Il nuovo album Atlantic Thoughts esce proprio oggi, venerdì 18 gennaio, via Manita Dischi e sancisce ufficialmente il ritorno dei Pashmak, la band milanese con origini siciliane, lucane, statunitensi ed iraniane dall’anima electro-pop graffiata da influenze art-rock, progressive, tribal, fusion e last but not least suggestioni balcaniche.

Un disco che pare ispirato da un viaggio di  Damon, Antonio, Giuliano e Martin in una valle silenziosa, in un territorio semi-disabitato fra il Montenegro, il Kosovo e la Serbia. E ci assicurano che se Nick Cave fosse nato nell’Europa dell’est, suonerebbe così.

Il disco, anticipato dall’uscita del singolo Harp feat. AVAN, è composto da 10 brani di straordinario impatto che qui sotto i Pashmak ci raccontano personalmente track by track.

Alla band non manca anche una certa dimestichezza col palcoscenico – grazie a diversi concerti nelle maggiori città europee (Milano, Parigi, Londra, Amsterdam, Berlino), un tour di 11 date in Russia, partecipazioni a festival nelle capitali dei Balcani, – e questo nuovo progetto curato da Panico Concerti verrà presentato per la prima volta dal vivo domani, sabato 19 gennaio, al Circolo Arci Ohibò di Via Brembo a Milano in compagnia degli Aftersalsa band dal sound synth-pop notturno per un doppio release party imperdibile per tutti i fan della nuova musica elettronica italiana.

Solid Roots
E’ uno dei pochissimi pezzi che abbiamo scritto tutti e quattro insieme, improvvisandolo dal nulla senza alcuna idea di partenza; eravamo in una casetta di pietra tra i boschi dell’entroterra ligure, dalla quale potevamo ammirare un lembo di costa e far finta di soddisfare la nostra voglia estiva di mare. Non essendo abituati a lavorare così ci abbiamo messo un po’ ad ingranare: avevamo paura di un buco nell’acqua. La svolta è stata quando, senza sapere bene come, “Solid Roots” ha preso forma tra le nostre mani.

Golden Eyes
Tanto rapidamente siamo arrivati ad avere suoni e ritmica (Anto ha improvvisato questa parte di batteria folle alle 9.00 del mattino e quella è rimasta salvo qualche piccolo aggiustamento), quanto siamo impazziti a fare tutto il resto. Sulla nostra cartella Dropbox ci sono tutt’ora circa quindici versioni del pezzo, che si differenziano per i particolari più minuscoli (2 punti di metronomo) o macroscopici (ne abbiamo fatta pure una in italiano). Su “Golden Eyes” c’erano fin da subito molte aspettative e abbiamo flippato abbastanza duro.

Harp feat. AVAN
Nasce al Santa Clara Studio di Milano (lo studio di Giuli), mettendo un giro di accordi scritto da Martin un po’ di anni fa in un campionatore con dei sample di arpa presi da Alice Coltrane (grazie Radiohead): quello che è uscito fuori è stato un ottimo punto di partenza di una collaborazione abbastanza mirabile, nella quale un gruppo di circa dieci persone ha lavorato a distanza su un’unica canzone. Chi sono gli AVAN? Specchio “cough cough”.

Fireflies
Uno dei primi pezzi che abbiamo chiuso, pensato per essere una piccola, semplice, gemma di scrittura e produzione. Dentro c’è quella che è effettivamente la primissima parte ad essere finita nella versione definitiva del disco: un pianoforte scordatissimo registrato da Martin a casa di un’amica circa tre anni fa, con un microfono di merda e un sacco di rumori tutt’ora rimasti lì dentro.

Oceans
Un altro pezzo nato nella casetta in Liguria, ma con alle spalle un processo di lavorazione in studio più lungo ed elaborato. Il modo in cui è stato scritto è un esempio ben riuscito di come componiamo: Martin ci ha messo accordi e struttura, Damon testo e melodia, Giuli synth e produzione generale, Anto una parte di batteria fuori di testa. Dalla sospensione centrale è tratto il titolo del disco, “Atlantic Thoughts”.

Laguna
Quando Giuli ha proposto di fare uno/due pezzi in italiano eravamo a Yaroslav (Russia) a suonare e non sapevamo davvero che pesci prendere: era novembre e c’erano quasi meno 15 gradi. A fine dicembre, tornati a climi più temperati, Damon chiama tutto eccitato e piomba a casa di Martin perchè c’è qualcosa che gli vuole far sentire: c’è un pezzo nuovo, è in italiano e sembra funzionare già solo piano e voce. Infatti abbiamo solo aggiunto degli archi strappalacrime e un po’ di follia nello special, perchè evidentemente quella non può mai mancare.

Sit & Stare
Questo pezzo è praticamente peggio di Lazzaro redivivo: arrivato ad un soffio dall’essere incluso in Indigo (l’EP precedente) lo abbiamo praticamente preso così com’era e inserito nel disco. E’ di una semplicità inusuale per i nostri standard, forse è proprio per questo che lo abbiamo recuperato.

Violet Wax Skin
Chiamata per tutto il ciclo di lavorazione “Arvo” questa canzone parte come tentativo più o meno maldestro da parte di Martin di fare qualcosa ispirato a “Fratres” di Arvo Part. Tutto l’arpeggio di violino viene da lì, i synth spettrali da Arca/Stranger Things (era appena uscita la prima stagione all’epoca), la batteria è stata praticamente improvvisata al momento (e pensavamo che le braccia di Anto si potessero staccare da un momento all’altro).

Shanti
Il secondo pezzo nato da zero in Liguria a partire da un’improvvisazione, ma mentre il testo di “Solid Roots” è stato aggiunto in un secondo momento, per quanto riguarda “Shanti” siamo arrivati ad una scrittura completa proprio in quei giorni, al punto da fare una cosa all’epoca per noi davvero “rischiosa”: proporlo immediatamente al pubblico. Il titolo è in parte un ricordo di chi ci ha ospitato in quei giorni, tutte le persone che animano la “Shanti House”, e le primissime ad averlo sentito. “Shanti” non è poi mai davvero stata scritta o provata, ma abbiamo continuato a rischiare la faccia proponendola da vivo; per questo conserverà sempre l’alone di potenza incontrollata che la contraddistingue fin dai quei primi giorni.

Bronzo
E’ il secondo pezzo in italiano del disco ed è stato quasi completamente scritto e suonato da Damon (con l’eccezione delle percussioni nel finale, suonate da Antonio e prodotte da Giuliano). Per l’occasione abbiamo reintrodotto una chitarra, cosa che non facevamo da anni (da un gruppo con tre chitarre siamo diventati negli anni un gruppo con tre synth!): è un pezzo che aveva bisogno di un approccio speciale, sia per la lingua che per il contenuto, e questo ci è sembrato fin subito il modo migliore.