e pene /
legata a filtri e catene”

In Riva al Male è un brano che si presta a trascinanti interpretazioni dal vivo, e aspettiamo il momento di poter vedere La Ragazza dello Sputnik sopra un palco, certi che lascerà risplendere tutta la sua luce e le sue emozioni. Valentina vive di musica al cento per cento, e si trova ora in una posizione in cui può esprimere tutto quello che ha dentro, senza bavagli e senza curarsi delle opinioni di chi la circonda. La sua opinione è più forte, ora. In esclusiva per B&S, La Ragazza dello Sputnik ha scelto i 5 brani che sono diventati fondamentali nella sua vita, raccontandoci le sensazioni che le provocano all’ascolto.

Woods – Bon Iver

Non il mio preferito tra tutti, ma decisamente il brano che mi ha dato una scossa, in cui ho riconosciuto un segnale di cambiamento e che ho sempre collegato alla svolta artistica di Justin Vernon. Woods è il primo brano in tutta la produzione dei Bon Iver in cui si comincia a sentire qualcosa di nuovo dal punto di vista delle scelte di produzione, è un brano di cui ho sempre pensato che se mai fosse uscito un disco prodotto su quella linea sarebbe diventato il mio disco e parecchi anni dopo è infatti uscito ‘22 a million’ che è decisamente diventato il mio disco del cuore. È con Woods che ho cominciato a capire che qualcun altro, oltre a me, aveva mille voci dentro e stava trovando un modo per farle uscire tutte, nel loro dolore, nella loro accettazione, nella loro verità, nella loro crudezza a volte. Quando sento questo brano e molti altri di questo progetto, tutte quelle voci risuonano dentro me e mi sento in pace con tutti i miei cambi d’umore.

Guarda come sono diventata – La rappresentante di lista

Questo pezzo è tratto dal disco che ho ascoltato di più dopo la sua uscita e che è, e rimane, un riferimento per me, per la sua produzione, per i concetti che veicola, per la mia scrittura, per la forza che cerco costantemente nel reagire ad ogni ostacolo, per partire dalle briciole e costruirmi giorno per giorno. Questo brano e il disco che lo accompagna è stato sicuramente tra le ispirazioni personali più forti, per il coraggio di parlare dell’umano in quanto tale, senza orpelli, per la forza di trattare tutti quei temi che nascondiamo come polvere sotto il tappeto per non avere a che fare con quello che siamo davvero. Dopo tanto riferimenti cantautorali del passato nei quali mi sono ritrovata e con i quali ho scelto di descrivere le cose senza paura di andare oltre il limite, è arrivato questo disco e mi ha riconfermato che ciò che sento non è una colpa ma una risorsa, e che le parole così come sono nate sono un dono e non una condanna, che a volte possono pesare, ma diventano al contempo liberazione.

Altrove – Morgan

“Svincolarsi dalle convinzioni, dalle pose dalle posizioni” è stata la mia frase mantra per lungo tempo, non a caso questa canzone è la mia compagna e la mia compagnia da anni. Quando mi sento fuori luogo, quando le cose non vanno, quando il mondo mi osserva e io mi sento terribilmente a disagio, quando ho bisogno di riconoscermi e ricordarmi che va tutto bene. È il mio modo di entrare in quel mondo nel quale mi hanno sempre disegnata, come un paese delle meraviglie. Morgan ha avuto la capacità di accompagnare la mia crescita artistica sia con i Bluvertigo, sia con i suoi due dischi inediti, un pozzo di ricerca e viaggi tra generi musicali, ricchezza testuale, armonica e melodica.

Ioxte – Venerus

Venerus è stata una scoperta per me, uno shock positivo in un momento in cui avevo esigenza di stimoli creativi e musicali, avevo bisogno di trovare un nuovo riferimento, di sentire qualcosa di nuovo e di vibrante, di lasciarmi affascinare da nuove sonorità. Ioxte ha generato tutto questo in me e quando l’ho ascoltata per la prima volta ricordo che il mio corpo ha gridato ‘finalmente’. Oltre alla bellezza del progetto di Venerus dal punto di vista musicale e testuale ho poi un legame emotivo con questo artista perché, nel 2019, prima ancora che La ragazza dello Sputnik diventasse ciò che è, ho suonato in apertura a Venerus al MAG festival e proprio a partire da quel live è nata la collaborazione con i miei tre produttori Niccoló, Federico e Giorgio: senza di loro nulla sarebbe così speciale e ricco, e sono davvero grata per questo e per quel momento che ha dato inizio a tutto.

A New Error – Moderat

Scelgo questo pezzo perché è giusto rivelare che, anche se non sembra, ho un’anima ballerina e festaiola; durante la quarantena e in questi periodi di semi-vita mi perdo in camera a ballare da sola e a cercare un modo per sfuggire alla mancanza di socialità, di musica dal vivo, di condivisione. I Moderat sono uno fra i tanti progetti che mi fanno ballare, staccare la testa e liberare, e mi ricordano un tempo bellissimo che spero tornerà presto. Ho scelto loro tra i tanti che hanno questo potere catartico su di me perché li ho visti live e li ho amati, e perché dal punto di vista della produzione, oltre a sentirsi molto l’influenza di Apparat che è un altro progetto che amo, penso che siano davvero incredibili per scelte di suoni, spazi e accostamenti. E poi quando si parla di musica elettronica io voto sempre per le radici berlinesi.