I Lowinsky nascono nel 2016 in un garage a Lecco, band dalle forti tinte anni ’90. Il 22 febbraio 2020 per Moquette Records è uscito il loro primo disco, distribuito da Artist First. Li abbiamo intervistati e ci hanno raccontato i loro turbolenti inizi e il significato di “oggetti smarriti”.
Come nasce il vostro progetto?
Questa non è una domanda da poco, hai scoperchiato il vaso di Pandora, roba da telenovela, I Lowinsky nascono ufficialmente nel 2016 quando io (chitarra e voce) e Andrea Melesi (batteria), concluse le esperienze con Finistère e Sweet&Divine, decidiamo di provare a concretizzare alcune idee ancora inespresse.
Con Andrea ci conosciamo da anni, abbiamo iniziato a suonare insieme nel 2005, principalmente cover di Ramones e Queers, in un garage a Lecco. Successivamente, attraverso trasferimenti, cambi di formazione e vicissitudini varie, abbiamo dato vita alla prima vera band, i Daisy Chains, registrando insieme due LP e un EP. L’intero percorso dei Daisy Chains vede tra i protagonisti anche Davide Tassetti (basso), dal 2008 fino all’esaurirsi ufficiale del progetto, nel 2015. Per alcuni anni ognuno prende una direzione diversa, io formo i Finistère, Andrea i Sweet&Divine e Davide torna a suonare con i Nesis, sua band prima dell’esperienza Daisy Chains. Il primo vero nucleo dei Lowinsky è invece costituito da me, Andrea, Dario Frettoli (anche lui ex Daisy Chains) e Pietro Trizzullo (ex Finistère). Insieme registriamo il primo EP chiamato semplicemente “Lowinsky”, pubblicato da Moquette Records. Dopo pochi concerti inizia un periodo molto difficile a livello personale per alcuni componenti della band, e incomincia uno stop di quasi 10 mesi. Sul finire del 2018 riprendono le prove con una nuova formazione, questa volta in versione power trio, con la rinuncia di Dario e Pietro e il positivo innesto di Alessandro Carboni (ex Moscow Raid). Riprende finalmente l’attività live e nel 2019 viene pubblicato, in occasione del Record Store Day, un singolo stampato in sole 50 copie. Presto arriva il turno di Alessandro di abbandonare la band e per le imminenti registrazioni del primo LP viene ingaggiato Daniele Torri. L’intera produzione del disco viene affidata a Giacomo Corpino di Whale Audio, conosciuto anni prima all’Edonè di Bergamo, dove lavorava come fonico alla mia serata, The Exhibition Night. L’ultima giravolta vede Daniele abbandonare improvvisamente la band, avvicendato dal “ritorno” di Davide Tassetti, avvenimento che chiude di fatto una sorta di cerchio ideale.
Parlateci del vostro album “Oggetti Smarriti”, com’è nato questo titolo.
È molto semplice, è una citazione presa da “Seppuku” quello che individuiamo un po’ come il pezzo più significativo del disco.
Quali sono gli oggetti smarriti dei Lowinsky?
Gli oggetti smarriti sono chiaramente una metafora e rappresentano tutto quello che siamo riusciti a lasciarci alle spalle e tutto quello che purtroppo abbiamo perso. Così il titolo dell’album assume un significato ambivalente, grigio e ricco di chiaroscuri, come l’artwork in copertina, come siamo tutti noi nella nostra vita del resto…
Cosa vi augurate da questa nuova avventura?
Guarda, noi siamo ormai veterani, non siamo certo disillusi, altrimenti non suoneremmo più, ma siamo molto realisti. La nostra gioia e la nostra soddisfazione sta nella possibilità di pubblicare la nostra musica. Poi la speranza è di poterla far sentire a più gente possibile e fare anche qualche bel live.