L’unico problema con questa, per noi di Beat&Style recente, scoperta della crew fiorentina degli Antiplastic è che scrivendo di loro il maledetto correttore automatico del Mac piazza lì inesorabili un “antipasti” che distrae dalla musica a fa venire un certo languorino. Ciò detto, l’ascolto di Under Arrest, secondo album della band che è italiana e ha il sublime pregio di non sembrarlo affatto, è qualcosa che vi consigliamo di fare l’11 novembre, non appena sarà uscito per Elastica Records. Essì, perché noi privilegiati ce lo siamo già gustato, e vi possiamo anticipare che con quel bel mischione di trap, dub, hip hop, drum and bass e reggae, è un autentico toccasana per chiunque abbia un rapporto morboso con il proprio divano. Questo, infatti, è, perdonate l’espressione stra usurata, una bomba di disco, trascinato per tutta la durata dei suoi 12 brani dalla fuori classe del flow Rayna, italiana di origine brasiliana, con la quale abbiamo chiacchierato di parecchie cose, dalle collaborazioni avvenute per Under Arrest e quelle sognate per il futuro, al basket, alle tette in mostra, troppo, nei video.
Rayna, com’è nata la tua voglia di fare musica?
Mio padre è un collezionista di 45 giri e credo che da lì sia un po’ nata la mia passione. Mi faceva ascoltare un sacco di vinili, soprattutto soul e rock. In realtà io non ho, però, mai cantato fino a 5 anni fa, quando mi sono messa con un ragazzo che faceva musica e che, dopo avermi sentita abbozzare un paio di pezzi, mi ha detto: ma sei matta a non cantare? Da lì ho iniziato.
Ci racconti il significato del titolo Under Arrest?
Il titolo cita in modo inequivocabile la nostra attuale posizione. Siamo in arresto e non ce ne accorgiamo. Siamo imprigionati in modo subdolo in una gabbia sociale che ci opprime, che ci tiene sotto controllo, con la tecnologia, i cellulari, la televisione, i media, i giornali, tutti ben organizzati per filtrarci le informazioni e gestirci le emozioni. Il tutto pilotato dall’alto, o da noi stessi, che decidiamo di rimanerci, in questa gabbia.
Sei partita subito con questo genere, che in realtà di generi ne mischia parecchi, o hai prima fatto altro?
Più o meno: sono partita con cose parecchio rappate ma con un’anima molto soul, poi mi sono fatta contaminare dagli impulsi artistici di varia natura e origine delle persone che hanno voluto collaborare con me. Oggi il genere degli Antiplastic è la libertà e la contaminazione.
Giochi a basket in serie b a Firenze: che cosa ascolti in cuffia prima di un match?
Tante cose diverse, ultimamente però, dato che sta per uscire il nostro secondo disco, sto in fissa con l’ascolto di Under Arrest!
E di quale atleta di NBA sogneresti di finire nell’iPod?
Beh, Allen Iverson, che è il mio idolo assoluto.
Il vostro genere è parecchio internazionale: state programmando un tour all’estero?
Magri, ci piacerebbe parecchio. Ma è possibile che accada, perché in effetti piacciamo anche o forse soprattutto fuori dall’Italia.
Il vostro singolo Booka è nato dalla collaborazione con i “pupilli” italiani di Kanye West Ackeejuice Rockers, tu, invece, con chi sogneresti di fare musica?
Flyng Lotus, of course.
Secondo te il vostro è un genere che può aiutare l’integrazione attraverso il dance floor?
Sì, certo, come tutta la musica, che è qualcosa di potente e in grado di unire le persone tra loro, a prescindere da provenienze, convinzioni politiche, credo religiosi … Poi il nostro genere in particolare, essendo per sua natura multiculturale, ancora di più. Spero. Ma già con Ghetto Mala, il pezzo che ho realizzato con Go Dugong, quest’intento di inglobare, abbracciare generi ma anche culture e quindi persone, era evidente.
Con Go Dugong com’è andata?
Appena lui mi ha mandato il beat ho pensato: lo voglio. E in pochissimo ho scritto il testo. Tra di noi c’è stato un feeling istantaneo e quindi sono certa faremo altre cose insieme.
Che cosa ne pensi della “pornificazione” delle donne che sembra non voler cedere il passo, salvo rare eccezioni, nell’immaginario hip hop?
Penso che, purtroppo, si punti soprattutto ad ottenere visualizzazioni e 5 ragazze in bikini che sculettano in un video te ne portano di più di, per dire, me che gioco a basket. Io in ogni caso cerco di andare oltre a questi meccanismi e quel che mi sta a cuore è che si presti attenzione alla musica. Non è un trucchetto a cui voglio cedere.