Siamo tutti in quarantena, una parola brutta che non racconta nulla di noi ma ci marchia e basta, come fossimo un prodotto da banco. Ma tant’è: siamo in quarantena, e quindi divisi, lontani, e ci mancano gli odori degli altri, gli schiamazzi e le voci di chi parla troppo forte, il fastidio, la calca. Ci manca sudare nei club ma pure al parco. Tutte la abitudini del passato, ora, sono un bene prezioso. Adesso che le vite si assomigliano tutte, si svolgono tutte entro quattro mura, alcune in solitaria, altre no (e non è detto che quest’ultima sia la situazione migliore) stiamo stringendo i denti e tentiamo di tenere duro. Noi di Beatandstyle, prima che l’onda d’urto diventasse tsunami, ci siamo prima di tutto rattristati per i concerti annullati (tra i primi a subire il lockdown diventato da 48 ore praticamente generale) per le attività artistiche costrette a fermarsi, per le piccole imprese che sono su una lama sottilissima. Per questo, perché se per noi che scriviamo e che ogni tanto facciamo dj set ed organizziamo eventi questa situazione surreale è stato un boccone amaro da digerire, per tanti altri è stato qualcosa di realmente drammatico. A loro abbiamo chiesto di raccontarci come stanno vivendo e affrontando il lockdown, con anche qualche consiglio per noi, che qualcosa, seppur piccola, possiamo fare. [Episodio 2]

Che impatto ha avuto e sta avendo la quarantena su il tuo lavoro?
Purtroppo questa quarantena e tutto quello che sta succedendo ha avuto un grande impatto su tutto il nostro comparto lavorativo, un impatto devastante, oltre ad essere tutti fermi in attesa che si possano riaccendere i contatti umani, resta il fatto che non sappiamo al momento quando e come potremo organizzare eventi e concerti. Nel frattempo stiamo annullando e/o spostando tutto quello che avevamo in calendario in questa prima parte di anno e forse toccherà a tutti gli appuntamenti estivi. Siamo all’anno zero. Lavoro zero. Chissà quando potremo riprendere. E’ presto per dirlo, dipende davvero da tanti fattori. Di certo ne usciamo con le “ossa rotte” e molte realtà non reggeranno l’urto.

È più complicata la gestione pratica o quella psicologica?
Sono entrambe complicate a loro modo. La gestione pratica al momento provoca danni maggiori ma quella psicologica temo che a lungo andare possa recare anche danni maggiori. Psicologicamente saremo portati ad accusare le informazioni che ci arrivano senza avere la possibilità concreta di pensare positivamente.

Credi che, una volta superata, ci saranno dei cambiamenti in positivo nella società (o per un cazzo)?
Spero in cambiamenti positivi, ma occorrerà sapersi adeguare e questo sarà un problema per molti. Occorre pensare e rimodellare dei comportamenti radicati a cui non sarà facile adeguarsi.
La speranza è che da questa impasse si generino nuove idee e nuovi modelli di sviluppo.

In che modo noi frequentatori abituali di live e appassionati di musica possiamo o potremo dare il nostro contributo al settore?
Continuando ad ascoltare musica, a comprare biglietti per i live degli artisti preferiti e magari comprare anche i biglietti di artisti sconosciuti, da scoprire e valorizzare poi in un secondo momento.

Che impatto ha avuto e sta avendo la quarantena su il tuo lavoro?
Ciao, il mio lavoro di tatuatore è azzerato. Studi chiusi, guest bloccate, niente di niente. Sto concependo nuove idee e prendendomi un bel momento di vacanza vera, cosa che non accadeva da anni. Ti dirò che ci sta. Certo, se va avanti ancora per molto va a finire male. Per quanto riguarda l’attività con Dischi Sotterranei e la mia azienda di produzione eventi, anche qui tutto in stallo. Viviamo un presente purgatorio, in attesa della notizia infernale o della notizia celeste, rigorosamente in diretta dal Fb di Conte.

È più complicata la gestione pratica o quella psicologica?
Mi ritengo molto fortunato perché sto scontando il blocco totale sui colli Euganei nella mia tenuta di famiglia quindi non sono in appartamento in città dove sarei diventato pazzo probabilmente. Per cui la psiche tutto okay anzi è in vacanza mentre nella pratica avere tutti i progetti ed i lavori in stallo è veramente pesante, economicamente soprattutto.

Credi che, una volta superata, ci saranno dei cambiamenti in positivo nella società (o per un cazzo)?
Non penso ci saranno cambiamenti in positivo, anzi. Sicuramente seguirà una graduale riapertura, possibili ricadute, scetticismo nell’uscire e nell’approcciarsi a situazioni di contatto “inutili”, ovvero esattamente i miei due lavori: il tatuaggio e i concerti. Per quanto riguarda la moralità del genere umano? Sono pessimista: l’uomo ha la memoria corta.

In che modo noi frequentatori abituali di live e appassionati di musica possiamo o potremo dare il nostro contributo al settore?
Riuscendo a non fallire innanzitutto, il settore già è sempre sul filo del rasoio e adesso è davvero ad un passo dal tracollo. Quindi chi resisterà dovrà sfruttare una carica di positività generale spero proponendo contenuti di qualità e non solamente contenuti salvadanaio. Solo in questo modo si cresce, offrendo qualità. Non bisogna far passare crisi senza sfruttarla dicono, ecco la nostra mission: qualità contro quantità.

Che impatto ha avuto e sta avendo la quarantena su il tuo lavoro?
Nell’ambito delle colonne sonore che sia per pubblicità o fiction (film/serie) non c’é lavoro, gli shooting sono annullati e di conseguenza non c’è materiale video da accompagnare con musica. Fortunatamente ho lavorato forte gli ultimi mesi e posso aspettare ancora qualche settimana prima di cominciare a preoccuparmi. Per quello che riguarda le Feste Antonacci abbiamo mille pezzi in cantiere ma abitando distanti uno dall’altro é impossibile continuare a lavorare, soprattutto per un processo creativo come il nostro: un botta e risposta infinito dove tutto é costantemente in discussione. Siamo riusciti a pubblicare la versione giapponese di diverso solo perché fortunatamente avevamo registrato tutto prima dell’entrata in atto del confinamento, abbiamo un “Concept EP” di due pezzi praticamente finito che volevamo far uscire tra poco ma dovrà aspettare.

È più complicata la gestione pratica o quella psicologica?
Le gestioni pratiche e psicologiche sono  semplici per il momento. Sono anni che lavoro a casa, ho una stanza adibita a studio e sia io che Leo siamo piuttosto  di natura casalinga e solitaria. Di solito quando esco, anche in tempi normali,  è per portare fuori il cane e fare la spesa, quindi la mia vita non è cambiata più di tanto. Mi manca la natura, uscire dalla città, qualche amico o andare a sbavare davanti alle vetrine dei negozi di strumenti, quello si, ma cerco di usare la noia come motore del fare. Avevo un sacco di cose che rimandavo e che ora sto finalmente affrontando.

Credi che, una volta superata, ci saranno dei cambiamenti in positivo nella società (o per un cazzo)?
Lo spero, sarebbe veramente l’occasione perfetta per dimostrare che c’é ancora un briciolo di umanità, purtroppo  essendo di indole pessimista ne dubito. La gente preferisce trovare un colpevole piuttosto che una soluzione. Spero non diventi una scusa per ennesime divisioni politiche e sociali. Spero che non sia l’inizio di un era d’ansia batteriologica e di caccia con le forche agli untori. Spero che la ragione vinca sulla paura e la solidarietà sulla divisione.

In che modo noi frequentatori abituali di live e appassionati di musica possiamo o potremo dare il nostro contributo al settore?
Bel problema. Per me i  primi da aiutare sono tutti quelli che organizzano eventi per mettere in evidenza realtà artistiche emergenti: radio, locali, collettivi, associazioni etc. Tutte quelle organizzazioni che mettono l’interesse artistico davanti a quello economico e che oggi come ieri ne pagano le conseguenze. Senza di loro non ci saremmo neanche noi. Il crowdfunding potrebbe essere una buona soluzione ma sopratutto riempire le sale una volta che sto casino sarà finito.

Che impatto ha avuto e sta avendo la quarantena su il tuo lavoro?
APE è una realtà indipendente, il cui principale progetto e unico sostentamento sono gli eventi. La stagione sarebbe iniziata con la Design Week (fine aprile) e finita ad ottobre, per cui in questo momento l’intero 2020 è a rischio per noi; continuiamo a lavorare per tornare operativi, ma non sappiamo se sarà possibile, o sufficiente. Sicuramente la nostra fortuna è di non essere legati ad un locale, la nostra consolazione quindi è che la stagione inizierà appena sarà possibile, fosse anche nel 2021. APE inoltre si fonda sul lavoro di gruppo, sulla comunicazione e sullo scambio costante di idee, su contenuti originali che in questo momento è impossibile pianificare. La quarantena non ha colpito solo il nostro lavoro, ma l’incertezza della situazione e l’impossibilità di riuscire a capire quando potrà finire ci rallentano, rendono difficile comunicare e pianificare l’attività per il futuro.

È più complicata la gestione pratica o quella psicologica?
Come sempre le due cose vanno di pari passo; come team proviamo a reagire con speranza ed entusiasmo e portare avanti i progetti di APE per quanto possibile, come singoli a volte prevale l’ansia e l’incertezza per la situazione in generale e per il mondo degli eventi, per il nostro futuro. Dal punto di vista pratico, dal momento che il nostro interlocutore principale è la città di Milano (gli eventi sono su suolo pubblico), è molto difficile portare avanti tutte le pratiche senza sapere cosa effettivamente succederà.

Credi che, una volta superata, ci saranno dei cambiamenti in positivo nella società (o per un cazzo)?
Ci piace pensare che quando tutto sarà finito a Milano arriverà di nuovo la primavera, che tutti ci vorremo più bene e che nel mondo degli eventi ci sarà grande solidarietà e rispetto del lavoro altrui. La paura emersa in questi giorni è di non avere il supporto da parte delle istituzioni e rischiare di vedere compromesso il lavoro di anni nuovamente, alla prossima difficoltà. Crediamo che questa situazione stia già insegnando moltissimo sul valore di locali ed eventi in una città come Milano, starà poi a noi e alle istituzioni trovare un modo per trasformare questi insegnamenti in un cambiamento positivo.

In che modo noi frequentatori abituali di live e appassionati di musica possiamo o potremo dare il nostro contributo al settore?
In questo momento: rispettando le norme e avendo buonsenso, per porre fine a questa situazione quanto prima. Tenendo vivo l’entusiasmo come già in tantissimi fanno, seguendo i live sui social e facendo incetta di playlist (anche noi, come altri, continuiamo a condividere contenuti per rendere più sopportabile la quarantena, come la playlist settimanale realizzata dai nostri dj).
In generale: crediamo che questa situazione abbia portato allo scoperto il punto fondamentale del mondo degli eventi; sono il collante di tantissime esperienze e relazioni, senza pubblico non possono esistere certo, ma nemmeno senza gli organizzatori. In questo momento non si può fare nulla, ma crediamo che proprio la totale assenza di manifestazioni culturali e musicali abbia aiutato il pubblico a capire quanto queste ultime non riguardano solamente la socialità, ma anche proposte di contenuti reali e grandissimo impegno di tutti per renderli accessibili. A Milano c’è partecipazione, ma anche tanto snobismo, e crediamo che questa situazione possa sensibilizzare tutti sul reale valore del settore degli eventi nel plasmare la realtà culturale di una città, rendendo anche il pubblico più solidale rispetto al lavoro (precario, stagionale, incerto, ma bellissimo) di chi li organizza.

 

Concept grafico @ Marco Jummy