Tutti a disperarsi, tutti a proclamare un disastro di proporzioni epiche, quando non la fine della democrazia come la conoscevamo, ed ecco che, invece, The Donald ci ha già fatto un regalo, e di quelli niente male. Certo, tutto è accaduto senza che lui muovesse una paglia, anzi è quasi certo che il neo eletto Presidente Usa non sappia neppure di che diavolo si stia cianciando, sta, però, di fatto che nel giorno stesso del suo insediamento sia gli Arcade Fire che i Gorillaz hanno fatto uscire due loro brani inediti. Casualità? No, affatto, ca va sans dire, ma andiamo con ordine e partiamo da Win Butler e soci.
La nuova canzone, I Give You Power, è stata lanciata sulla piattaforma Tidal (è la prima volta qui per la band canadese) ma è stata anche accompagnata da uno static video su YouTube,
e non è altro che un magnifico quanto coerente continuo di Reflektor: synth bass e tappeto dance ad aprire, le voci soul e con spunti gospel di Butler e della guest Mavis Staples, punto di riferimento delle lotte americane per i diritti civili, a scaldare il tutto. E a tenere le fila un messaggio cristallino, diffuso via Twitter dalla band, che fa da chiosa a quanto cantato nel testo: “restare uniti e prendersi cura gli uni degli altri non è mai stato così importante”. Gli Arcade hanno anche aggiunto che tutti i ricavati del brano andranno all’organizzazione attivista America Civili Liberties Union, in primissima fila contro la linea politica trumpista.
Ancora più esplicitamente anti Donald Trump è il ritorno, che sfiora anche se non supera come attesa quello da Twin Peaks, dei Gorillaz. Certo la vampata da effetto sorpresa per il nuovo sound della creatura musicale ideata da Damon Albarn e Jamie Hewlett ci ha preso in piena faccia, tanto che ancora siamo qui a mettere daccapo il video,
con quella meraviglia di Benjamin Clementine a fare da protagonista. Hallelujah Money, che mentre scriviamo ha già quasi 3 milioni di visualizzazioni, è la canzone che rompe il silenzio durato 6 anni dei Gorilla e lo fa senza strizzate d’occhio, senza furberie, senza scorciatoie. E per la serie più chiari di così si muore, i due hanno anche scritto sui social che “la band ha deciso di pubblicare questa canzone nella sera dell’inaugurazione della presidenza di Donald Trump come commento a un momento storico e politicamente rilevante”. Insomma, sarà anche tutto a suo insaputa, però, ed è probabile che sarà la prima quanto ultima volta, ci sentiamo di dire: Grazie, Donald.