Oltre ad essere co-fondatore dell’Associazione Culturale Situazione Xplosiva e co-organizzatore di Club To Club, Giorgio Valletta è conduttore radiofonico (Primo Ascolto su Radio Flash) e giornalista musicale (Rumore). Negli ultimi anni ha suonato nei maggiori club e festival di musica elettronica nazionali e internazionali, dal Sonar di Barcellona a Londra, Ibiza, Tokyo, Istanbul e Berlino.

Costantemente alla ricerca di qualcosa di nuovo,  nei suoi progetti presenta le cose che gli piacciono senza farsi condizionare dalle tendenze del momento cercando anzi di influenzarle le tendenze, con garbo e lungimiranza.

Giorgio, il tuo programma radiofonico si chiama Primo Ascolto, qual è stato il primo ascolto che ti ha fatto capire che avresti avuto a lungo a che fare con la musica?
Uno dei brani piu significativi per me risale a quando avevo 10 anni, era il 1977.
Ho sentito questo brano e non sono riuscito a paragonarlo a niente di ascoltato fino a quel giorno, mi è subito sembrato il futuro della musica: I Feel Love di Donna Summer.

In questi anni è cambiato più il modo di fare il giornalista musicale o il DJ?
Sono cambiate profondamente entrambe le professioni. Se devo sbilanciarmi forse è cambiato meno il modo di fare il DJ perché se vuoi farlo in modo tradizionale con vinili o con cd, come tutt’ora faccio io, puoi.
In ambito giornalistico invece bisogna cercare di essere sempre meno nozionistici perché oggi, grazie alla rete, le informazioni sono già alla portata tutti. Per emergere occorre essere originali nel giudizio, senza però eccedere in sfoggi di ego in cui uno rischia di mettere in primo piano se stesso rispetto alla musica di cui sta parlando, e questo credo sia un lusso che in pochi possono permettersi.

Cosa ne pensi di Papa Francesco sulla copertina di Rolling Stone?
(Ride) Se devo essere sincero lo abbiamo fatto più di 3 anni fa su DJ Mag (dove Giorgio ha lavorato fino ad inizio 2016), non è un’idea nuova. Collaborai a questo pezzo dove Papa Francesco e il titolo della canzone dei Faithless “God Is A DJ” furono lo spunto per una disamina dei DJ che avevano un rapporto più o meno intenso con la religione, come Robert “Noise” Hood per cui il legame tra spiritualità e Techno è roba seria.


Un live di Bello FiGo quanto è show business e quanto cultura, anzi controcultura?
(Ride ancora) Innanzitutto a mio avviso è sbagliato considerarlo un artista musicale, è un cabarettista che si esprime attraverso video musicali e utilizzando frasi senza capo né coda così come nonsense è il suo modo di rappare.
E’ diventato un simbolo perché è interesse di qualcuno farlo diventare un simbolo politico ma il livello è davvero basso. Personaggi come lui fanno solo il gioco dei vari Matteo Salvini, Alessandra Mussolini e compagnia; non a caso dietro di lui c’è un certo Andrea Diprè che non mi sembra sia esattamente un paladino delle cause antirazziste.
In TV dovrebbe andarci Ghali che ha conquistato la vetta della classifica Italiana mentre i grandi media non gli danno spazio e visibilità, probabilmente a lui non interessa, ma resta un esempio di musica di qualità per testi e contenuti e non una pagliacciata su Youtube.

C’è un nome non ancora sulla bocca di tutti su cui punteresti per questo 2017?
Matteo Vallicelli.


Che sia già nel mirino per C2C17?