“È già domani (oggi)”, come direbbero i Fast Animals and Slow Kids, titolo anche dell’ultima canzone che chiude il cerchio aperto invece da “È gia domani” title track del loro nuovo disco che da oggi possiamo ascoltare (fino all’infinito).
È davvero complesso poter estrapolare l’anima di un album perché a volte si ha la paura di capovolgere così tanto il senso originario fino a sovvertirlo del tutto. Per evitare incomprensioni quindi abbiamo chiesto alla band che viene da Perugia (promemoria di rito urlato dalla band ad ogni concerto) di raccontarci traccia dopo traccia il loro ultimo lavoro.
“È già domani” potremmo definirlo come la volontà di sintesi tra le dualità: in esso possiamo ascoltare i FASK del “passato” e anche quelli più sperimentali del presente/futuro. Ecco, è proprio da qui che parte il nostro viaggio: nel distinguere per l’appunto, il presente dal futuro, sì perché con tutta la smania che abbiamo di proiettarci sempre in quello che verrà finiamo col dimenticarci del qui e ora.
I FASK, dunque, con questo simposio musicale, ci invitano a presenziare al loro banchetto non solo per godere dei loro frutti, ma perché anche noi possiamo offrire a nostra volta una nuova modalità di confronto sulle tematiche dell’album.
È già domani
Si apre con una leggera pioggia. “È già domani” è una canzone molto docile, è stata una delle ultime che abbiamo scritto, perché ci siamo resi conto che serviva un qualcosa di apertura nell’album, che appunto fosse non di rottura ma di avvicinamento. È la canzone che avvicina all’ascolto. È l’ingresso.
Stupida canzone
È quella che mette i puntini sulle i del disco. È una canzone di confronto. C’è una parte in cui dice “e infatti non mi riconosco ancora all’università quando mio padre era già adulto”: questa è stata una di quelle canzoni che mi ha portato al confronto con i miei genitori. Mentre prima erano loro a chiedermi che cosa significassero i miei testi, adesso sono io che chiedo a loro come la vedono. È una canzone di confronto e di chiacchiera.
Cosa ci direbbe
È un pezzo che verte sull’idea che dobbiamo smetterla di giudicare chi abbiamo difronte, se non siamo in grado di giudicare noi stessi. Dobbiamo smetterla di proiettare negli altri quello che di fatto non vorremmo succedesse a noi, quello che non vogliamo vedere in noi.
Lago ad alta quota
È una delle canzoni dove ho meglio in mente l’immagine. Il lago in questione è un lago che si forma sui monti Sibillini solo nel tardo maggio, per questo è effimero, dura pochissimo, devi faticare tantissimo per raggiungere il punto in cui vederlo per poi godere di quei pochi giorni in cui è presente. E questo ritorna nel testo perché è un modo per dire che bisogna sorridere agli istanti che abbiamo prima che questi svaniscano.
Fratello mio
È un enorme abbraccio, come quell’abbraccio che vuoi estendere ad una persona a cui vuoi particolarmente bene, un fratello, una sorella che è in difficoltà e che tu vorresti sostenere; nonostante spesso ci si renda conto che non si è in grado di dare quello di cui l’altra persona ha bisogno. Tutto questo voler dare un amore sconfinato però provoca sofferenza, una sofferenza data dal fatto che non sempre si è in grado di poter dare quello che si vorrebbe davvero regalare all’altra persona. Eppure è una canzone speranzosa, perché siamo certi che ci sarà sempre modo di abbracciarsi!
Senza deluderti
È una canzone di un amore che però è finito, di cui si vedono i lampi in lontananza ma di cui non si vede ancora la pioggia.
Come un animale
Si riferisce a quei momenti in cui si tende ad attaccare quando ci sentiamo attaccati, o di quando buttiamo verso l’altro la parte peggiore di noi se stiamo male. Crediamo che non tutti siamo in grado di processare i nostri sentimenti finendo poi per tuffarli addosso ad un’altra persona. Questo secondo noi è un fare meschino, sbagliato, che vorremmo prima di tutto correggere in noi stessi.
Rave
È un pezzo matto. Lo vediamo un po’ come un pezzo ispirazionale per noi, è un promemoria che ci dice di “cercare di puntare sempre in alto”. Cercare di provare a fare quella cosa che sia emozionalmente più alta nel nostro immaginario. Quando dice “io faccio lo stesso ma rubo da re”: qui il concetto di rubare è riferito al fatto di accontentarsi al posto di fare qualcosa che sia “da re”, come un Freddy Mercury o un Kurt Cobain, che poi non è detto che ci si riesca, ma l’importante non è dove arrivi, ma da dove parti.
Un posto nel mondo
È una canzone che guarda verso un’altra persona ed è una canzone che cerca di spiegare attraverso la propria sensibilità quanto di bello c’è nella persona che si ha di fronte. E al tempo stesso è una canzone che cerca di riposizionare quella stessa persona nel mondo, come a dire che “c’è un posto per te nel mondo”.
In vendita
Noi siamo una generazione degli eterni giovani, di coloro che sono sempre in divenire. In realtà non siamo così, ci siamo semplicemente adeguati al fatto che la nostra vita sarà per sempre incerta, e noi cerchiamo di poterlo rappresentare proprio attraverso questa canzone.
Portami con te
È una delle canzoni più pesanti del disco. È una canzone che vorrebbe prolungare il tempo, che vorrebbe che alcuni momenti non finissero più, anche se sono momenti brutti purché questi rimangano piuttosto che dissolversi nel tempo come spesso accade per tutto il resto dei momenti che viviamo.
È domani ora
Ricomincia con la pioggia scrosciante, così come inizia “È già domani”, in modo da dare un senso di ciclicità, quasi a voler cristallizzare tutto quello che è presente nel disco, che poi ricomincia daccapo. Come a dire che ogni volta che arriviamo alla fine dell’album, con questa canzone riviviamo nuovamente tutte le sensazioni che ci hanno accompagnato nell’ascolto del disco. In più, è la descrizione dei FASK più contemporanea che c’è. Racconta un processo anche di suoni. C’è questa immagine dei calzini spaiati nel letto che servono a rendere “più sporca” la nostra vita mentre tutto il resto scorre uguale giorno dopo giorno.