Laila Al Habash ha finalmente droppato il suo primo disco. Classe 1998, sangue romano e palestinese, si è
fatta la gavetta sui palchi dei locali del Pigneto e di San Lorenzo fino ad arrivare a pubblicare tre canzoni
incluse nella colonna sonora della serie Netflix “Summertime”.
12 tracce scritte e interpretate da lei, con la produzione di Niccolò Contessa e STABBER e un’unica
collaborazione, con Coez, nel brano “Sbronza”. Abbiamo fatto due chiacchiere con lei per capire cosa/chi c’è nel suo Mystic Motel.
Ciao Laila! Partiamo dal titolo del tuo disco: perché proprio un motel e non, che ne so, un ostello
incasinato e pieno di musica, gente e colori?
Un motel è un luogo in cui si va di nascosto, un posto losco e di passaggio, legato al concetto di macinare
chilometri sull’asfalto, stare in strada e passare il tempo in una macchina. Sono molto legata al profumo
dell’asfalto, vengo da Roma e di tempo in macchina ne ho passato davvero tanto. Dal mio primo EP,
“Moquette”, è come se mi fossi allargata. Oltre alla moquette ora c’è il motel intero.
Hai sempre saputo che saresti diventata una cantante?
No, fino a poco tempo fa non ci credevo così tanto. Fantasticavo sul diventare famosa per qualcosa ma non
mi vedevo come una cantante. Studio musica da quando avevo 3 anni, però non credevo che sarei riuscita
ad arrivare fino a qua. Pensavo fosse un sogno impossibile. Ora mi sono ricreduta.
“Gli abbagli sono belli e sempre molto amari, come un sorso di Campari”, canti in “Abbagli”. Cosa ci
racconti rispetto a questa azzeccatissima similitudine?
Diciamo che sono molto brava a puntare sul cavallo sbagliato, a prendere degli abbagli, soprattutto in
amicizia, fidandomi di chi poi si rivela diverso da quello che credevo. Quindi ho voluto parlare di questa
cosa: gli abbagli sono così belli che non ti sembra vero di aver trovato quella persona, è come un goal al
90esimo. Poi, invece, arriva l’amaro. E allora tanto vale berci su del Campari.
E, invece, a chi ti rivolgi in “Pianeta”?
Parlo di un’amica, del fatto che ci siamo perse, ma parlando la stessa lingua siamo comunque rimaste
sempre sintonizzate. È la forza dei legami, è sopravvivere alla distanza nonostante la vita allontani le
persone a cui teniamo. Alla fine, ci si ritrova per forza.
In “Baby” c’è una citazione da “Un romantico a Milano”. Cosa rappresentano per te i Baustelle?
Coi Baustelle ci sono cresciuta, Bianconi è uno degli autori migliori che abbiamo in Italia. Li ritengo
estremamente affascinanti, dunque ho voluto omaggiarli. Dei loro dischi amo “Sussidiario illustrato della
giovinezza” e “La moda del lento”. “Mademoiselle boyfriend” è la mia canzone del cuore.
Qual è la canzone di Mystic Motel che dobbiamo assolutamente ascoltare ora?
“Complimenti”, perché è quella che sento più aderente a me in questo momento.